Cambogia in bici tra palme, spiagge e acquazzoni

Ci troviamo a Phnom Penh, la piacevole capitale cambogiana sulla sponda del fiume Tonle Sap. L’abbiamo assaporata nella forma caotica e trafficata nei primi giorni e poi semi-deserta per il capodanno Khmer. La lasciamo il 15 aprile, ancora tranquilla perché i festeggiamenti dureranno fino al 19 e molti cambogiani rimarranno fino ad allora nei villaggi di provenienza con le famiglie o al mare. È un piacere uscire da una capitale senza doversi districare nel traffico mattiniero.

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Siamo diretti a Sud, verso il mare del Golfo del Siam, che ormai dista pochi chilometri, e poi seguiremo la costa verso ovest fino al valico di confine con la Thailandia. La Cambogia vanta alcune spiagge incantevoli con mare cristallino, sia sulle isole che sulla terraferma: abbiamo intenzione di non farcele scappare.
Percorriamo i primi 70 km sulla National Highway n.2, che ha l’asfalto in cattive condizioni e la carreggiata stretta. Attraversiamo diversi villaggi e cittadine in cui il mercato locale si svolge subito a lato della strada principale, creando ingorghi e impedimenti, ma anche scene davvero folkloristiche.

Il paesaggio attorno a noi non è particolarmente interessante perché urbanizzato per la maggior parte dei chilometri, ma prima di arrivare a destinazione decidiamo di avventurarci per vie traverse e rompere la monotonia di questa strada. In Cambogia è rischioso azzardare tragitti secondari perché ci si imbatte molto facilmente in strade dissestate o sterrate, con i conseguenti rallentamenti. Ecco infatti che l’asfalto ci saluta e troviamo, al suo posto, un sentierino polveroso tra la boscaglia e piccolissimi villaggi. La gente è in festa, per lo più sta banchettando sotto le proprie case a palafitta con la famiglia; alcuni ballano a ritmo di musica e la maggior parte ha una birra in mano. Ci invitano ad unirci a loro in un clima davvero spensierato. Poi attraverso specchi d’acqua e ninfee che si estendo a perdita d’occhio raggiungiamo Takeo.

For a piece of cake - Da Cesena a Singapore in bicicletta

Poco prima di sera, non appena le temperature concedono una tregua, la città si accende per i festeggiamenti del capodanno khmer: bancarelle, cibo di strada, giostre e fuochi d’artificio occupano la strada a ridosso del lago con luci e musiche gioiose.
Quando ripartiamo da Takeo siamo elettrizzati: i prossimi 100 km ci condurranno al mare, e più precisamente a Kep, dopo quasi tre mesi dall’ultima spiaggia birmana.

Iniziamo la giornata sulla strada n.2, ma dopo una ventina di chilometri svoltiamo a destra sulla 126, sterrata e polverosa. La campagna attorno è verdissima e punteggiata di palme dal fusto molto alto. Arrivati a Tani ci immettiamo sulla National Road 31 e la seguiamo attraverso Banteay Meas, Kampong Trach e Damnak Chang’aeur. Incontriamo un discreto traffico e arrivati a Kep scopriamo perché: è domenica e la località è completamente invasa da famiglie cambogiana che fanno pic-nic con vista mare. Pick-up, camion e auto stipati di persone e di viveri intasano il lungomare da alcuni giorni per i festeggiamenti legati al capodanno khmer. La cittadina di mare pacifica e verdissima dei ricordi di Riccardo si è trasformata, in questo periodo, in un inferno di tendoni, plastica, lattine e mucchie di sporcizia. Almeno la collina al centro della penisola e le sue impervie viuzze sterrate mantengono intatto il proprio fascino tropicale, lontano dalla frenesia della spiaggia. A fine giornata il sole tramonta sul mare con sfumature stupende.

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Quando ripartiamo da Kep abbiamo in programma una tappa brevissima, di appena 20 km in una bella campagna dai colori accesi, per fare sosta a Kampot, località turistica sulle sponde del fiume Preaek Tuek Chhu. Qui troviamo delle belle guest house nella campagna che affacciano sul fiume e i canneti. Impossibile non rilassarsi in un’atmosfera così tranquilla. Noi riposiamo le gambe per la tappa successiva, che sarà di oltre 100 km. Prendiamo la National Highway 3 che è attualmente interessata da lavori stradali per un lungo tratto e ci ricopriamo di polvere e sabbia rossa. A Prey Nob, dopo una cinquantina di chilometri, imbocchiamo la National Highway 4, che porta a Sihanoukville. Poco dopo aver superato l’aeroporto svoltiamo a sinistra in un vicoletto sterrato che finalmente ci fa vedere il mare della baia alla nostra sinistra. Il percorso rosso corre in mezzo alla vegetazione e poi si inerpica su per una salita ripidissima dove siamo costretti a spingere a braccia le biciclette.

sterrato

Il sole di mezzogiorno rende tutto più complicato, ma stringiamo i denti e attorno alle 13 arriviamo all’incantevole e selvaggia spiaggia di Otres. Questa si divide nelle parti 1 e 2; entrambe offrono ristoranti e semplici bungalow in riva al mare, tra le palme, le altalene e la sabbia bianchissima. Il mare è cristallino, l’acqua davvero calda in questo periodo dell’anno. A coronare il paesaggio ci sono tre isolette verdissime a pochi chilometri dalla costa. Ci prendiamo tre indimenticabili giorni di riposo.

