Letterina di Natale ad Ignazio Marino

lettera

In un periodo dell’anno in cui di norma si scrivono letterine a Babbo Natale, il collettivo romano di #salvaiciclisti ha preferito scrivere una lettera al sindaco Ignazio Marino, non per farsi portare dei regali sotto l’albero, ma per sollevare una questione all’apparenza irrisolvibile, quella del rapporto con l’amministrazione.

Anche se nel corso degli anni siamo stati obbligati a dotarci di competenze tecniche sulla mobilità, costretti a ciò dal trovarci perennemente di fronte a sistemazioni ciclabili raffazzonate ed inefficaci, #salvaiciclisti rimane un movimento di idee sostanzialmente politico, volto ad intervenire sull’idea di città e sulla sua percezione più che sui dettagli di realizzazione delle infrastrutture per la ciclabilità.

Quello che è invece mancato, fin dall’elezione del sindaco, è stato proprio il dialogo con la sfera politico-decisionale della città, che ci ha perennemente rimbalzato al “comparto tecnico” dell’amministrazione, dimostratosi del tutto incapace di recepire una visione politica della città, e men che meno di trasmettere tale visione ai decisori.

Diventa quindi ogni giorno più urgente ottenere un momento di dialogo “alto” con l’amministrazione, altrimenti i passi avanti fatti fin qui nell’elaborazione di strategie di intervento realmente fattive risulteranno vani. Strategie, sottolineo, non tecnicismi.

(la lettera che segue è stata inviata via posta elettronica domenica scorsa, non avendo avuto alcun riscontro abbiamo provveduto a consegnarla stamattina direttamente nelle mani del sindaco, in occasione della sua partecipazione al Bike-to-school)

Caro Sindaco

Venerdì sera abbiamo potuto constatare, per l’ennesima volta, come il tentativo di dialogo e confronto che da anni stiamo portando avanti con l’amministrazione non abbia sortito i risultati sperati. Riteniamo che ciò sia da imputare a problemi di comunicazione “verticale” dell’amministrazione stessa: il dialogo coi tecnici non è servito a far arrivare le nostre istanze all’attenzione degli organi politico/decisionali.

Di fatto come #salvaiciclisti abbiamo elaborato una visione rispetto agli interventi necessari per la messa in sicurezza del traffico di biciclette molto diversa dall’approccio classico alla mobilità leggera tanto caro ai tecnici comunali, fatto di piste ciclabili e segregazione dei flussi. Come dimostrano le esperienze dei paesi a ciclabilità evoluta, Germania, Olanda, Danimarca (realtà che abbiamo fatto nostre nel corso di viaggi in bicicletta, non soltanto leggendone sulle riviste), gli utenti in bicicletta devono ottenere una piena cittadinanza sulle strade, non venir relegati in spazi separati.

La sicurezza prodotta da tali soluzioni è infatti limitata al tempo trascorso percorrendole. Non appena se ne viene fuori il problema di convivere col traffico veicolare riesplode con ancor maggiore gravità. In aggiunta a questo, il tessuto urbano romano presenta forme di marcata discontinuità, tali da produrre situazioni di traffico molto diverse: non si possono applicare gli stessi criteri d’intervento ad una viuzza secondaria di zona residenziale, ad un’arteria a grande scorrimento e men che meno alle innumerevoli “strozzature” della rete viaria. Problemi diversi richiedono approcci diversificati.

Le azioni da intraprendere dovranno tener conto di queste diversità

1) moderazione delle velocità e zone 30 nelle aree residenziali
2) messa in sicurezza immediata dei punti critici di riconnessione tra quartieri
3) sistemazione delle grandi arterie per i tragitti di lunga percorrenza

L’ordine nelle priorità di intervento dovrà altresì essere determinato dalla complessità dell’operazione da intraprendere:
– le zone 30 hanno modalità di definizione e realizzazione estremamente rapide
– le criticità nelle connessioni tra quartieri richiedono un’analisi puntuale delle singole situazioni, ma affrontabili con soluzioni di facile progettazione e cantierizzazione (vedasi il caso di Santa Bibiana)
– la sistemazione delle grandi arterie è, al contrario, molto più complessa e richiede tempi di elaborazione, comunicazione alla popolazione e messa in opera drammaticamente più lunghi (vedasi il pluriennale tira e molla ancora irrisolto della Ciclabile Nomentana).

Da quello che si è visto fin qui le linee d’intervento dell’assessorato alla mobilità puntano molto sulle classiche “piste ciclabili” (che nella realtà romana hanno dimostrato di essere di difficile implementazione e scarsa efficacia), attuano una insufficiente implementazione delle zone 30 e della moderazione delle velocità ed ignorano completamente il tema delle ricuciture territoriali.

Proprio su quest’ultimo tema si è sviluppato il nostro più recente lavoro di analisi territoriale. Da ciclisti quotidiani abbiamo ben presente come le situazioni di rischio tendano a concentrarsi in zone spazialmente molto circoscritte e facilmente individuabili. Andare ad intervenire al di fuori di esse produce solo una perdita enorme di tempo, denaro, ed in conclusione soluzioni spesso insoddisfacenti, quando non del tutto inutili.

Non è un caso se la “provocazione” dei cittadini abbia puntato sul tunnel di Santa Bibiana, perché quel nodo viario rappresenta il “collo di bottiglia” attraverso il quale transitano gli spostamenti in bici tra due interi quartieri. Un’azione tesa a dimostrare come molte fra le richieste dei ciclisti possano essere accolte con poca spesa, minimo “fastidio” ed in tempi rapidissimi.

Ci terremmo ad incontrarla per esporle il nostro punto di vista sulla possibilità di realizzare rapidamente una grande quantità di “microinterventi” in grado di dare un forte impulso all’uso della bicicletta in città.

Restiamo in attesa di un suo cortese riscontro.

(alcuni nomi)
Movimento #salvaiciclisti

Fonte | Mammifero Bipede

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