Itinerari

Gran Bretagna Coast to Coast in bici

Gran Bretagna Coast to Coast in bici

Giorno 0

Attrezzature ciclismo

Tutto è pronto, la bici è stata revisionta da poco e ho con me il libro The Ultimate C2C Guide: Coast to Coast by Bike (Amazon, £11.35). Il C2C ha due inizi (Workington o Whitehaven) e due arrivi (Sunderland o Newcastle). Nel libro ci sono cartine dettagliate e descrizioni minuziose, è comodo da consultare anche pedalando, l’unico aspetto negativo è che le mappe non mostrano i rilievi del terreno. A inizio capitolo c’è l’altimetria della tappa, ma bisogna continuamente sfogliare la pagine per consultarla. Oltretutto le mappe coprono un’area limitata al percorso segnato, quindi se ci si perde non sono di molto aiuto (e la copertura telefonica è scarsa!).
Io faró il percorso Whitehaven-Sunderland. Lascio una soleggiata e temperata Leicester in treno e lentamente, mentre mi sposto verso Nord, un po’ della mia eccitazione ed entusiasmo lasciano spazio alla preoccupazione per il viaggio da affrontare. Certo, sono ben consapevole che sto per iniziare un’avvenutra impegnativa, ma guardando i paesaggi che sto attraversando mi chiedo se non abbia sopravvalutato le mie capacitá e preso questa avventura troppo alla leggera.
Arrivo a Whitehaven poco prima delle 8 di sera e passo la notte in un B&B economico non essendoci campeggi nei paraggi.

Mappa

Altimetria

Profilo altimetrico

Traccia GPS (.gpx e .kml)

Giorno 1

Il primo giorno mi alzo prestissimo e vengo salutata dall’albergatore con un sincero “spero che il tempo resti buono, e che piova poco”.
Invece di mettermi di buon umore, scattano due campanelli d’allarme:
1. Resti buono? E’ scuro e grigio e ci sono 4 gradi!
2. Il pensiero di 3 giorni senza pioggia è davvero cosí lontano dalla realtá che l’unica cosa che puó essere auspicata è POCA pioggia?
Scaccio questi pensieri, e prima delle 8 sono in sella alla bici per le foto di rito al molo di Whitehaven. Tradizione vuole che la ruota posteriore della bici venga inzuppata nell’acqua del mare irlandese alla partenza, mentre quella anteriore nel mar del Nord all’arrivo. Il molo è sdrucciolevole, e io con le scarpe con la suola di gomma rischio seriamente di finire in acqua con la bici prima ancora di iniziare. Faccio una foto in fretta e parto, con le gambe che tremano un po’ per lo spavento preso, un po’ per il freddo. Questa sará una costante per i prossimi 3 giorni, questo freddo non me l’aspettavo.

C2C

Per i primi 10-15 km si segue una pista ciclabile che porta fuori dal villaggio, poi si entra nel Lake District. E’ il parco nazionale piú grande d’inghilterra, una regione montuosa caratterizzata da circa 20 laghi, che è stata fonte di ispirazione per molti poeti inglesi del 1900. Nonostante sia abituata alle campagne inglesi, la prima cosa che mi colpisce è la calma e il silenzio dei posti che sto attraversando. Non c’è nessuno, solo io. Vengo distratta dal verde vivo che mi circonda, dalla vista dei primi laghi e dalle vallate punteggiate di ginestre. Finora il percorso è stato ben segnalato dagli adesivi del National Cycle Network e il libro suggerisce che dovrei presto scendere al Loweswater lake, quindi mi tuffo in una discesa che mi porta al livello del lago… Che ben presto scopro peró essere quello sbagliato, sono a piú di 10 km (per la maggior parte di salita) da dove credevo di essere. Ho pedalato poco più di 20 km in tutto, ho freddo, attorno a me non c’è nessuno, il paesaggio è affascinante ma inospitale, non ho l’attrezzatura adatta a queste condizioni, e mi chiedo se ho fatto un grande errore. Sono solo all’inizio ma è forse il momento di sconforto più grande di tutto il viaggio.
Per la seconda volta in poche ore scaccio questi pensieri e comincio a spingere la bici in salita, cercando di rimanere positiva.
Finalmente prendo la discesa giusta, passo attraverso un villaggio deserto, raggiungo il lago e mi fermo in una fattoria-pub che sembra essere aperta. Mi siedo accanto alla stufa e assaggio il mio primo pickled egg (uovo sodo sotto aceto), specialità che si puo’ trovare solo in pochi pub vecchio-stile.

