Le contrade di Locorotondo in bicicletta


Alla scoperta delle contrade di Locorotondo in bicicletta. Usciamo da Locorotondo dirigendoci a nord. Imbocchiamo per un breve tratto contrada Cinquenoci e proseguiamo subito dopo su strada comunale Manginella (contrada Cinquenoci Ficazza). Dopo appena 3 chilometri di modesti saliscendi arriviamo in Contrada San Marco. Ce ne accorgiamo perché la maestosa chiesa di San Marco con il suo cupolone trulleggiante si impone possente in tutta la sua bellezza a chi arriva superando la dolce salita sulla quale è sistemata.

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Dopo qualche decina di metri, sempre sulla stessa via, troviamo invece Casale Iuliano, più antico e più piccino santuario del borgo. Le sensazioni son diverse. Le dimensioni più “umane” del piccolo complesso chiedono un approccio più attento. Ci accostiamo quasi in punta di… Pedali. La piazzetta raccolta e solare che ospita la chiesa rurale sembra invitare i viaggiatori ad una sosta. Non è difficile in questi momenti essere avvicinati da qualche abitante del luogo, che in maniera genuina ed educata, esorta a visitare l’interno della chiesetta. Lasciatevi prendere per mano ed ascoltate quello che hanno da raccontare. Tanta riguardosa gentilezza è un tesoro inestimabile. Soprattutto al giorno d’oggi.

Continuiamo a pedalare su contrada San Marco (SP 162) e svoltiamo sulla destra su strada comunale Gravine (in contrada Carbottiello). Poche pedalate e curviamo nuovamente a destra, per la strada comunale 182 (contrada Iannella e poi contrada Cupa). Qui, nei vari agglomerati di antiche casedde (trulli) è ancora possibile intravedere l’organizzazione urbana e sociale che in un passato non troppo lontano gli abitanti davano a questi complessi di costruzioni, stipate, quasi ammucchiate, una sull’altra ed attorno ad uno spiazzo comune, lo jazzile. Rimontando in sella subito dopo s’incrocia un tratto dell’acquedotto pugliese non ancora soggetto a lavori di riqualificazione, quindi selvaggio, ma comunque transitabile e sicuramente affascinante.

Svoltiamo nuovamente a destra. Ci immettiamo su strada comunale Vitamara (SC 166) e successivamente, girando a sinistra, su strada provinciale 162 (strada comunale Lamie Affascinate prima e contrada Pozzallegro poi). Siamo su una strada veloce che per qualche chilometro ci guida sino all’incrocio con la SS 172.

Lasciamo alle spalle Contrada Marziolla. Sulla destra percorriamo viale Lamie d’Olimpia (SP 216) per poi allargarci su viale delle Ginestre. Qualche pendenza impegnativa potrebbe suggerire di mollare tutto e tornare indietro. Non fatelo! In bici o a piedi il panorama da portare a casa è imperdibile. Si manda a memoria per sempre.

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Con una doppia curva sorpassiamo strada vicinale di Rizzo e poi strada vicinale da Fasano a Cisternino. Tutto il repertorio di magia e bellezza che è capace di offrire la Valle d’itria si ripete splendidamente e continuamente. Sopravanziamo Contrada Serafino e Tumbinno. Continuando a seguire la via ci troviamo a pedalare su strada vicinale di Cucinella. Polverosi tratturelli, tetti a falde, fertili vallate di terra rossa, bianco di calce, chiancarelle calcaree, vigneti, oliveti, querceti. Superiamo Contrada Marinelli.

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Dopo un breve tratto sulla SP 8 ritorniamo a scivolare in direzione sud verso il meraviglioso ed insolito colpo d’occhio offerto da Locorotondo, che tondeggiante e baldanzoso si mostra a noi, un pelo più in basso del bianco delle nuvole. Pedaliamo diritti in un’unica direzione. Passiamo in rassegna strada comunale di Chiatante, strada comunale Montetessa (SP 226), strada comunale Iannuzzi, contrada Marugliola.
Finiamo su via Cisternino (SP 134). In via G. Pastore, nei pressi del campo sportivo comunale, termina il nostro tour.

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I chilometri totali da percorrere sono 22 appena. Il fondo stradale è quasi interamente asfaltato. Il traffico veicolare, a parte alcuni brevi passaggi obbligatori per alcune strade provinciali, è minimo. Il territorio della Valle d’Itria è sempre dolcemente collinare. E’ quindi molto difficile dribblare completamente scomode salite o rapide discese. Ma i pedalatori meno abituati non devono perdersi d’animo o spaventarsi. Perché alla fine di una cicloescursione in Valle d’Itria non sono la spossatezza o la fatica le prime sensazioni che si avvertono. Bensì una sorta di “saudade”. Un sentire malinconico e nostalgico che preme. E spinge a desiderare di nuovo quello che si è appena vissuto e lasciato alla spalle. Pedalate per credere.


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