Itinerari

Sicilia orientale in bicicletta: fiumi di lava, mare di Barocco

Intensa pedalata tra i sapori, i colori e gli odori della Sicilia Orientale.

21 Etna veduta

Nata come idea della scoperta di una nuova terra, da affrontare in bicicletta in piena autonomia, bagaglio al seguito, ai lenti ritmi del vagabondare per assaporare i mille volti diversi di una splendida terra, cercando di approfondire gli aspetti delle località e delle genti che la abitano.

La Sicilia è una regione di notevoli differenze, sia per ragioni geografiche che per ragioni storiche ed antropiche.
Un’isola e quindi, perdonate la banalità, circondata dal mare adatta ad una visita di tipo “balneare” e litoraneo senza grosse asperità, con alternanza di coste aspre e selvagge a sorprendenti regioni lagunari che richiamano scenari di paesaggi padani.
Ma anche un entroterra vario che alterna continui saliscendi, colline e vere e proprie montagne con panorami da sembrare quasi toscani.

Castiglione di Sicilia
Castiglione di Sicilia

Macchie di colore e di coltivazioni sempre variegate, agrumeti, ulivi, viti che spesso sono interrotte, nella zona etnea, dalle lingue di pietra lasciate dalle colate laviche che nei secoli sono fuoriuscite dal gigante che poderoso sovrasta l’isola, davvero una meraviglia per gli occhi questi passaggi di colore baciati dal sole.

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Terra di sovrapposizioni anche per gli aspetti storici dovuti alle memorie ed agli stili architettonici, lasciti dei diversi “colonizzatori” che nei secoli si sono susseguiti ed intrecciati con le popolazioni autoctone, Greci, Romani, Normanni, Spagnoli e Saraceni, un mix di culture che hanno reso le città ed i villaggi dei tesori da scoprire.
Facile quindi intuire come questa “caccia al tesoro” abbia stimolato la nostra tenera fantasia da ciclisti all’avventura e ci abbia spinto a partire alla scoperta.

Caltagirone, i giardini
Caltagirone, i giardini

Come d’abitudine, abbiamo passato una fase di “travaglio” preparatorio determinata da alcuni fattori:

1 – La composizione del bagaglio.
Come cercare di limitarne al massimo l’ingombro ed il peso, attività che ci ha portato, nei giorni precedenti la partenza, a fare e disfare spesso la borsa ed a pesarne il contenuto.

2 – Prenotazione dello spazio per le bici in aereo
E la preparazione dell’imballo per la nostra fida cavalcatura (la bici) a causa dei problemi legati all’ingombro dell’involucro, ed al temuto rischio che arrivasse acciaccata per aver subito colpi bassi ancor prima di affrontare il suo compito.

3 – L’itinerario
Pur nell’intenzione di vagabondare non si poteva partire “allo sbaraglio” e quindi la preparazione di un minimo di traccia per le località che desideravamo visitare; cartina alla mano e studio delle altimetrie fino a determinare quello che abbiamo poi affettuosamente battezzato come “santino” .

Arriva quindi il giorno della partenza, imbarco dei bagagli e (con qualche imprevista difficoltà) delle bici per l’aeroporto di Catania e trasferta in bus fino ad Aci Trezza.

01 imbarco bici
Aci Trezza, faraglioni Ciclopi
Aci Trezza, faraglioni Ciclopi

Mappa generale del viaggio


Traccia gps gps Mappa kml mappa

Diario di viaggio

Prima tappa Aci Trezza–Acireale–Fiumefreddo–Giardini Naxos-Taormina
Lunghezza totale : Km 53

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La nostra piccola avventura a due ruote prende il via da Aci Trezza località e riva di pescatori resa celebre dagli scritti di Verga (I Malavoglia), luogo suggestivo citato anche nelle avventure di un eroe epico, Ulisse, infatti questo tratto della costa è noto anche per i “faraglioni dei ciclopi”, formazioni di scogli che la mitologia identifica come le famose pietre scagliate da Polifemo che, accecato da Ulisse, tenta di distruggerne le navi in fuga.

Il carretto siciliano
Il carretto siciliano

La prima sosta prevista è quella di Acireale che dista 5 km, la strada statale litoranea (SS 114) che abbiamo scelto per questo tratto, è abbastanza trafficata e quindi occorre fare attenzione, è peraltro possibile raggiungere Acireale da strade interne ma piene di continui saliscendi che, per iniziare a sciogliere la gamba, abbiamo deciso di evitare.

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Queste due località, come molte altre della zona, condividono il prefisso “Aci”, il motivo è legato alla presenza di uno storico corso d’acqua sotterraneo che è stato poi sconvolto e cancellato dalle eruzioni vulcaniche.
Ad Acireale, come in molti altri luoghi, il centro è lastricato dalla pietra vulcanica etnea che costituisce un’ottimo, economico e resistente materiale da costruzione, il transito sullo sconnesso con la nostra bici stracarica di bagaglio non è agevolissimo ma è un dettaglio trascurabile.

Giardini Naxos
Giardini Naxos

Nel centro storico, lungo corso Vittorio Emanuele, si giunge a piazza Vigo dove si può avere il primo assaggio di quel “mare di barocco” citato nel titolo, troviamo infatti la Basilica di S.Sebastiano, preceduta da una balaustra che è ornata da dieci statue del settecento e raffigurano personaggi del Vecchio Testamento.

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L’impianto del centro e della cattedrale sono stati distrutti da un potente e violento terremoto nel 1693, questo cataclisma deve essere stato davvero qualche cosa di spaventoso poiché, come scopriremo, diventerà un leit-motiv di tutte le località che andremo a visitare.

