Liberiamo le città dalle auto: la petizione
Riceviamo dal nostro lettore Stefano Minà e volentieri pubblichiamo
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Liberiamo le nostre città dalle auto! O almeno dallo smog!
Beh già il titolo non è stato banale da scegliere. Ma andiamo con ordine.
La cittadina dove abito, Giussano, un medio centro della provincia di Monza e della Brianza, ha subito negli ultimi anni quella trasformazione strisciante e “silenziosa” che le metropoli ed i centri più grandi hanno affrontato un po’ prima, consentendo loro di procedere anche ad alcune misure di contenimento. Questa trasformazione si chiama “motorizzazione”, e, a seconda delle dimensioni della città che lo subisce, si raggiunge prima o poi la saturazione. Che significa code infinite alle ore di punta (e non solo), soprattutto verso determinate mete, impossibilità di trovare parcheggio (ad ogni ora), fame di spazi da dedicare ai parcheggi, inquinamento, rumore, aumento dei casi di malattie dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, e via dicendo.
Queste trasformazioni sono estremamente dannose perché sono lente, molto difficilmente reversibili e soprattutto perché inducono nelle persone abitudini ed atteggiamenti anche questi molto difficili da estirpare.
Facciamo un piccolo esempio: che male faccio se per andare a prendere il pane a 5 minuti (a piedi) da casa prendo l’auto? È così comoda! Chi me lo fa fare a prendere freddo, fare fatica a camminare, magari piove pure. Entro nella mia auto dal box, parcheggio davanti al panettiere e non faccio alcuna fatica.
Perfetto. Questa abitudine, apparentemente innocua se praticata da un singolo individuo su un’isola deserta, diventa insostenibile se praticata da ciascun individuo abitante in un moderno nucleo urbano.
Ma il grande problema non è tanto l’abitudine in sé, quando la cieca convinzione che la via della motorizzazione (sempre maggiore oltretutto) sia l’unica percorribile nel presente e nel futuro. Nessun cittadino comune si sogna di vedere una “demotorizzazione” guidata come una evoluzione nel suo stile di vita e nel suo livello di benessere.
Che è invece una innegabile evidenza non solo in molte grandi città europee, che hanno affrontato questo tema con minori pregiudizi (anche se non senza grosse difficoltà, si vedano le proteste dei cosiddetti “gilet gialli”) ma anche, ormai, in molte città italiane dove, complici anche sistemi di trasporti pubblici già consolidati, efficienti e capillari, la mobilità attiva è addirittura la regola (ad esempio a Ferrara).
Si crea quindi questo grande circolo vizioso in cui gli amministratori e i politici a tutti i livelli sarebbero chiamati a “imporre” misure di salute pubblica (ormai dobbiamo parlarne in questi termini) ma allo stesso tempo sono espressione, al momento del voto, di una mentalità imperante che non vuole “tornare indietro” rispetto a comodità che ritiene ormai irrinunciabili.
Quando qualche settimana fa presso la sala consiliare della mia città sono volati gli stracci fra la lobby dei commercianti locali (lo scrivo senza acrimonia, come termine tecnico) e gli amministratori che proponevano l’istituzione della ZTL nel centro storico (un piccolo passo in avanti, visto che di ZTL ormai se ne parla da anni), e i commercianti hanno presentato una petizione di più di 800 firme per aumentare i parcheggi intorno allo stesso centro, per raggiungere meglio gli esercizi commerciali e non subire la concorrenza dell’ipermercato fornitissimo di parcheggi, mi si è accesa una lampadina.
E se ci fossero più di 800 persone che la pensano in maniera diversa? Che pensano invece che sia giusto “andare avanti tornando indietro”, cioè recuperando dal “passato” modalità di mobilità più compatibili e più umane?
Da qui la decisione di smuovere qualche coscienza mettendo sullo stesso piatto quello al quale siamo più disposti a rinunciare: un viaggio su una comoda carrozza a motore (possibilmente da soli) oppure la vivibilità delle nostre città e la salute e la sicurezza per noi ed i nostri figli.
Sembra un obiettivo ambizioso liberare i nostri centri dalle auto, ma con un minimo di apertura mentale e di voglia di mettersi in discussione possiamo veramente rendere le nostre città molto più belle e vivibili di come sono diventate, rendendole anche più funzionali, salutari e (udite udite) aumentando il valore degli immobili esistenti. “Semplicemente” spostando le auto da un’altra parte!
Ringrazio tutti coloro che vorranno supportare questa petizione e proposte simili da qui in avanti e chiedo a tutti voi di mettere, ciascuno nella sua realtà, lavorativa, associativa, parrocchiale, musica, sportiva, il piccolo seme di una nuova mobilità.
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Stefano Minà
Sustainable mobility promoter
Firmato. Condivido appieno ciò che hai scritto.
La qualità della vita in ambito urbano tocca tutti. Non è accettabile che gli argomenti di pochi, per altro assai discutibili, prevalgano sull’interesse della collettività.