Itinerari

South Tyrol Trail (versione invernale)

South Tyrol Trail (versione invernale)

Non avendo potuto prendere parte alla partenza ufficiale del South Tyrol Trail dello scorso Luglio 2016 ho deciso di intraprenderlo in solitaria in dicembre in modo da testar la mia nuova FatBike Haibike FatCurve 6.30.
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Pre-partenza

Parto da Roma Termini la sera del 3 Dicembre, un misto di emozioni mi accompagna, eccitazione e un po’ di apprensione per la mia prima “sfida” invernale, il South Tyrol Trail magistralmente disegnato dall’amico Maurizio Deflorian.
Dopo un primo approccio non proprio confortante con il capo treno, infastidito di vedermi arrivare con una bici di quella stazza, riesco a convincerlo a farmi salire (il treno era semi deserto), smonto le ruote e impacchetto il tutto con nastro isolante e pluriball e, fortunatamente, trovo posto nello spazio riservato ai disabili.
Arrivo a Bolzano alle ore 22:30 e confermo all’Hotel Stamserhof che non sarei stato la prima delle 23:00. L’hotel si trovava ad Andriano (11 km da Bolzano). Rimonto la bici e via nella fredda notte, giungo in albergo e, dopo una doccia calda, cado in letargo e setto la sveglia alle 5 per prendere il treno che mi porterà a Merano ad incontrare Maurizio.

Partenza e primo giorno

Mi alzo prima che la sveglia inizi a suonare mi vesto e carico la bici. L’aria è molto fredda, non so esattamente i gradi ma diciamo che per un viterbese non sono temperature amichevoli. Arrivo che la stazione di Bolzano è aperta e per fortuna anche il bar, un cappuccino e un cornetto per scaldarmi e via sul treno.
Arrivo a Merano che il sole è alto e finalmente conosco la mente del Trail il famoso Maurizio Deflorian alias Nonnocarb. Si inizia a rompere il ghiaccio e due chiacchiere sulle bici e le Fat in particolare, di cui lui è il vero esperto ed io il vero neofita, rendono il viaggio fino a Malles piacevole e veloce.
Arrivati alla stazione di Malles, punto di partenza del Trail, prendo i due panini che saranno il mio cibo per l’intera giornata.

Iniziamo a pedalare in leggera salita su asfalto e dopo pochi metri entriamo in una foresta. Si sale ed ovviamente inizia a fare caldo. Arriviamo in cima e dopo uno sguardo al panorama inizia la discesa. Dopo alcuni sali e scendi arriviamo al primo punto di interesse del trail il Lago di Resia.

Alcune foto di rito di fronte al campanile romanico della chiesa del villaggio di Curon (XIV secolo) sono d’obbligo. Il campanile è l’unico elemento architettonico superstite del villaggio, che è stato sommerso attorno al 1950 quando si decise di usare i laghi di Resia e San Valentino alla Muta per produrre energia idroelettrica.
Dopo una breve sosta per mangiare qualcosa, ci lanciamo a pedalare sulla ciclabile e poi, salendo, su sentieri bellissimi e veloci, pochissimi i punti in cui ho dovuto rallentare o mettere i piedi a terra.

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La giornata prosegue tra chiacchiere, sentieri e salite e panorami mozzafiato.
Arrivati in uno dei tanti villaggi, noto delle maschere demoniache attaccate a dei pali e chiedo al mio cicerone cosa fossero, Maurizio mi spiega che sono i Krampus (non la 29+ della Surly) ovvero dei diavoli che cacciano i bambini cattivi nel giorno della festa di San Niccolò o San Nicola di Bari, una festa popolare che prevede uomini vestiti da demoni in giro a scorrazzare e a terrorizzare bambini.

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Dopo alcuni sentieri innevati arriviamo su un bel tratto di ciclabile dove lanciamo le nostre fat nel buio, infatti sono le 5 ed il sole è tramontato, Maurizio deve rientrare e gli sarò per sempre grato per questa piacevole prima giornata. Sono circa le 6, ci dividiamo, lui continua su ciclabile fino a Merano e a me spettano gli ultimi 30 Km per arrivare via sentiero in città. Inizio a salire e a percorrere i sentieri ma ad un certo punto mi prende fame e decido quindi di fermarmi per un pizza in un ristorante di un piccolo paesino a 20 km da Merano.
Ceno mi scaldo e via in solitaria nella notte stellata. Sento l’Adige alla mia destra e guardo il GPS, Merano è vicina. Giungo in città per le 8 è il momento di riposare e per questa notte ho trovato ospitalità in città da una amica della mia ragazza. Seconda cena a base di patate, uova e crauti, un the caldo e a letto.