Taormina da sposare
Taormina da sposare

Si esce dal centro ed abbandoniamo anche la SS 114 per strade più tranquille e litoranee, (Santa Tecla, Pozzillo, Riposto) si tratta di un continuo di saliscendi tra agrumeti, piante di limone e di arancio. Il profumo intenso caratterizza questa bella zona e ci abbandoniamo ai nostri sogni di viaggio quando due bruschi tuoni ci risvegliano, Giove Pluvio schiarisce la voce per preavvisare un consistente acquazzone.

Taormina, il centro
Taormina, il centro

Bruscamente risvegliati ma non impreparati, sono queste le occasioni in cui il ciclista non si pente di aver speso un poco di tempo nella preparazione e nella buona gestione del bagaglio.
Indossate rapidamente le coperture per bagaglio e ciclista e trovato un provvidenziale riparo, si attendono tempi migliori.

Taormina, bassorilievo
Taormina, bassorilievo

Mentre sostiamo abbiamo modo di scambiare quattro chiacchiere con gli indigeni e di apprezzare la curiosità, giovialità e cortesia delle genti di questa terra.
Molte delle chiacchiere sul clima di diffidenza e di sospetto sono davvero ingiustificate, qui l’ospite è sacro.
Attenti alla novità del vagabondo ciclista, molto incuriositi e divertiti, alcuni ci apostrofano chiedendoci, con la classica cadenza sicula “ ma un motorino non ce l’avevate ? ”.

Taormina, vedute
Taormina, vedute

Con buona evidenza, i ciclo-turisti devono essere pochi, con i bagagli al seguito poi davvero rari.
Un pasto leggero a base di verdure locali (ottime e saporite) e si riparte per Fiumefreddo dove abbiamo modo di apprezzare la pineta litoranea e lo sbocco a mare del fiume Alcántara.

Taormina, il mare
Taormina, il mare

La strada litoranea costeggia la pineta ma costringe a risalire verso la SS 114 per poi proseguire verso Giardini Naxos, dal suo lungomare affrontiamo la salita verso Tauromenion ovvero Taormina.
Il primo giorno ci ha spossato, l’allenamento non manca ma dobbiamo ancora acquisire l’abitudine al bagaglio, stasera non ci serve la ninna-nanna.

Taormina, scorci
Taormina, scorci

Seconda tappa Taormina–Francavilla–Gole Alcántara–Castiglione di Sicilia
Lunghezza totale : Km 47

Taormina, Teatro grevo veduta
Taormina, Teatro grevo veduta

Una scelta azzeccata che poi adotteremo anche in seguito, lasciamo il bagaglio non necessario pro-tempore in custodia all’albergo che ci ha ospitato nella notte precedente, procediamo alla scoperta di Taormina autentica perla. La zona del centro è isola pedonale ed occorre procedere con la bici a mano, un tuffo nel passato con la visita al Teatro Greco con il suo suggestivo fondale naturale scenico con veduta sulla baia e sul monte Etna non lontano.

Taormina, Teatro Greco veduta
Taormina, Teatro Greco veduta
Taormina, particolare Teatro greco
Taormina, particolare Teatro greco

Gustare una rappresentazione teatrale in tale contesto deve essere davvero qualche cosa di unico, la nostra visita prosegue poi con gli altri luoghi d’interesse del centro.
Ripreso il nostro “fardello” continuiamo verso Francavilla lungo la SS 185 sino ad arrivare all’ingresso delle Gole dell’ Alcántara, benchè si tratti di una strada statale, il traffico non è pesante e la pedalata si svolge in assoluta tranquillità.

taormina, Teatro Greco

Una nuova sosta per il pranzo presso un piccolo podere, proprio di fronte all’ingresso delle Gole ed ancora la gentilezza e cortesia che abbiamo incontrato nel giorno precedente.
Non passiamo in nessun paese senza che occhi curiosi ci seguano e non si odano commenti, anche noi (a modo nostro) siamo un’attrazione !

Taormina, Teatro Greco
Taormina, Teatro Greco

Procediamo alla visita di quello splendido scenario offerto dal fiume e dalle sue gole.
Il fiume Alcántara deve il suo nome agli arabi poiché si poteva attraversare grazie ad un ponte in pietra (al-Qantarah significa appunto “il ponte”).
Un comodo ascensore porta al livello del fiume e la visita si può effettuare anche armandosi di impermeabile e stivaloni per passeggiare all’interno delle gole lungo il corso d’acqua.

Gola Alcantara veduta
Gola Alcantara veduta

Ripreso il ritmo del pedale, si prosegue prima verso Francavilla deviamo per la SP 7-I e quindi la salita verso i 621 mslm di Castiglione di Sicilia, arroccato su un cucuzzolo sembra quasi dipinto sullo sfondo. L’ingresso lascia intendere un paese “fantasma” rimasto al suo tempo storico medio-evale, quasi dimenticato sulla cartina come una svista, chiediamo per un albergo che molte guide riportano ma che, sorpresa sorpresa, (ci viene riferito) non esiste…

Gola Alcantara dettaglio
Gola Alcantara dettaglio

Un lieto incontro con altri italici-cicloturisti anche loro armati di cartina e carichi come somarelli, la festa di una grande famiglia che si è ritrovata e tutti insieme si cerca un B&B ed un’enoteca per festeggiare assieme assaporando i prodotti ed i vini locali, per ora la bici può aspettare e si può alzare il gomito… alla faccia della fatica.

fiume Alcantara
fiume Alcantara

Terza tappa Castiglione di Sicilia–Linguaglossa–Milo–Zafferana Etnea-Nicolosi
Lunghezza totale : Km 57

fiume Alcantara
fiume Alcantara

Ripartiamo da Castiglione con una sensazione nel cuore, c’è qualche cosa di particolare nella semplicità del mondo che ci circonda, un che di atavico.
Il carretto dei gelati che squilla la campanella al suo passaggio, l’arrotino che richiama l’attenzione della massaia, il pescivendolo ambulante che porta le primizie appena arrivate dal mare.

