Cicloturismo

Come calcolare il livello di difficoltà di un itinerario ciclistico

“Vieni a fare un giro con noi? Facciamo un giro facile!”

Quante volte ci siamo fidati di qualcuno che ci ha sedotto con questa frase e poi ci siamo ritrovati a scalare salite infinite su pietrisco sconnesso, concludendo il giro con la lingua di fuori e un numero a tre cifre sul contachilometri?

Al di là della cattiveria dei compagni di uscita, spesso il problema di fondo è che ciò che è facile per qualcuno può essere proibitivo per qualcun altro, mentre un percorso impegnativo per un neofita può essere di una noia mortale per chi pedala da molto tempo.

difficoltà percorso ciclistico

Sarebbe bello quindi provare a metterci d’accordo e trovare un modo per definire in modo comprensibile il livello di difficoltà di un itinerario.

Il problema è che per farlo dobbiamo prendere in considerazione una serie di variabili tra loro correlate: se decidessimo, per esempio, che il riferimento debba essere la lunghezza del percorso, ci troveremmo a definire come facile l’ascesa allo Stelvio, in fondo si tratta di soli 22 km.

Viceversa, se considerassimo solo il dislivello positivo, bolleremmo come facile una pedalata Torino-Ravenna: un “piattone” di 400 km.

Ma anche considerando entrambe queste due variabili non potremmo arrivare a conclusioni soddisfacenti perché due percorsi della stessa lunghezza e con lo stesso dislivello possono variare notevolmente se il fondo è asfaltato oppure sconnesso con radici e pietre a sbalzo, senza poi considerare la tecnica necessaria per affrontare le discese.

difficoltà percorso ciclistico

La questione si fa complessa e l’equazione diventa sempre più complicata, ma si può provare a risolverla, in un modo o nell’altro.

Potremmo quindi dire che il livello di difficoltà di un percorso è funzione della lunghezza del percorso, del dislivello positivo, del fondo stradale e del livello di tecnicità delle discese.

A questo punto basterebbe associare a ogni voce della funzione un peso specifico nell’equazione, che potrebbe essere così rappresentato:

– distanza= 25% della difficoltà;

– dislivello= 35% della difficoltà;

– fondo= 25% della difficoltà;

– tecnica = 15% della difficoltà.

Presa per buona questa suddivisione della difficoltà per ambiti, bisogna trovare un’unità di misura comune a tutte le voci: la distanza viene infatti espressa in chilometri; il dislivello in metri; il fondo in asfalto, sterrato, accidentato, molto accidentato; mentre la tecnica può essere espressa in facile, media, difficile, molto difficile.

Una soluzione potrebbe essere di esprimere il tutto in  centesimi, quindi un terreno assolutamente impraticabile avrebbe un coefficiente 100, mentre la pista del Vigorelli avrebbe coefficiente 1; viceversa la nostra Torino-Ravenna avrebbe un coefficiente di tecnica pari a 1, mentre un fuoripista in downhill con pendenze al 60% avrebbe un coefficiente di tecnica pari a 100.

E la distanza?

La distanza potrebbe essere espressa in percentuale rispetto al massimo fattibile in un itinerario cicloturistico senza essere dei campioni di ultracycling. Per semplicità potremmo porre questo limite massimo a 150 km. In questo modo basta dividere il n km da percorrere per 150 km e avremmo un valore in centesimi da utilizzare. Un percorso di 30 km avrebbe quindi un coefficiente pari a 20.

Analogamente il dislivello potrebbe essere espresso in percentuale rispetto al massimo fattibile da un cicloturista che non sia la reincarnazione di Pantani. Io setterei questo valore (in modo arbitrario) a 4.000 metri di dislivello positivo. In questo modo, un percorso con 1000 metri di dislivello avrebbe un coefficiente di difficoltà relativa al dislivello pari a 25.

Prese per buone queste premesse potremmo quindi tentare di risolvere l’equazione che avrebbe quindi questa forma:

difficoltà itinerario ciclistico

A questo punto il risultato finale dovrebbe essere un numero compreso tra 0 e 100 e che potrebbe essere letto così:

< 15 = facile

16-30 = medio

31-60 = difficile

> 61 = molto difficile

Per valutare la correttezza di queste formule ho provato a ipotizzare una serie di scenari che vanno dalla passeggiata al parco con la famiglia fino alla Hero, passando per la maratona delle dolomiti e altre attività che ho svolto in prima persona consultando il mio profilo Strava.

E funziona.

Certo, molto dipende dalla correttezza dei dati di input che inseriamo, soprattutto per quanto riguarda il fondo stradale e il livello di tecnicità delle discese, ma un risultato poco corretto è sicuramente meglio di nessun risultato.

Perché questa formula è utile

Questo tipo di formula, oltre a essere utile per valutare le proposte che ci arrivano da amici o presunti tali che ci invitano a fare un giro, è di fondamentale importanza per chi vuole offrire dei pacchetti cicloturistici e non sa come categorizzare i percorsi senza essere vittima del libero arbitrio di chi lo vende che può essere uno che ha il fiatone quando fa le scale, oppure uno che ha finito la Parigi-Brest-Parigi senza fermarsi neppure a fare la pipì.

Se poi chi si occupa di cicloturismo vuole conoscere qualche altro trucco del mestiere, può frequentare i nostri corsi dedicati alla progettazione e promozione del cicloturismo.

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