Spagna: critiche alle norme “anti-ciclismo”, ritirato un divieto

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Da alcune settimane è in corso in Spagna un aspro dibattito in merito alle nuove norme sulla circolazione delle biciclette che l’Autorità Nazionale del Traffico vorrebbe introdurre. Si tratta di norme particolarmente restrittive che di fatto potrebbero penalizzare la diffusione della bicicletta come mezzo di spostamento urbano. Tra queste l’obbligatorietà del casco, l’obbligo di tenersi rigorosamente sul lato destro della carreggiata, il divieto, in particolari circostanze, di percorrere le strade di tipo A (Autovias) e quello per i minori di 14 anni di andare in bici se non accompagnati da un adulto. Se dopo le proteste sollevate dalle principali organizzazioni e associazioni pro-bici, il governo ha fatto marcia indietro almeno sull’ultimo divieto, quello riguardante i più piccoli, sulle altre proposte pare non ci saranno sconti. Per evitare che tali proposte diventino legge, l’associazione “ConBici”, una delle più attive in Spagna nella promozione e nella difesa del ciclismo, si sta adoperando con caparbietà per mettere in luce la debolezza delle nuove norme, le cui conseguenze – secondo ConBici – sarebbero tutt’altro che positive.

Il piano proposto dall’Autorità Nazionale del Traffico, inoltre, arriva come un fulmine a ciel sereno, perché disattende gli accordi presi nel corso degli ultimi anni tra governo, associazioni e rappresentanti dell’industria della bicicletta. Il punto di partenza per la riforma era stato infatti un documento stilato di comune accordo fra i tre soggetti con l’obiettivo iniziale di promuovere l’uso della bicicletta ed in generale di tutelare gli utenti più deboli della strada. Al momento della stesura definitiva e dell’invio ai media e al Ministero dell’Interno, però, tutte le voci che avrebbero garantito il raggiungimento degli obiettivi citati, incredibilmente scompaiono, e – lamenta il direttore tecnico di ConBici, Manuel Martin – ne vengono inserite altre che vanno esattamente nella direzione opposta. L’Autorità del Traffico – aggiunge Manuel Martin – ignora che tutti i gruppi di difesa del ciclismo, a seguito di diversi studi internazionali, sconsigliano l’introduzione dell’obbligatorietà del casco in ambito urbano seppur raccomandandone l’uso. Su questo punto hanno sollevato i propri dubbi anche diverse amministrazioni iberiche in cui il bike sharing si è affermato e che ora temono un crollo degli utilizzatori.

Possibile incostituzionalità delle norme. Un’altra via che starebbe sondando ConBici è quella di provare l’incostituzionalità delle norme proposte. Secondo l’associazione, l’articolo 55 e il secondo allegato entrerebbero in conflitto con la Costituzione spagnola poiché conferiscono all’Autorità del Traffico poteri decisionali, che in alcun modo può rivendicare, sull’uso eccezionale della strada, limitando la possibilità di riunioni e manifestazioni organizzate dai ciclisti. Anche la norma sul casco, sancita dall’articolo 179 del nuovo pacchetto, contraddice l’attuale legge sulla sicurezza stradale e soprattutto sulle ragioni per cui, finora, l’ipotesi dell’obbligatorietà è stata scartata.
L’associazione ConBici invita i cittadini iberici ed europei tutti a scrivere al Ministero spagnolo del Turismo, tramite questo modulo, per manifestare il proprio dissenso sulle proposte di legge e scongiurarne l’entrata in vigore.

Foto | andreascano.blog.tiscali

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