Castiglione
Castiglione

Cose ormai dimenticate ma che richiamano alla mente i piaceri semplici della vita…
Con questa serenità d’animo e con l’Etna fumante all’orizzonte affrontiamo la salita che ci porterà a scollinare verso Linguaglossa.

Veduta su Castiglione
Veduta su Castiglione

La leggenda locale racconta della sopravvivenza del paese di Linguaglossa grazie al suo santo patrono S.Egidio e di come il suo bastone , posto davanti alla colata che minacciava il paese, abbia miracolosamente fermato la lava.
Da notare che, in molte delle località a ridosso del vulcano, si rincorrono leggende simili dove, ad ogni eruzione, l’effige di un santo oppure un suo cimelio, abbia contribuito a salvarne l’esistenza.

Veduta su Castiglione
Veduta su Castiglione

Campi di alberi del pistacchio, alcune vigne e le prime lingue delle colate laviche che ancora restano a monito della vicinanza con la splendida ma inquietante sagoma del Mongibello (alias Etna), le tracce della lava testimone di eruzioni antiche e recenti e la natura che ancora fatica a farsi spazio tra la pietra.

La strada sale sotto le nostre ruote mentre pedaliamo all’ombra del gigante sospesi tra la montagna ed il mare.
Lungo la SP 59-IV, la strada è davvero una meraviglia, scarsissimo traffico ed ampie possibilità di fermarsi e distrarsi a godere della natura e del panorama, nei pressi di Fornazzo tocchiamo quota 1000 mslm ed incrociamo le indicazioni per S.Alfio ed il “Castagno dei 100 cavalli”.

Castagno 100 cavalli dettaglio
Castagno 100 cavalli dettaglio

Citato come l’albero più grande (per la sua circonferenza di circa 52 metri) e più vecchio d’Europa (la sua età è stimata tra i 2000 e i 4000 anni).
Vero e proprio “monumento vegetale” costituisce sicuramente uno dei motivi per andare a visitare Sant’Alfio anche se dobbiamo affrontare 4 km di discesa (ed altrettanta risalita al 10 %) fatica ben ripagata.

Castagno 100 cavalli dettaglio
Castagno 100 cavalli dettaglio

Il nome e la sua leggenda a causa della vasta estensione della sua ombra. Si dice come la regina Giovanna d’Aragona recandosi dalla Spagna a Napoli, si sia fermata in Sicilia per visitare l’Etna, accompagnata da tutta la nobiltà di Catania ed a cavallo con tutto il suo seguito. A causa di un temporale, tutta la corte si rifugiò sotto quest’albero, il cui vasto fogliame bastò per riparare dalla pioggia la Regina, il suo seguito, tutti i cavalieri ed i cavalli.

Riguadagniamo la nostra strada quando ben preso la fame inizia a bussare.
Un ciclista previdente sa che deve affrontare delle crisi di fame e che spesso ti colgono nel punto più lontano da qualsiasi fonte di ristoro. Quindi sono provvidenziali i panini e la frutta che portiamo con noi, anche se si tratta di peso in più da trasportare e fanno assomigliare il nostro bagaglio ad un carrozzone stracarico di penzolanti sacchetti con ciliegie o altro, facciamo spallucce allo scherno perché quando la fame chiama… le apparizioni dei santi e le orazioni non bastano.

Scendendo verso Zafferana Etnea, il traffico stradale aumenta un poco e proseguiamo toccando Trecastagni e Pedara dove diventa più intenso ed occorre fare attenzione ed infine risaliamo ai 700 mslm di Nicolosi dove sosteremo all’ombra dell’Etna.

Assaggi di barocco
Assaggi di barocco

Quarta tappa Nicolosi-Etna-Valle del Bove-Zafferana Etnea-Nicolosi
Lunghezza totale : Km 52

Etna fumante
Etna fumante

Una giornata per dedicare tutta la nostra attenzione alla conquista di questa forza della natura, partenza da Nicolosi (scarichi di bagaglio) e scalata delle pendici del vulcano fino alla massima quota consentita per il transito, il rifugio sapienza posto a 1910 mslm ed i crateri Silvestri.

Il vulcano è, per noi del continente, sinonimo di Sicilia e presenza inquietante ma per un locale “A muntagna ” costituisce cosa scontata con la quale ha imparato a convivere e condividere.
Il monte ha duecentocinquanta Km di perimetro ed un altezza di 3343 mslm, ma si tratta di una misura in continuo movimento d’ascesa a causa della lava.

La zone etnea è Parco regionale creato nel 1987 e tutela una superficie di ben 58 mila ettari.
Il siciliano al mattino si sveglia, apre la finestra, e si preoccupa se il vulcano non fuma, per noi è un’assunto un po’ strano ma riusciamo a comprenderne i motivi lungo l’ascesa, come stare seduti su una pentola a pressione, meglio se sbollisce perché quando tace è preoccupante….

Passiamo attraverso le testimonianze delle colate laviche che nel corso degli anni (e dei secoli) si sono susseguite, più la quota si alza sotto le ruote più lo scenario diventa impressionante, ci sentiamo come il sommo poeta in salita nell’inferno.
Case circondate e soffocate dalla lava ma anche luoghi miracolosamente risparmiati, crateri antichi ed altri più recenti, terra nera.