Biclicletta

Riscaldata e rifocillata riparto pronta per affrontare la salita che mi porterá al Whinlatter Forest Park. Si sale principalmente lungo una pista ciclabile di gravel attraverso la foresta. Una volta raggiunto il Visitor Centre si comincia a scendere attraverso sentieri e poi strade secondarie per arrivare a Keswick.
Keswick e’ il centro principale della parte Nord del Lake District. Oggi è un fermento di gente ed attivitá in netto contrasto con la calma che ha caratterizzato la prima parte della mia giornata. Mi fermo per un pranzo veloce e studio il percorso da seguire. Si puó salire una collina oppure si seguire una vecchia linea ferroviaria. Senza esitazioni scelgo la seconda opzione (pianeggiante!) per scoprire dopo un paio di km che la pista è interrotta per crollo di un ponte. Dietrofront, e affronto la salita che avrei voluto risparmiarmi. La fatica è peró ricompensata dall’arrivo al Castlerigg Stone Circle, un cerchio di circa 30 metri in diametro, costituito da 40 massi di 2 metri, probabilmente costruito 4000 anni fa. La funzione di questo cerchio è ignota, rendendo il sito spettacolare e misterioso.

Paesaggio brullo

Seguono una decina di km in una pista ciclabile non particolarmente piacevole, perchè lungo una superstrada, ed infine 15-20 km di discesa per arrivare a Penrith, dove ho deciso che passeró la notte. Trovo un campeggio a circa 3 km dal centro, ci sono un sacco di camper ma sono l‘unica in tenda! Io non sono un’amante del campeggio nella migliore delle situazioni, non dormo mai bene in tenda, odio spacchettare e soprattutto rimpacchettare tutto il giorno dopo, non sopporto il freddo e l’umiditá… Ma è un prezzo che, di solito, sono contenta di pagare per essere completamente indipendente. Viste le condizioni metereologiche, questo è il momento che ho segretamente temuto di piú per tutta la giornata. Dopo una doccia calda e una cena a base di Cumberland sausage mi chiudo in tenda, pensando che mal che vada mi sarei rifugiata nella casetta del guardiano notturno.

Giorno 2

Sorprendentemente, mi sveglio riposata. La notte è stata mite e ho dormito davvero bene. Mentre preparo la bici mi accorgo che il porta pacchi è instabile, ma riesco a sistemarlo con l’aiuto del guardiano del campeggio, che mi saluta con un “stay safe” che ancora una volta, invece di rallegrarmi un po’ mi inquieta: stai al sicuro, da cosa?
I primi 20 km della giornata sono su ondeggianti stradine di campagna, passo villaggi deserti e ancora una volta non incontro anima viva, a parte pecore, lepri, fagiani, mucche…

Paesaggio

Per la prima volta vedo messa in pratica la tradizione di cui avevo sentito parlare in passato: decine di corpi di talpe morte appesi alle recinzioni dei campi, come prova del lavoro effettuato da “mole catchers” professionisti, e come mezzo di richiesta di pagamento.
Una volta raggiunto il villaggio di Renwick inizia la salita vera. Oggi è molto piú grigio di ieri e mentre salgo diventa sempre piú nebbioso e freddo. La salita è su una stradina deserta di campagna e prosegue per quasi 10 km fino a quando, poco prima di raggiungere Hartside Summit, si unisce ad una strada un po’ piú trafficata.

