In bici per Bacco! Emilia Romagna: mtb a Riolo Terme e dintorni

In bici per Bacco! Emilia Romagna: mtb a Riolo Terme e dintorni

riolo

Le strade che percorrono questa parte dell’appennino romagnolo, sono state ribattezzate “Strada del Sangiovese” con l’intenzione di guidare il turista nell’arte e della storia di questi luoghi e gustare i prodotti eno-gastronomici tipici della zona. Ed è con quest’idea in mente che è stata organizzata una particolare pedalata che va sotto il nome di “in bici per Bacco”; chiara l’intenzione di abbinare la bici alla degustazione dei prodotti alimentari e vinicoli della zona.

Il migliore periodo per gustare i prodotti della vendemmia è settembre. Certo può apparire uno strano connubio, bere dell’ottimo vino e restare in sella alla bici può diventare una prova ardua, se poi il percorso si snoda lungo sentieri di montagna da percorre in MTB l’impresa può diventare davvero dura. Ma in queste occasioni non esiste antidoping né esame etilico a fermare il ciclista. Ed in barba a questi preconcetti, l’itinerario proposto ha assolto i suoi obiettivi: condurre sani e salvi tutti i bikers alla meta e soddisfare i loro palati!

In Appennino si vive bene! Quest’affermazione non è un opinione di parte, a certificarlo è il Touring Club Italiano che ha insignito 14 località dell’Appennino Emiliano-Romagnolo del prestigioso marchio di qualità denominato “Bandiera Arancione” ovvero a località dove i valori della qualità turistico-ambientale e dell’ospitalità sono considerati della massima importanza. L’appennino Romagnolo è ricco di cultura e di tradizione, i prodotti ed i sapori genuini ed il calore e l’ospitalità della gente di Romagna sono una garanzia su cui si può sempre contare.

Riolo Terme si trova in Emilia-Romagna, più precisamente nella vallata del fiume Senio, tra i Comuni di Imola e Faenza. Fondato in epoca altomedioevale e divenuta città fortificata nel XVI sec. espugnata da Cesare Borgia nel 1500 è nota per le sue acque termali che hanno effetti medicamentosi, già utilizzate all’epoca romana, oggi vanta un centro termale che offre terapie mediche ed estetiche. La vena del Gesso affiora sopra i calanchi, è formata da banchi di calcareo materiale originati da antichissimi fenomeni di evaporazione di acque marine ed il paesaggio che affiora dalle creste dei calanchi appare come la cima di un maniero di tempi feudali.

Mappa

Altimetria

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Punto di partenza e di arrivo di questo itinerario è Riolo Terme, si snoda su un percorso collinare tra i calanchi della vena dei Gessi ed il fiume Senio, toccando Monte Mauro, Settefonti, Torre di Ceruno, Casola Valsenio e Borgo Rivola. Il percorso non è particolarmente difficoltoso, anche se si sviluppa essenzialmente su strade sterrate, alcune salite possono risultare impegnative per chi ha poca pratica della bici (specie quella che porta alla vetta di Monte Mauro) ma costituisce una buona base di partenza se si desidera mettere alla prova le proprie capacità ed iniziare a provare le emozioni di una gita in MTB per 32 km.

Dove dormire

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Come sempre, dare informazioni su di un percorso sterrato, privo di indicazioni stradali non è assolutamente semplice, ecco quindi alcuni dettagli descrittivi che consentono un minimo di orientamento, per i dettagli si rimanda alla traccia GPS ed alla mappa allegati. Percorsi un paio di km su asfalto, da Riolo Terme in direzione di Borgo Rivola, si svolta a sinistra in Via Rio Ferrato inerpicandosi verso la “cima Coppi” di questa escursione.

Monte Mauro è la vetta più alta di questa parte della vena dei Gessi, anticamente chiamato “Monte Mavor” dal latino Monte Maggiore deve il suo nome attuale ad una storpiatura del suo toponimo orginario nell’odierno Monte Mauro. La strada prosegue in asfalto con pendenze irrilevanti ma, ben presto, diviene più impegnativa e sterrata, presenta molta ghiaia e le pendenze richiedono una certa dose d’impegno e di equilibrio, ma il ristoro ed il vino sono ancora lontani quindi la mente e lo spirito sono ancora saldi in sella.