La forza della natura e la caparbietà (in alcuni casi la stupidità) dell’uomo in questa sfida a forze impari.
Quindi scendiamo verso la Valle del Bove in visita alle colate più recenti e rientrando da un mondo per il quale abbiamo esaurito i superlativi, inutile dirlo questa gita ci ha toccato nel profondo e per quello che abbiamo visto solo gli occhi possono testimoniare, le parole non bastano.

Quinta tappa Nicolosi-Paternò-Piana Catania-Caltagirone
Lunghezza totale : Km 90

Paternò torre Normanna
Paternò torre Normanna

Una tappa che possiamo considerare “di trasferimento” e per la quale occorre rifornirsi adeguatamente di alimenti e bevande, prima di affrontare la piana di Catania.
Da Nicolosi, prendendo la SP4-II, si affronta la lunga discesa (circa 15 km) che passa da Belpasso ed arriva a Paternò, centro di raccolta ed esportazione di arance e di probabile fondazione Normanna da cui si erge la Torre del castello di omonima fondazione e costruita in pietra lavica.

Un ultimo scorcio d’Etna prima di affrontare la pianura, procediamo in direzione di Sferro, Ramacca, Palagonia, aggirando Catania e la zona di Sigonella (sede della base e dell’aereoporto militare).
Palagonia costituisce l’ultima possibilità di rifornirsi di acqua ed alimenti, poi solo gli immensi rettilinei nella piana prima di raggiungere l’assaggio e le anteprime dei monti Iblei e la risalita che ci porterà ai 608 mslm di Caltagirone.

Paternò veduta
Paternò veduta

Dalle ultime masserie presenti nella piana fino al paese sono 10 km di risalita, ormai l’allenamento al bagaglio incomincia a dare frutto, la gamba cerca il lungo rapporto e non il rampichino, non fatica più a pedalare, il clima asciutto e non afoso aiuta il respiro e nonostante la lunga tappa e le prime ombre della sera non ci sentiamo “cotti” come temevamo al mattino.
Ancora una volta seduti in un locale tipico a raccontarci le impressioni di giornata, iniziamo a temere che la buona tavola ed il buon vino avranno i loro nefandi effetti sulla nostra linea, forse invece di dimagrire…

Sesta tappa Caltagirone-Grammichele-Vizzini-Buccheri
Lunghezza totale : Km 69

La scelta vincente della visita “da scarichi” risulta azzeccatissima, paesi come Caltagirone sono vere e proprie sfide da “grimpeurs”, costruito su una sella di collegamento tra i monti Erei ed Iblei e composto letteralmente da scalinate (non certo scale mobili), insomma una faticata.

Quando si parla di Caltagirone, si richiama la tradizione delle ceramiche che hanno qui una storia antichissima, notevoli sono i rivestimenti della scalinata di S.Maria del Monte composta da 142 gradini e ricostruita dopo il terremoto del 1693.

Paternò Torre ed Etna
Paternò Torre ed Etna

Questa scalinata è motivo d’attrazione sia per la festa dell’infiorata, a cui abbiamo avuto la fortuna d’assistere, sia per la festività di S.Giacomo quando diviene spettacolo notturno, illuminata in modo da realizzare un disegno di notevole effetto scenico.

Ennesimo saliscendi ed è la volta di Grammichele il cui centro è stato ricostruito dopo il terremoto (indovinate in quale anno) con pianta esagonale allo scopo di agevolarne l’esodo in caso di un successivo cataclisma.
Ci inoltriamo, seguendo la SS 124, riguadagnando quota in direzione di Vizzini, paese natale dello scrittore verista G.Verga e ripensando ai luoghi ove sono ambientati i Malavoglia, ci sovviene il nome della barca di questi pescatori, “la provvidenza”, e con altrettanto provvidenziale gelato rinfranchiamo l’ugola.

Caltagirone infiorata
Caltagirone infiorata

Seguendo la SS 124, una nuova salita ci attende, dopo il gelato sognavamo una passeggiatina, ed invece un passo a 1000 mslm in un crinale utilizzato per lo sfruttamento dell’energia eolica, disseminato di pale ci sentiamo come Don Quichotte nella sfida con i mulini, ora comprendiamo cosa sia di fatto una galleria del vento.

Per la verità questa salitona potevamo evitarla, appena fuori Vizzini bastava seguire le indicazioni “Monterosso”, la strada saliva dolcemente con veduta sulla piana di Catania ed il Lago Lentini, noi l’abbiamo scoperto solo in seguito poiché impegnati ad inseguire il nostro “capo pattuglia” che si era perso appresso ai suoi sogni.

Caltagirone ceramiche
Caltagirone ceramiche

Così, appresso alla “trance” ciclistica del nostro “padrino” raggiungiamo Buccheri (mslm 820) nostra meta di oggi, fornito di un unico albergo che troviamo aperto ma incustodito, dopo varie ricerche sia entro il locale che in paese, alcuni ospiti della struttura c’informano che la cosa è normale, basta scegliersi la camera e servirsi, prima o poi qualcuno arriverà.