Secondo giorno

La mattina mi alzo alle 7 ma me la prendo comoda e riparto attorno alle 8 con il sole già alto obiettivo Bressanone e 149 Km di traccia.
L’inizio è tutto in piano su ciclabili e lungo argini e meleti, ma il bello deve ancora arrivare, una bella salita per arrivare sopra ad Andriano, delle forestali stupende, Missiano, San Michele, San Giuseppe al Lago seguendo anche la strada del Vino. Mi fermo attorno alle 12 per mangiare in un forno e poi riprendo a pedalare fino a giungere a Cortina sulla strada del Vino da qua la ciclabile mi porterà verso Bolzano, così sembrava almeno, ma giunto a Monte Gmund ricominciano i sali e scendi e si entra nel bosco per godere della vista dei laghi di Monticolo si sale e si scende per forestali in boschi freddi ma meravigliosi che ti regalano sempre un sorriso sul volto.

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La parte più divertente è il sentiero a scendere verso l’Adige e Bolzano.
Arrivo in città attorno alle 4:30 ma non me la sento di continuare e decido di fermarmi a bere due birre, cenare e andare a letto. Anche stanotte si dorme al coperto.

Terzo giorno

Mi alzo alle 4 di mattina e dopo circa trenta minuti sono già in strada sulla gelida ciclabile che mi porterà a Bressanone; devo recuperare i 40 chilometri non fatti ieri e inizio a spingere sui pedali avvolto dal buio e dal freddo. I piedi purtroppo iniziano a congelarsi e verso le 6, fortunatamente, arrivo a Chiusa dove trovo un bar aperto, colazione e via gli scarponi per massaggiare i piedi che in circa 30 minuti tornano caldi e attivi. Pago e ringrazio la gentilissima barista.
Arrivo a Bressanone attraversando campi congelati e parti di ciclabile con la brina.

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Mi fermo per una seconda colazione in una pasticceria locale e via destinazione Prato Piazza, poco dopo Brunico, per godere il tramonto e fermarmi al rifugio.
Dopo pochi chilometri, devo fare i conti con la stanchezza e, soprattutto, con il freddo ai piedi che mi costringe a fermarmi spesso per scaldarli. Arrivo a Brunico attorno alle 3 dove mi fermo per mangiare della pizza e fare due chiacchiere con il simpaticissimo proprietario. Dopo la pausa ristoratrice valuto che sono ancora lontano da Prato Piazza e quindi decido di accorciare la tappa e puntare a Monguelfo. L’idea di dormire fuori passa immediatamente dopo la birra nel bar del paese e quindi trovo un albergo, cena e sveglia di nuovo alle 4 di mattina per salire e godermi l’alba da Prato Piazza.

Quarto giorno e arrivo

Parto dall’Hotel Goldene Rose che la temperatura a valle è tra -6 e -10 e inizio a pedalare su ciclabili e in boschi fitti e, dopo circa 1 ora, inizio a salire prima su asfalto poi su forestali e sentieri. Nel mio procedere lento ma costante intravedo sul sentiero una grande macchia bianca freno e noto che era una enorme lastra di ghiaccio spesso che dal lato sinistro copriva l’intero sentiero fino a sprofondare nel crepaccio alla mia destra. Mi armo di pazienza e individuo l’unico modo possibile per superare l’ostacolo; sulla sinistra, difatti, non c’è ghiaccio e i miei scarponi hanno presa così inizio a tirarmi su la bici e aggiro l’ostacolo incolume. Da qui in avanti dovrò fermarmi spesso e proseguire a piedi fino al Rifugio a 2.000 metri.

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Mentre salgo mi godo il sole che sorge e arrivo attorno alle 7 di mattina al Rifugio dove la signora, un po’ meravigliata di vedermi così presto, mi conforta con uno strudel caldo e cappuccino (da quando ero sveglio non avevo messo niente sotto i denti). Sento che ce l’ho fatta. Dopo essermi scaldato un po’ via in discesa verso Dobbiaco, obiettivo arrivare entro le 72 ore (tarderò di circa 30 minuti).

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Bellissimi sentieri e single track mi accompagnano in discesa. Raggiungo l’asfalto e la valle dove leggo l’insegna per il lago di Dobbiaco, le gambe girano meglio di ieri e via a tutta velocità per forestali innevate.

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Il lago è una enorme lastra di ghiaccio e alcuni parti di sentiero sono occupate da cannoni sparaneve in funzione e quindi devo fare delle piccole deviazioni per proseguire.
Arriverò al camping Olympia alle ore 10:30 dopo 72 ore e 30 di trail.

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Conclusioni

Il South Tyrol Trail è un percorso bellissimo che ha acquistato ancora più fascino perché affrontato da solo in condizioni climatiche non facili (ma neanche estreme) e con una bici molto divertente ma pesante. Unico rimpianto è non aver osato dormire fuori, ma mi rifarò.
Un grazie ancora a Maurizio per aver disegnato questo trail veramente godibile e bello e per avermi fatto da compagno, guida e Cicerone nell prima giornata.
Salvo impegni e imprevisti tornerò per tentare la versione Extreme il prossimo luglio.