Sulla sommità si trova la Pieve di Monte Mauro, anche se non se ne conosce la precisa data di fondazione, si sa che si tratta di una costruzione molto antica, i primi documenti che la ricordano risalgono all’anno 932 ed appartengono all’abbazia di Pomposa, prende il nome, oltre che dalla Madonna a cui era dedicata, anche dal Castello di Tiberiaco (di cui esistono ancora i ruderi) e risale all’epoca Bizantina.

Proseguendo in direzione di Zattaglia-Monte Albano, si scende e la strada ridiventa asfaltata, prosegue accanto ad una tipica fattoria della zona (Rio Stella) e ricomincia a salire in asfalto con pendenze del 7-8 % fino alla sommità del Monte Albano da dove ridiscende incrociando la vetta del valico e la strada che sale da Casola Valsenio. Si attraversa la strada ignorando l’asfalto, proprio di fronte al chiosco di piadine presente sul valico e si imbocca il sentiero sterrato di fronte dirigendosi verso la località di Settefonti.

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Settefonti deve, con buona evidenza, il suo nome dalla ricchezza di acque sorgive che è propria della zona. La strada passa accanto ad alcune abitazioni ed un allevamento di suini, costeggiando coltivazioni di pesche e può presentare qualche difficoltà, specie se in presenza di fango, la pendenza si fa sentire ma è solo un breve tratto di 200 mt.

Subito appresso, una bella ed ottima discesa, breve ma intensa e tecnica, un single track con scalini, salti ed arbusti ed occorre fare buona attenzione anche per la presenza di un dirupo scosceso sulla destra; si sbuca su di un sentiero ben più battuto e largo all’altezza di un incrocio a sette sentieri che, pare, sia spesso utilizzato dai cultori dell’occulto per la celebrazione di messe nere. Risvolto “noir” a parte, si procede verso destra in direzione della chiesa di Settefonti e Casola Valsenio. La Chiesa (ora non consacrata) di Settefonti che si trova sul percorso, dipendeva direttamente dalla Pieve di Monte Mauro ed è documentata a partire dall’anno 1285.

La strada diventa asfaltata ed è tempo di consumare un meritato ristoro con i prodotti tipici della zona approfittando della presenza sull’itinerario di un ospitale azienda agricola (Az.Scania di Settefonti).
Riprendiamo la nostra marcia in direzione della torre di Ceruno, dopo il ristoro le gambe oppongono resistenza ed il vino degustato fan sembrare la salita come se affondassimo nella sabbia ma è solo un attimo, resistere ed ancora resistere bisogna! La Torre di Ceruno, si trova su di un poggio a sud-est di Casola Valsenio, risale al XIV sec. ed era il nido della consorteria dei Ceronesi che dominavano la valle tra il XV ed il XVI sec., ormai ha perduto tutto le sue connotazioni storiche anche se ne ha conservato il nome.

La strada procede in discesa al margine delle coltivazioni, è una discesa in off-road sconnessa, divertente ma impegnativa e non va sottovalutata, specie per la presenza di insidiose cunette, ed arriva a Casola Valsenio.
È un suggestivo borgo ben conservato, l’antica foresteria dell’Abbazia, appena fuori del paese il Cardello poi costituisce un interessante esempio di riutilizzo di un edificio medioevale, trasformato in dimora signorile arredata con stile di fine Ottocento, è stata a lungo abitata dallo scrittore Alfredo Oriani che alla bici ed al ciclista ha dedicato alcuni componimenti.

calanchi

Il territorio circostante è ricco di chiese e santuari, che ospitano, al loro interno, pregevoli testimonianze artistiche di vari secoli. Tra le tante, si ricorda la bella Pieve del Tho, una delle architetture romaniche più antiche della Romagna (IX sec.). Nel 1944 il territorio di Casola è stato teatro di scontri sanguinosi tra i reparti partigiani della XXXVI Brigata Garibaldi, le truppe della V Armata statunitense e della VIII Armata britannica da una parte e i nazifascisti dall’altra, in una battaglia che fece ricordare l’altura su cui si svolse come la “piccola Cassino” ed oggi conosciuta come “Monte Battaglia”.

La strada dapprima sterrata, diviene asfaltata e giunge all’imboccatura del paese, all’altezza del ponte che attraversa il fiume Senio occorre scendere fino al fiume senza attraversare il ponte, ai suoi piedi si trova un suggestivo guado da affrontare come facevano i pionieri americani con i carri, con accortezza ma senza timore (a meno che il fiume non sia in piena e quindi occhio a non fare splash!)