Perbacco, questa sì è una comodità, allora bando alle formalità pure noi ci adeguiamo e per cena, un ottimo localino in centro dove leccarsi i baffi, citato dalle migliori guide della ristorazione, ci risiamo, d’accordo che a tavola non s’invecchia ma il profilo della nostra panza comincia a sporgere…

Caltagirone veduta
Caltagirone veduta

Settima tappa Buccheri-Palazzolo Acreide
Lunghezza totale : Km 15

05 frutta e verdura

Potremmo definirla tappa di assestamento oppure tappa “provvidenziale”.
Si tratta di un breve spostamento, in effetti in origine avevamo previsto una tappa più lunga ma il desiderio di visitare la vicina Valle dell’Anapo e la necropoli di Pantalica avrebbero costretto ad uno sforzo supplementare abbastanza consistente, inoltre il repentino cambiamento delle condizioni meteo ci hanno consentito (provvidenzialmente) di evitare di essere sorpresi da una giornata “in ammollo” e di approfittare per una approfondita visita a Palazzolo Acreide (ed alle sue meravigliose pasticcerie).

Palazzolo Acreide (Akrai per i greci) è la perla dei monti Iblei, uno scrigno di tesori del Barocco ma anche ricca di storia antica, La chiesa di S.Sebastiano (ricostruita sempre dopo il già citatissimo terremoto) il teatro greco posto sul colle Akrai e definito poeticamente “il teatro del cielo” con al suo fianco il Bouleterion dove si riuniva il senato cittadino, ma anche il tempio di Afrodite e le intagliate, piccole cave utilizzate anche come luoghi di culto e successivamente come luoghi di sepoltura.
Insomma un giorno di riposo ma ben speso in cultura e delizie locali, ma che bontà le paste con le mandorle per non parlare delle granite.

Ottava tappa Palazzolo Acreide-Buscemi-Valle Anapo-Monte Grosso-Palazzolo Acreide
Lunghezza totale : Km 46

06 ceramiche

Ancora una volta, approfittando di una tappa senza “fardello”, partiamo per un piccolo anello intorno al nostro punto di sosta.
Da Palazzolo Acreide, dopo la risalita a Buscemi, scendiamo seguendo le indicazioni per Ferla e Cassaro e portiamo le nostre ruote verso la Valle dell’Anapo sulle tracce di un remotissimo popolo, gli abitanti di Pantalica.

Uomini donne e bambini che vivevano in una città di pietra affacciata su un canyon dalle pareti a strapiombo sul fiume Anapo, oggi una Necropoli di caratteristiche uniche tanto da essere stata inserita tra i patrimoni dell’umanità
La città di un Re mitico (Hyblon) datata intorno al XIII sec. a.c. con le sue 5000 grotte artificiali ed i resti del palazzo.

La strada si dipana lungo una fenditura in cui il fiume si è scavato il suo letto nel corso dei millenni, tra vegetazione lussureggiante e campi d’ulivo, un’atmosfera che ha del magico e richiama alla mente un paesaggio in stile greco antico e sino a qui non abbiamo incontrato neppure un’auto.

Per chiudere l’anello dobbiamo (giocoforza) seguire le indicazioni per Monte Grosso e risalire in modo da rientrare verso il punto di partenza, ma la salita senza bagaglio è cosa da poco.

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Nona tappa Palazzolo Acreide-Giarratana-San Giacomo-Ballata di Modica Ragusa Hybla
Lunghezza totale : Km 40

Il tempo continua a fare le bizze e ci costringe a pianificare una trasferta con mezzi alternativi.
Da Palazzolo Acreide non esiste possibilità di spostamento in treno ma non sarà questo a fermarci.

Grazie ad un’associazione ciclistica locale, organizziamo una gita in bus lungo lo stesso percorso che avevamo scelto per la bici, quindi caricati armi (le bici), bagagli e le nostre speranze di miglioramento, le rappresentanti del gentil sesso comodamente assise sulle poltrone ed i rustici maschietti sdraiati accanto alle bici come profughi, al grido di “Hybla cumpà” si parte alla volta di Ragusa Hybla.
Che dire, questa terra ci piace, la cortesia, i colori, gli odori, pure sotto la pioggia siamo carichi come nelle migliori occasioni, sperare non costa nulla.

Tante speranze non potevano andare disattese, esce un timido sole che poi rinforza la sua comparsa e pure noi mettiamo del nostro, troviamo una splendida dimora in pieno centro proprio accanto al trionfo barocco di Ragusa Hybla il Duomo di San Giorgio, una delle massime espressioni dell’architettura sacra barocca, con la classica scalinata ad esaltarne la grandezza.

Ragusa è divisa in due, la parte vecchia (Hybla) e la nuova Ragusa, fino al terremoto (di cui avrete imparato a memoria la data) erano unite da un’insieme di ponti e scale e fu in seguito al sisma che si separarono.
La nobiltà dei parrocchiani del Duomo di Sangiorgio scelse di ricostruire tale e quale attorno al duomo, i devoti di San Giovanni Battista invece preferirono spostarsi in alto creando una nuova chiesa ed un nuovo nucleo abitativo.

Anche oggi le due anime sono unite da una vastissima teoria di scale, scalini e vicoli nonchè disseminate di tesori e chiese in stile barocco.
Abbiamo dovuto abbandonare la bici per meglio apprezzare i vicoli e gli angoli nascosti, certo le scale sono una faticata imprevista ma le sorprese sono molte e non possiamo rinunciare.

E per la serata ? il solito bel programmino !
Il desco serale per il cicloturista è, da sempre, luogo di scambio delle impressioni e dei racconti delle cose viste, siamo in terra di caciocavallo, il formaggio a pasta filata tipico di tutto il territorio.

Il nome forse deriva dal suo tradizionale metodo di asciugatura (a cavaddu) a cavallo di assi di legno.
Ma non finisce qui, la vicinanza con il castello ed i vitigni di Donna Fugata e dell’omonimo famoso vino sono davvero un menù obbligato per la nostra serata.