Pista cicliabile

Proprio sul summit c’è un bar-cafe’ e nessuno sembra averlo raggiunto con le proprie forze. Mi sento osservata dagli altri clienti quando mi siedo stremata ed inizio a togliere mille strati di vestiario per asciugarli vicino al fuoco… Ma sono sicura che le loro fette di Victoria sponge non erano lontanamente buone quanto la mia! Mezz’ora dopo la nebbia è ancora piú fitta, intraprendo la discesa con un po’ di apprensione, e quando il percorso si divide in due scelgo nuovamente il percorso piú pianeggiante. Raggiungo il villaggio di Alston, salutata dalla signora che vende uova in mezzo alla piazza. In breve arrivo a Nenthead, il primo di una serie di villaggi una volta famosi per le di miniere di piombo: sono pressocchè a metá del percorso. La giornata si è completamente schiarita e affronto una breve ma ripidissima salita e successiva discesa con energia, prima di accorgermi di aver seguito le indicazioni per l’arrivo alternativo al villaggio. Ho fatto quindi il dislivello che avevo cercato di evitare e che mi trovo invece a fare due volte. La salita giusta mi porta al punto piú alto dell’intero percorso (609 metri) nonchè inizio della contea di Nortumberland.

Bicicletta

Da qui segue una meravigliosa discesa di circa 8 km di paesaggio brullo e, ancora una volta, completamente deserto. Raggiungo Allenheads, un altro villaggio che fino all’inizio del 1900 era un attivo centro industriale per la lavorazione nelle miniere (oggi resta l’Heritage centre che ne ricorda la storia), e dopo un’ulteriore salita affronto un altra decina di km di discesa in cui devo raramente spingere sui pedali.
Arrivo a Rookhope dove decido di passare la notte. Prima che mi possa fermare a controllare la cartina mi si affianca una macchina da cui il proprietario di un campeggio mi dice che mi avrebbe fatto strada. Il campeggio è il prato della casa di un’accogliente coppia, ex proprietari di un ristorante italiano a Newcastle! Ceno nell’unico pub del villaggio, seduta su una poltrona accanto alla stufa, e quando esco riluttante per andare in tenda mi accorgo che è molto piú freddo della notte precendente, temperatura notturna prevista: 2°C. Mentre mi sistemo per la notte penso che oggi ho raramente pedalato. Ho passato la giornata spingendo la bici in salita, lasciandomi trasportare dalle discese, scaldandomi con thè e muffin tra una salita e l’altra…

Giorno 3

La signora del campeggio mi avrebbe portato un panino e caffe’ alle 7.30 del mattino, ma io sono sveglia alle 5:30, e presto inizio a impacchettare le mie cose, fa troppo freddo per rimanere fermi. Proprio mentre sto per partire la signora, forse impietosita dal vedermi tremante, mi invita in casa dove il marito mi prepara un panino con la pancetta fritta e caffe’: la colazione piú buona di sempre. Mi parlano un po’ della loro vita, dei figli, il trasferimento da una grande cittá che doveva essere temporaneo ma è durato 35 anni… una colazione che scalda il cuore oltre che lo stomaco.
Anche qui il percorso si divide, posso scegliere strada o sterrato, piú impegnativo ma altrettanto scenico. Avendo davanti solamente una salita e poi km di discesa fino al mare, ed essendo che i miei tentativi di evitare le salite mi si sono sempre ritorti contro, sorprendo me stessa scegliendo l’opzione su sterrato.
Salgo per meno di 5 km, ma la ghiaia, il freddo e il vento rendono la salita molto faticosa. Alla fine raggiungo i resti di una stazione ferroviaria una volta usata per trasportare minerali grezzi a Consett, mia prossima meta. Lo scenario che ho davanti è incredibile e surreale. Sono le 7 e mezza di un freddo sabato mattina e ho davanti una distesa brulla e assolutamente deserta.