Giunti sull’altra sponda vi troverete su di un sentiero che costeggia il fiume, gli indigeni lo chiamano la via dell’Amore e lo si percorre fino a risalire sulla strada asfaltata che da Casola Valsenio riconduce verso il valico di Monte Albano. Affrontiamo la salita per un paio di tornanti abbandonando la strada principale per immetterci a sinistra lungo il fiume. La strada prosegue costeggiando il fiume Senio per sbucare in prossimità di Borgo Rivola (paese nativo di Loris Capirossi famoso campione di moto GP) all’altezza delle cave di Pietra ben visibili sul lato del monte.

Occorre proseguire su asfalto in direzione di Riolo Terme, facendo bene attenzione poiché si abbandona la strada asfaltata proprio nel centro cittadino per immettersi alla nostra destra (corolla delle Ginestre) su di un sentiero che ci ricondurrà verso il fiume Senio. Un piccolo ponte ci permette di attraversare il fiume e riporta, dopo pochi chilometri, alla strada asfaltata che abbiamo affrontato in salita all’inizio del nostro percorso. La ripercorriamo in senso inverso per riguadagnare il centro di Riolo Terme ed il gioco è fatto.

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Al di là della bici. Le cose da vedere sono sicuramente numerosissime, se siete amanti di arte, natura e storia, ecco alcuni suggerimenti.

A Riolo Terme

  • Rocca risalente al XIV sec. costruzione a pianta quadrangolare, interessante esempio di fortificazione militare;
  • Le Terme, una visita ed un massaggio sono salutare, specie dopo la bici.

A Casola Valsenio

  • Oriano, Borgo risalente al XVIII sec;Cardello, fondato nel X sec. ed in seguito abitazione dello scrittore A. Oriani;
  • Giardino delle erbe, piante officinali.

A Faenza

  • Museo Internazionale delle Ceramiche;
  • Campanile di S.Maria ad Nives, eretto dai Benedettini nel IX sec;
  • Torre dell’Orologio, copia ricostruita fedelmente nel 1944 sui resti della torre civica del XVII sec.
  • Torre di Oriolo dei Fichi, a 8 km da Faenza – avanzo della Rocca Manfrediana del 1476.

A Brisighella

  • Antica via del Borgo, coperta e sopraelevata, in cui transitavano le carovane di asini dirette alla vicina Vena del Gesso;
  • La Torretta, torre di avvistamento probabilmente del XV sec;
  • Rocca Manfrediana, fatta costruire nel 1310 da Francesco Manfredi, ottimo esempio di arte militare.
  • Torre dell’Orologio, baluardo difensivo del XIII sec.

rocca riolo

I Prodotti Tipici
La cucina romagnola è una celebrità mondiale, non vi farà dimagrire ma è una delizia per l’anima ed il palato.
Lasciatevi tentare da:

Sangiovese di Romagna, vino DOC, vitigno Principe che deriverebbe, secondo una tradizione locale, da “Sanctum Zeus”, il dio Giove caro ai Romani.
L’Albana di Romagna, primo vino DOCG bianco in Italia oltre al Trebbiano, al Pinot sono i vini della tradizione Romagnola.

uva

Olio extravergine d’oliva “Brisighello”, DOP dal 1996, piccola produzione, nostrana al 90 % di altissima qualità. Colore verde smeraldo, profumo fruttato, ottimo su tutti i piatti.

Scalogno di Romagna (Allium ascalonicum). IGT dal 1997 ed impiegato in una vastissima gamma di piatti ha proprietà dietetiche e medicamentose, assaggiate le minestre condite con lo scalogno.

Formaggi
Pecorino tipico romagnolo e “raviggiolo” formaggio fresco tenero di latte di pecora o capra.

I territori di cui abbiamo appena accennato sono ricchi di tradizioni e moltissime sono le sagre di paese che vi consentiranno di programmarvi un periodo di ferie oppure un w-end interessante e sarebbe complesso indicare qui tutte le sfaccettature delle mille e più iniziative.

Che altro aggiungere se non un caloroso saluto dalla terra di Romagna.

uva nera

Commenti

  1. Roberto Babini ha detto:

    Devo effettuare una corrige.
    Sfortunatamente il chiosco di piadina presente su Monte Albano ha chiuso i battenti.
    La crisi..

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