Decima tappa Ragusa Hybla-Modica-Scicli-Sampieri-Marina di Modica
Lunghezza totale : Km 53

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Il sole mostra la sua fiera chioma e quale miglior invito per riprendere la strada.
Lauta colazione in uno splendido B&B dove la solita cortesia si mescola all’assaggio dei prodotti tipici conditi da informazioni storiche e gastronomiche sulle usanze e sui modi di gustare ed apprezzare le bontà di questa parte della Sicilia.

E mentre siamo rapiti dalle spiegazione dell’ineffabile gestore sul modo di affettare il pane Ragusano a fette sottili per meglio goderne l’aroma e la fragranza assaporando le pietanza masticando piano piano ed un boccone per volta, il solito “capo pattuglia” distratto dalla trance ciclistica commette il delitto di lesa maestà tagliando il suddetto pane a fette grosse un dito, spalmandole abbondantemente di marmellata e burro ed ingozzandosi senza masticare.

Siamo mortificati ma ormai il danno è fatto, per riparare noi “delicati” dobbiamo gustare due abbondanti dosi di ricotta fresca con il miele.
Ripartiamo, satolli, da Hybla lungo la SS 115 verso Modica ben cosci che la pianura in questa zona è un lusso da scordare, ancora i soliti saliscendi.

Modica un altro patrimonio dell’umanità e città dai molti trascorsi, passata in mano a Romani, Bizantini, Saraceni, Normanni, Aragonesi, Angioini, memore del suo passato conserva ancora una generosa serie di monumenti come la Chiesa di San Pietro, il castello dei Conti ed il Duomo anche qui innalzato a San Giorgio, tanto per sguazzare ancora nel mare di Barocco promesso.

Dopo la vista dell’abitato che da lontano pare una roccaforte, proseguiamo lasciando la SS 115 per la SP 54 in direzione di Scicli, ultimo assaggio di barocco prima della nostra meta odierna.
Scicli, piccolo gioiello posto fuori dei consueti itinerari turistici.

La strada pare meno battuta, pochissime auto ed anche il paese da lontano non sembra promettere molto ma il suo centro è davvero una sorpresa, arriviamo mentre una troupe si appresta ad effettuare delle riprese televisive ed approfittiamo per visitare l’imponente Chiesa di S.Bartolomeo.

Dopo tanti splendidi paesi ricolmi di chiese e di gioielli, l’arrivo sul mare un poco ci commuove, il bacio sul volto dell’aria fresca e salmastra ci fa ricordare che da diversi giorni stiamo trascinando con noi, su e giù per monti e colline, una porzione di bagaglio dedicato alla vita balneare e questa visione del litorale rinnova la promessa che non è stata fatica sprecata.

Quindi arrivo a Marina di Modica, nuovo B&B, scarico della bici e nascita di un nuovo ciclista, bermuda, sandali, cappellino in perfetto stile marittimo.
Per non stonare con l’occasione poteva mancare una bella cena a base di pesce ?

04 dolceria

Undicesima tappa Marina di Modica-Pachino-Marzamemi
Lunghezza totale : Km 57

La nostra splendida cavalcata ci ha portato attraverso i vari saliscendi, sino alle coste più a sud d’Europa.
Da Marina di Modica ripartiamo alla volta di Pachino, un ambiente insolito si sviluppa sotto le nostre ruote, passando in una zona che oseremmo definire “lagunare”, le strade sono sospese tra specchi d’acqua, qui li chiamano “pantani” ma sono vere e proprie lagune (Pantano Gariffi, Pantano Longarini, Pantano Cuba).

Il territorio di Pachino fu abitato da Fenici, Punici, Greci (750 a.C.) e Romani (dal 200 al 400 D.C.) che ne fecero un centro di attività commerciali, e viene citato anche per il passaggio di Ulisse, oggi lo si ricorda per la coltivazione per pomodoro ciliegino.

Per arrivare a Pachino abbiamo dovuto risalire verso l’interno e già il mare ci manca, quindi nuovo tuffo verso la costa per arrivare a Portopalo di Capo Passero, il comune più a sud d’Italia, la storia lo ricorda come luogo dello sbarco alleato in Italia nel lontano luglio del 1943.
Di fronte alla costa, separata da un brevissimo braccio di mare, l’isola delle correnti dove i Mari Ionio e Mediterraneo di scambiano le onde e diventano una cosa sola.

Ormai siamo immersi in quest’atmosfera marittima, forse la calura, forse la voglia di relax dopo il molto pedalare, Avvezzi al caos degli stabilimenti balneari di tipo tradizionale apprezziamo, anzi cercavamo proprio queste spiagge tranquille e deserte, anche gli odori cambiano, fiori d’arancio, mandorli lasciano nell’aria un mix con il salmastro e diffondono un anteprima d’Africa non lontana.

La spiaggia di Cala Morghella si presenta deserta e promette refrigerio e riposo e noi lesti ad approfittarne.
Dopo un bagno ed una meritata pennica, proseguiamo per Marzamemi, gli Arabi non solo le diedero il nome ( Marsa al amen ovvero Rada delle tortore) ma vi installarono la tonnara, che è stata funzionante fino agli anni ’50.
Marzamemi è stato d’ispirazione per alcuni film girati da Gabriele Salvatores, i fratelli Taviani, K.M. Brandauer e Giuseppe Tornatore.
Per noi luogo di riposo da una nuova giornata da ciclo-bagnanti e “location” per una nuova abbuffata di pesce.