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Dopo Otres ripartiamo in direzione di Sihanoukville, dove ci si può dimenticare della rilassata vita degli ultimi giorni. Anche qui c’è una bella spiaggia e acqua limpida, ma la città è caotica e tristemente famosa quale meta per il turismo sessuale. Gli occidentali scorazzano sui motorini in compagnia di giovani asiatiche e i cambogiani sono intenti a fare affari con i viaggiatori più sprovveduti. Proseguendo a Nord su Tomnub Rolork Road, oltre la zona del porto, troviamo un’altra spiaggia dai colori incredibili: Prek Treng. Solo pochi cambogiani ci fanno il bagno e qualche semplice baracca offre pasti e amache all’ombra degli alberi. Non ci sono alloggi nei paraggi.

spiaggia Prek Treng

A seguire comincia una zona industriale poco piacevole e la strada si distacca dalla costa. Vorremmo svoltare a sinistra in direzione di Kaev Phos e fermarci lì per la notte, ma quando raggiungiamo lo svincolo scopriamo che si tratta di una strada sterrata e soprattutto il temporale ci sta incalzando dalle spalle. Cambiamo i programmi e proseguiamo dritto fino alla più vicina Veal Renh, dove la pioggia ci raggiunge presto e fa saltare svariate volte la corrente elettrica dell’intera città.

Quando ripartiamo ci immettiamo di nuovo sulla National Highway 4, ma questa volta in direzione nord, verso il confine con la Thailandia di Koh Kong. A lato della strada ci sono delle piantagioni fittissime di palme che creano un’ombra densa e fresca dove fare qualche sosta. Dopo una quarantina di chilometri, alla rotonda, lasciamo lo stradone che prosegue verso Phnom Penh e svoltiamo a sinistra in direzione di Srae Ambel. Di qui la strada comincia a superare alcuni dislivelli, senza mai salire davvero in quota.

temporale in arrivo

Un altro acquazzone ci fa fermare sotto la tettoia di un ristorantino, dove dei bambini ci offrono sedie e té per ingannare l’attesa. L’ospitalità di questo popolo, dopo quasi un mese di pedalate cambogiane, continua a lasciarci senza parole.
Attorno a metà giornata raggiungiamo la piccolissima Andong Terk dopo oltre 90 km e ci fermiamo qui per il resto della giornata. Il ponte sul fiume Phipot regala uno scorcio bellissimo sulle abitazioni galleggianti della cittadina e sulla folta vegetazione che la circonda.

La sera tutto si spegne molto presto e nessun ristorante sembra disposto a cucinarci del riso o dei noodles con le verdure. Siamo costretti a mangiare da quei pentoloni (tutti rigorosamente di carne) che per tutto il giorno vengono tenuti fuori dal frigorifero con questo caldo torrido.
Insomma, di nuovo febbre e gastroenterite per Chiara. Il giorno seguente fermiamo un pick-up e ci carichiamo le biciclette fino a Koh Kong, 100 km più a nord, dove un ospedale potrebbe fornirci le cure eventualmente necessarie. Questo tratto di National Road 48 è piuttosto selvaggio e desolato, con soli due piccoli villaggi separati da colline verdissime.

L’asfalto è in buone condizioni, ma la tappa sarebbe stata piuttosto impegnativa senza soste intermedie. Una volta raggiunta Koh Kong Chiara si cura per due giorni a suon di pillole e riposo. La città è circondata dal verde e da una bella foresta di mangrovie con un percorso attrezzato pochi chilometri a sud del centro. Il lungo fiume vanta una piacevole vitalità serale, con bancarelle, ristoranti e musica.
Quando lasciamo la città solo 10 km ci separano dal confine con la Thailandia: in alcuni punti intravediamo il mare, di un blu invitante, mentre tutto il resto è verdissimo.
Arrivederci Cambogia, sicuramente torneremo a trovare i tuoi sorrisi amichevoli e i tuoi colori intensi.

 


piece_of_cake_thumb-1-699x366Siamo Chiara e Riccardo; abbiamo lasciato Cesena venerdì 10 giugno, direzione Singapore! Il nostro progetto si chiama ‘For a piece of cake’, perché la torta, per Chiara, diabetica di tipo 1 dall’età di 11 anni, è un piacere da conquistare con dosi extra di insulina o attraverso l’esercizio fisico, l’ingrediente principale di questa lunga avventura.

È possibile seguire la nostra avventura anche su:
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