Psicologia del traffico: lo stress da traffico e le strategie per ridurlo

Psicologia del traffico: lo stress da traffico e le strategie per ridurlo
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Se vi dico la parola TRAFFICO… qual è la prima reazione che avete? Che cosa vi viene in mente?
Probabilmente molti diranno stress e fastidio, se non addirittura rabbia, e l’immagine che si crea potrebbe essere quella di una tangenziale affollata, oppure una fila interminabile di macchine.

E’ sorprendente come una parola neutra, acquisisca subito una connotazione negativa. Pensiamo un attimo al significato della parola. Il significato positivo legato al commercio ed al movimento delle merci è stato lentamente esteso alle persone – nel prologo di Romeo e Giulietta, Shakespeare descrive “il traffico sul nostro palcoscenico”- ed oggi quando pensiamo al traffico è più semplice visualizzare un ammasso di oggetti, più che ad un insieme di individui.
Lo stress è una reazione psicofisica che il nostro organismo manifesta di fronte ad una situazione o ad un evento potenzialmente problematico. Ognuno di noi ha una reazione diversa alle situazioni a seconda da come interpretiamo o le diamo valore.
Guidare nelle città può avere una influenza negativa sul nostro umore, e come evidenziato da una ricerca inglese (IMC Research) vi è una vera e propria patologia che può essere attribuita alla guida nel traffico, e può portare a danni fisici e psicologici. Dopo circa 20 minuti di esposizione ad una situazione di traffico intenso i livelli di cortisolo, conosciuto anche come l’ormone dello stress, aumentano in modo esponenziale in modo particolare negli uomini. Oltre i 20 minuti iniziano a modificarsi diversi parametri fisiologici (aumento della pressione, aumento del ritmo respiratorio, del battito cardiaco) e il corpo sembra predisporsi per quella che generalmente viene definita come reazione di attacco o fuga. In altre parole è come se ci si predisponesse, in modo inconscio, ad affrontare un pericolo.

Come lo stare in macchina può influenzare negativamente il nostro umore, l’andare in bicicletta contribuisce al nostro benessere psicologico.
Diversi sono gli studi al riguardo, tra cui quello pubblicato Medicine & Science in sports and exercise (American College of sports Medicine) in cui i risultati dimostrano come in seguito all’esercizio fisico i partecipanti hanno affermato di avvertire un calo di alcuni aspetti negativi della depressione, quali un senso di debolezza e affaticamento, rabbia, tensione e tristezza, ed un aumento delle sensazioni positive: si sentivano meglio, avevano più forza e vigore e in generale era migliorato l’umore.

Oltre ad elevare l’umore, Eric Morris (2014) dice che “uno sia probabilmente più felice in bicicletta perché pensi di raggiungere qualcosa… Dal ciclismo, acquisisci quel senso di maestria e provi a te stesso che sei abile, piuttosto che stare seduto e guidare su un autobus o una macchina. ”

Come si può vedere nella figura qui sopra che riporta i dati di un’indagine del laboratorio di statistica dell’University of Pennsylvania, Eric Morris and Erick Guerra (2014), riscontrano che i ciclisti o i pedoni apprezzano e gustano maggiormente il loro viaggio rispetto ai guidatori di auto o ai passeggeri di un trasporto pubblico.

Purtroppo questi effetti benefici dell’andare in bicicletta possono essere ridotti dal contesto caotico e complesso in cui ci si trova, specialmente per chi vive e si muove all’interno delle grandi città.
Il ciclismo urbano può sembrare terrificante, ma con qualche accortezza può non essere così spaventoso. Una volta che si imparano le basi su come i conducenti della città tendono a comportarsi, e quindi si inizia ad interagire con questo ambiente complicato l’andare in bicicletta può diventare più piacevole.
Un punto importante è la sicurezza: ovvero essere consapevoli del mondo che ti circonda.

Allora cosa possiamo fare?

1. Come prima regola ricordiamoci sempre che molto dipende da come noi valutiamo, percepiamo e viviamo la situazione. E’ importante conoscerci e saper riconoscere le situazioni che ci creano stress e quali possono essere le nostre reazioni al fine di imparare a controllare le nostre emozioni negative.
2. Prevenire le situazioni stressanti: pianificazione e gestione del tempo, partire in anticipo, percorsi alternativi e meno trafficati così da ridurre quelle situazioni complesse per i ciclisti.
3. Partire dal presupposto di non essere visti quando si va in bicicletta; le macchine non mi vedono, né cambieranno il loro percorso per me.

Prendiamoci cura di noi quando ci muoviamo in strada!

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