Dodicesima tappa Marzamemi-Noto-Avola-Fontane Bianche
Lunghezza totale : Km 55

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Si risalta in sella, maturando ormai l’idea che la gita sta per avviarsi al termine, da Marzamemi procediamo verso l’oasi di Vendicari che si estende per 8 km lungo il tratto di costa compreso tra Eloro e Contrada e S.Lorenzo, zona umida ed ecosistema particolare composto da 4 pantani dove si può arrivare al litorale, fare mare in senso tradizionale oppure dedicare un poco di tempo alla visita della vecchia tonnara ed alla torre sveva, fatta costruire nel 500 da Pietro d’Aragona.

Sparsi qua e là lungo la costa, se ne possono vedere ancora molti di fabbricati abbandonati che un tempo ospitavano le famose (famigerate) tonnare di ritorno.
I tonni scendevano dal Tirreno dopo aver deposto le uova ed i pescatori li attendevano al varco sui loro “tonnaroti”, si gettavano su di loro e ne facevano mattanza, riempivano i barconi arrossando letteralmente il mare e facevano ritorno alla tonnara, il mare piano piano tornava al suo blu abituale, per le famiglie dei tonni era un lutto, per quelle dei pescatori giornata di festa.

Abbandoniamo il litorale per il nostro ultimo assaggio di barocco, risalendo dal livello del mare verso i 152 mslm di Noto.
Definita poeticamente “giardino di pietra” e dichiarata come capitale del Barocco dal consiglio d’Europa, un’altra gemma da incastonare nel diadema del nostro tour.

La città è impostata con uno sviluppo a scacchiera lungo un’asse portante (Corso Vittorio Emanuele) ed al suo centro spicca la cattedrale di S.Salvatore ma tante sono le testimonianze del barocco, ognuna delle quali un capolavoro.

Si riparte per Avola a cui forse dedichiamo meno tempo di quanto meriti anche se una cosa dovremo ricordarla per la sera che si approssima, se la memoria non ci fa difetto il “Nero d’Avola” è vino pregiato quindi per la sera occorrerà provvedere.
Il richiamo del bagno di sole, del respiro del mare, anche per scordare i giorni d’intemperie si fa pressante ed anche oggi la voglia di spaparanzarci soprafà il resto.

Fontanebianche si presenta come un litorale balneare, ci appare un poco deludente rispetto alle coste selvagge passate sino qui, ancora una volta la stupidità umana e l’incuria nel trascurare una natura meravigliosa sono motivo d’indignazione ma il bagno con “ù mare” ci fa scordare questa parentesi, mentre viceversa ricordiamo benissimo di aver suggellato la promessa di assaggiare un certo vino…

Tredicesima tappa Fontane Bianche -Siracusa
Lunghezza totale : Km 40

Ci siamo, l’ultimo giorno di bici è arrivato, pare tempo immemore quando abbiamo mosso il primo colpo di pedale eppure il tempo è volato, da Fontane Bianche lungo strade litoranee ancora coste aspre e selvagge, un ultimo bagno a ricordo e ringraziamento a questa terra ed al suo mare e poi Siracusa.

Una delle più belle rade del mediterraneo, molte (troppe) cose da vedere, il teatro greco, l’orecchio di Dionisio ma dedichiamo la maggior parte della nostra attenzione all’isola di Ortigia.
Essenzialmente si tratta di un lembo di terra che fungeva da fortezza e difesa della terraferma, a cui si accede attraverso un ponte.

Ci lasciamo quindi alle spalle la nuova Siracusa, per entrare in un mondo di vicoli, labirinti e continue scoperte.
In Largo XXV luglio, ci danno il benvenuto le rovine del tempio di Apollo, e dopo questa meraviglia, giriamo per i vicoli del centro letteralmente A Ruota Libera passando di scoperta in scoperta, il Duomo e la sua piazza, la Fonte Aretusa, millenaria sorgente d’acqua dolce che nella mitologia è quella della ninfa Artemide che viene mutata in fonte per sfuggire all’amore del fiume Alfeo, il Castello Maniace, attualmente in restauro e non visitabile, il quartiere arabo.

Per farla breve, un continuo di angoli e di nuove sorprese.
Dopo il peregrinare, il tempo stringe e dobbiamo recarci alla stazione ferroviaria per prendere il treno che ci condurrà da Siracusa ad Acireale e poi nuovamente in bici sino ad Aci Trezza.

Molti dei ricordi dei 600 km e più riaffiorano nella nostra mente, nell’ultima notte sicula nuovamente in vista dell’Etna c’è la consapevolezza di aver vissuto una bella esperienza, annodiamo il fazzoletto, c’è ancora molto da vedere e per la dieta del ciclista c’è ancora tempo….

Riepilogo e suggerimenti

Il percorso non è adatto a tutti, innanzitutto va affrontato solo se bene allenati e nel giusto periodo evitando i mesi più caldi (luglio-agosto) oppure più freddi (dicembre-gennaio) per le difficoltà legate alle strade in quota lungo e vicino l’Etna.

Le altimetrie non sono impossibili ma il dislivello di certo non manca, come già detto le pianure sono un lusso da scordare spesso (piana di Catania a parte), continui saliscendi da affrontare possono “affaticare” anche i più allenati quindi conviene non sottovalutare l’avventura.

Affrontare questo percorso con il bagaglio sulla bici non è impossibile (come dire, se ci siamo riusciti noi…), comunque è possibile riuscire a pianificare ed organizzare una gita come questa anche spostando i bagagli di volta in volta.

Noi abbiamo preferito lo spirito di avventura e di libertà evitando di essere vincolati ad una meta specifica ma occorre ricordare che la bici carica esige il suo “dazio” in fatica.
Lungo il percorso non mancano le possibilità di ristoro, ma la presenza di piccoli villaggi con bar, forni, pasticcerie non è così densa da poter pensare di trascurare le scorte idriche ed alimentari ed è bene prevedere e provvedere per tempo.