Paesaggio brullo

La sorpresa, la vastitá dello spazio vuoto, la stanchezza e la consapevolezza di avere ormai alle spalle le parti piú difficili del viaggio sprigionano un urlo liberatorio che fa quasi dimenticare la fatica della salita.
Niente come la vastitá della natura ci ricorda di come siamo piccoli, e le nostre esistenze siano effimere e transitorie, e niente come la fatica ricorda al corpo che siamo vivi e parte del tutto, in questo istante e in questo luogo.
Pedalo in discesa faticando a tenere il manubrio contro le folate di vento. Dopo appena altri 5 km raggiungo un piccolo bar ricavato da un’altra stazione ferroviaria e non riesco a non fermarmi per scaldarmi. Dentro ci sono altri 3 ciclisti locali, che come prima cosa mi prendono in giro per i miei pantaloni a ¾, dicendo che loro stanno usando ancora tutta l’attrezzatura invernale. Quando scoprono che sto facendo il C2C, in solitaria e in tenda mi dicono che devo essere “tough as nails”, e penso che non è per niente cosí. Non sono per niente forte o coraggiosa, semplicemente curiosa e forse un po’ incosciente.

Ancora una volta, fino a Consett tocco raramente i pedali, scendo lungo la vecchia linea ferroviaria fino a Consett percorrendo il viadotto di Hownsgill. Alle porte di Consett mi imbatto in una scultura imponente d’acciaio, Terris Novalis, una delle tante che troveró da qui fino al mare, commissionate espressamente per la parte finale del percorso. Da qui imbocco il Consett & Sunderland Railway path. Mi mancano circa una 30ina di km facili, e sono solo le 11 del mattino, quindi decido di fare una breve sosta ora, e poi di pranzare a Sunderland, all’arrivo! Scambio due parole con un signore di mezza etá nel parcheggio del supermercato, lui dice che il coast to coast non riuscirebbe mai a farlo, nemmeno, per esempio, con una bici elettrica perchè ció sarebbe considerato “cheating”, cioè un imbroglio. Riparto pensando alle sue parole, e solo dopo qualche km realizzo quello che avrei voluto dirgli. Ogni sfida è del tutto personale, ed ognuno decide le proprie regole. Se si imbroglia, si imbroglia solo se stessi, non c’è nessuno che tiene il conto. Nessuno potrá dirmi se ho imbrogliato o meno durante questo viaggio, perchè le regole le ho decise io. Fare il C2C con la bici elettrica, o con un tandem, a piedi, in vespa… sarebbe comunque un’avventura piú interessante che non farlo per niente! Ma il momento è passato, pazienza, continuo lungo questa ciclabile passando Stanley, Beamish e Washington. Molto presto raggiungo la periferia di Sounderland, e l’emozione comincia a farsi sentire. Incontro l’ultimo totem, una struttura in ferro che indica quante miglia ho percorso, e quante ne restano ancora per arrivare (solo 5km!).

Bicicletta

Scendo a livello del fiume, passo lo Stadium of light, e poi inizia un vero e proprio conto alla rovescia simboleggiato da un sistema solare in scala. Il pannello di Giove mi informa che sono a 2301metri dall’arrivo, poi c’è Saturno (2029 mt) e cosí via, finchè finalmente arrivo alla spiaggia, alla struttura intitolata ‘C’ che segna l’arrivo ufficiale del Coast to Coast, incorniciando il mare e il faro di Sunderland.

Bicicletta

Sono arrivata, ho attraversato l’isola da costa a costa come desideravo fare da tempo, ho affrontato questo viaggio in solitudine con un pizzico di incoscienza, non aspettandomi un ambiente cosí isolato e inospitale, ma ci sono riuscita e sono cosí emozionata adesso che vorrei fermare le famiglie che passeggiano sul lungo mare e raccontare loro del viaggio intrapreso.
Pranzo con Fish&Chips sulla spiaggia, e mi rendo conto solo ora che la tensione si sta allentando, questo viaggio ha sicuramente messo a dura prova la mia testa piú che le gambe. Trascino la bici sulla sabbia, non mi resta che far toccare il Mar del Nord alla ruota anteriore.