Nel mio inesausto tentativo di comprendere l’origine dei guasti del paese in cui vivo, finisco sistematicamente per trovarmi di fronte a contraddizioni la cui assurdità sfugge pressoché a tutti. Oggi mi sono imbattuto in un paradosso legato al traffico.
Il traffico è il prodotto di un numero eccessivo di veicoli privati che intasano la rete stradale di una città, rendendola inadeguata a svolgere un’efficace funzione viabilistica. Il problema, nel corso dei decenni, è stato affrontato in svariati luoghi con approcci diversi, inevitabilmente con risultati altrettanto diversi.
L’approccio più sbagliato ed inefficace è risultato quello di ampliare le strade. Strade più ampie consentono nell’immediato un transito più veloce, ma l’effetto sul medio-lungo periodo è quello di attrarre altro traffico, sicché dopo poco il problema si ripresenta.
Un approccio più valido ed efficace consiste nel contingentare il numero di veicoli circolanti, in modo da non raggiungere mai la saturazione della rete stradale. Questa è la soluzione messa in campo a Zurigo, ma necessita di un investimento in tecnologie non banale.
Un altro approccio consiste nell’ottenere una minor frequentazione dei centri urbani imponendo una tariffazione ai transiti (esempio: la ‘congestion charge’ londinese) e/o alla sosta. Tutte le forme di tassazione diretta inducono un disincentivo all’uso dell’auto privata che va a favore dell’utilizzo del trasporto pubblico. Quest’ultimo risulta ulteriormente avvantaggiato dalla riduzione dell’occupazione massiva delle strade da parte dei veicoli privati. Su questo c’è davvero poco da discutere: il trasporto pubblico non ha modo di essere efficace se non è in grado di spostarsi velocemente su strade permanentemente intasate.
La diminuzione dell’offerta di sosta
Un ulteriore disincentivo all’uso dell’auto privata consiste nella diminuzione dell’offerta di sosta. Non poter parcheggiare l’auto una volta arrivati a destinazione avvantaggia le forme di trasporto che non hanno necessità di spazi di sosta permanente, come autobus e taxi. In conseguenza di ciò molte città europee si stanno muovendo in questa direzione, registrando un conseguente trasferimento dell’utenza dall’auto privata al trasporto pubblico.
Purtroppo in Italia questo non si riesce a fare, perché l’offerta di sosta rientra nella nozione di ‘standard urbanistico’, e non è derogabile. In soldoni i cittadini italiani hanno, per legge, ‘diritto’ a poter parcheggiare l’auto più o meno gratuitamente ovunque (decreto interministeriale 2 aprile 1968, n. 1444). Oltre a ciò sono obbligati a spendere più del necessario per comprar casa, perché le nuove edificazioni devono obbligatoriamente disporre di posti auto, anche se gli acquirenti non ne possiedono (legge n°122 del 24 marzo 1989 – c.d. Tognoli).
Questa offerta obbligata di servizi a favore dei possessori di automobili produce quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni: un utilizzo smodato ed irragionevole dell’auto privata, con conseguenti traffico, intasamento della rete viaria, inquinamento ed inefficienza del trasporto pubblico. Una forzatura legislativa che ha fortemente spinto la convinzione che l’automobile sia il mezzo più efficace per spostarsi, semplicemente creandone le condizioni, a danno dell’efficienza dei servizi di trasporto pubblico, della salute e della vivibilità delle città.
Ciò che osserviamo all’estero, in questi anni di impegni per il clima e lotta alla congestione dei centri urbani, in Italia è vietato per legge. Tutte le grandi e medie città europee stanno efficacemente combattendo l’uso eccessivo di auto private semplicemente dismettendo le facilitazioni ad esse connessi, mediante la riduzione della disponibilità di sosta su suolo pubblico, la tariffazione dell’utilizzo delle sedi viarie e la tassazione diretta dei costi sociali connessi all’uso di autovetture (perdita di ore lavorative, spese sanitarie ed infrastrutturali, ecc.). Molti di questi interventi, in Italia, sono impediti dalla legislazione corrente.
Se a Londra Renzo Piano ha potuto costruire The Shard, un grattacielo con 1500 uffici praticamente privo di parcheggi (solo una quarantina di posti riservati ai disabili), in Italia ciò non sarebbe stato possibile. La nostra legislazione avrebbe obbligato a realizzare contestualmente migliaia di posti auto, producendo un aumento dei costi degli uffici e l’affollamento quotidiano di migliaia di autovetture in movimento sulla rete cittadina.
Semplificando molto: la normativa attualmente vigente crea le condizioni che rendono disfunzionali i centri urbani. Gli standard urbanistici, ideati più di mezzo secolo fa, ad oggi di fatto impediscono alle città di funzionare. Le leggi, paradossalmente, negano ai cittadini italiani il diritto a vivere in città efficienti sotto il profilo della mobilità.
Sull’importanza della gestione della sosta leggi anche: “Se anche l’Economist dice: meno parcheggi per auto“
Non sono d’accordo co il commento di Mariob. Qui si parla, tra le altre cose, di rendere il possesso e l’uso dell’auto più costoso. Un lusso e come tale inutile. Come con l’aumento delle sigarette. Non è detto che le entrate per lo stato diminuiscano. Chi proprio non potrà fare a meno dell’auto pagherà anche per chi invece se ne è liberato.
Inoltre, parlando di PIL, penso che avere delle città più efficienti ne modificherebbe il valore.
Ogni auto presente sul territorio italiano genera gettito fiscale (iva ,accise, bolli, multe, spese burocratiche….).
Ridurre il n° dei veicoli sul territorio equivale a diminuire le entrate dello stato e modificare di conseguenza in peggio il rapporto deficit\pil.
Se in parallelo si aumentano le spese per investimento nel settore del trasporto pubblico si porta la finanza pubblica verso il default perchè diminuiscono le entrate e aumentano le uscite.
Per cui tutto resta così come è ora (disgraziatamente)
La pianificazione urbanistica a Roma non è praticamente esistita. Si è lasciato che i costruttori edificassero città intere completamente irraggiungibili da trasporto pubblico di qualità, col risultato che quotidianamente fiumi di veicoli si spostano da un capo all’altro della città, spostando persone nella maniera più inefficiente possibile. Ovvio che ‘The Shard’ non avrebbe senso lontano da un nodo di scambio di trasporto su ferro in grado di servire diverse linee di metropolitane, tram e bus. Ma cos’abbiamo di analogo a Roma? Te lo dico io: la Stazione Termini. E cosa stiamo costruendo sopra la Stazione Termini? Un parcheggio per 1500 posti auto, che porterà nel centro città, nel punto meglio servito dal trasporto pubblico, ulteriori migliaia di veicoli!!! Scelte dissennate delle precedenti amministrazioni che a breve mostreranno la propria totale insensatezza.
Bravo, concordo pienamente. Solo qualche nota:
– non abbiamo una rete seria di metropolitane;
– anche la pianificazione urbanistica aggrava la situazione. Se realizziamo The Shard a Tor di Valle invece che, ad esempio, a Pietralata, certo che poi serviranno migliaia di parcheggi per consentire a chi ci va di usare l’auto.