Potremmo considerare il tragitto adatto ad ogni tipo di bici, ad ogni modo, per evitare le strade trafficate e vedere alcuni punti più suggestivi esistono alcuni tratti sterrati Suggeriamo l’utilizzo di una bici da turismo oppure una MTB adattata con copertone intermedio, fornita di robusto portapacchi con cambio a 21 rapporti e che consenta di pedalare in posizione comoda.

A giudicare dalla bassa densità di turisti incontrati in bici e dai pochi esercizi commerciali forniti di materiale per la bici (ne abbiamo trovato uno solo in tutto il viaggio) consigliamo vivamente di provvedere a portare con sé un kit per le riparazioni più sostenuto del consueto.

Eccovi la nostra lista della spesa, attrezzo multiuso con chiavi a brugola, cacciaviti, smagliacatena e tiraraggi, un paio di cavi per il cambio ed il freno, pattini di scorta per il freno, due camere d’aria e kit per le forature fornito di mastice e toppe, alcune viti di ricambio per il portapacchi, un rotolo di nastro adesivo, diverse fascette (fanno miracoli), estrattori per le gomme, bombolette di aria compressa e relativo raccordo per gonfiaggio, una bomboletta d’olio lubrificante e la solita pompa a mano.

Consigliamo di montare camere d’aria con raccordo “tedesco” per il sistema di gonfiaggio, oppure di fornirvi di un raccordo che converta il tipo di valvola francese in tedesco, può far comodo poter gonfiare la bici in casi d’emergenza anche presso i distributori di carburante che però sono predisposti unicamente per le valvole di tipo “automobilistico” e non hanno la possibilità di convertire al sistema ciclistico, ma sono decisamente più numerosi dei negozi per le bici.

Non dimenticate di attrezzare la vostra bici con i dispositivi d’illuminazione anteriore e posteriore e la tacchetta con un supporto che vi permetta anche di pedalare con calzatura normale.
Per il bagaglio, abbiamo provveduto con 2 borse laterali posteriori, sormontate da un bauletto per le cose più ingombranti ed una borsa da manubrio per gli accessori da tenere sotto mano (macchina foto, documenti).
Il peso del bagaglio, tutto compreso, si aggirava sui 19-20 Kg ecco l’elenco completo per dare l’idea.

Abbigliamento bici: 3 completi maglia e pantaloncino, manicotti e gambali, 2 paia di guanti da bici corti ed uno lungo, due bandane, 3 paia di calzini, un paio calzini in wind stopper antipioggia, un giubbino antipioggia, un pantalone antipioggia, una felpa in wind stopper traspirante, occhiali da sole, casco, scarpe con sgancio rapido.

Abbigliamento normale: 3 magliette traspiranti (anche per uso bici), 2 pantaloni lunghi in cotone, 1 tuta corta per uso vario (pigiama, mare), 3 paia mutande, 3 paia calzini (anche per uso bici), 1 paio scarpe da ginnastica, 1 paio di sandali (ciabatta o per mare).

Mare e varie: 2 costumi da bagno, 1 paio occhialini, 1 asciugamano (per le emergenze), 1 telo mare, 1 materassino in gommapiuma, 1 libro, 1 radiolina, 1 cappellino,1 piccolo zaino ripiegabile, macchina fotografica, notes e biro, 1 carica pile, filo per bucato e 8 mollette.

Pare incredibile che il tutto stia in poco spazio, i segreti sono:
Fornitevi di sacchetti impermeabili ai quali poter sottrarre l’aria, proteggono gli indumenti dalle intemperie e dalla polvere, sono riutilizzabili e riducono molto il volume d’ingombro.
Lavate spesso, quando le condizioni lo permettono, gli indumenti (specie quelli da bici) si asciugano rapidamente nel giro di una notte anche in interno.

La scomodità, dover fare e rifare il bagaglio tutti i giorni, all’inizio sembra una tortura ma diventerete rapidissimi ed imparerete in breve a tenere a portata di mano le cose che vi servono.

Le condizioni climatiche possono risultare variabili, non sono infrequenti brevi rovesci ed è quindi consigliabile prevedere di portare con sé una copertura impermeabile per bagagli e ciclista.
Anche un lucchetto per la chiusura delle bici è un buon presidio, sia per le aree urbane che per tutte le soste in cui perdete di vista la bici, per quanto sia diffusa l’ospitalità la prudenza non è mai troppa (ciclista avvisato….).

Di norma inseriamo nelle note un pizzico di storia e d’informazioni ma, in questo caso, diventerebbe davvero difficile utilizzare poche righe e riassumere le molte, tante, troppe cose da vedere.
Alcune note in pillole le avete già trovate inserite nel diario di viaggio, comunque la lista di tutto quello che abbiamo visitato è indicata nel nostro “santino”.
La cosa migliore che possiamo suggerire è quella di prevedere nel bagaglio un piccolo spazio con una guida (il libro per la lettura serale).

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Commenti

  1. Avatar Franco ha detto:

    Gran bel viaggio

  2. Avatar Francesco ha detto:

    Sono felice di aver rivisto in questo racconto alcuni luoghi della mia regione. Sono originario di Acireale e anch’io sono un cicloturista!! Complimenti per il bel viaggio.

  3. Avatar Angelo ha detto:

    Complimenti, deve essere stata un’esperienza unica che vi ha portato a conoscere parte importante della Sicilia e anche la mia Città, Caltagirone, a cui avete dato ampio spazio, grazie.

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