Myanmar in bici. Sergio Borroni & friends
Il Myanmar non è ancora annoverato tra i percorsi classici del cicloturismo. Forse perchè il turismo non è ancora un fenomeno molto diffuso nel paese o forse perchè, dopo tanti anni di dittatura militare, non ispira ancora la necessaria fiducia. Anche alcuni disordini di natura religiosa, per altro concentrati solo nella zona a confine col Bangladesh, potrebbero destare preoccupazione a chi si appresta a visitare il paese. Ed è un peccato, perchè la nostra esperienza parla di un paese straordinariamente interessante ricco di scenari spettacolari e unici, abitato da persone meravigliose, gentili, ospitali ed estremamente amichevoli. Mai, in nessuna circostanza, abbiamo avvertito, anche solo lontanamente, senso di disagio o di tensione.

La giusta occasione per fare una escursione ciclistica nel paese è capitata quest’autunno insieme a mio cugino Marco e ad Armando Lanaro, ormai componenti stabili del gruppo “Age is not a limit”. Abbiamo scelto un percorso facile, a parte un tratto di 150 km che attraversa le montagne. Solo lungo il tragitto che da Naipidaw porta al lago Inle ci sono dei tratti con pendenze secche, anche oltre il 20 %,su salite brevi ma con un fondo scivoloso e infido. Va detto però che un pò tutte le strade del Myanmar sono in cattive condizioni e solo una minima parte risulta asfaltata, ma anche qui sembra che la situazione stia migliorando con discreta velocità.

Scegliere il percorso è stata forse la cosa piu complessa del viaggio. C’è cosi tanto da vedere in un paese che ha una storia bimillenaria, che le sole tre settimane a nostra disposizione risultavano sempre davvero troppo poche. C’è voluto del tempo per definire una traccia definitiva, e sempre, in ogni caso, ci sembrava di non aver incluso posti di grande interesse. Ma non potevano in nessun caso essere esclusi il lago Inle, la città di Yangoon con la stupenda pagoda di Shwedagon, quella di Mandalay con il libro in marmo piu grande del mondo, e di Amarapura nei cui pressi si trova il ponte in teack piu lungo del mondo. Bagan infine non poteva, nemmeno per scherzo, essere messa in discussione. Basta ricordare le parole di Tiziano Terzani per far capire la sua importanza storica culturale e religiosa.
Ci sono viste al mondo dinanzi alle quali uno si sente fiero di appartenere alla razza umana. Pagan all’alba è una di queste. Nell’immensa pianura, segnata soltanto dal baluginare argenteo del grande fiume Irrawadi, le sagome chiare di centinaia di pagode affiorano lentamente dal buio e dalla nebbia: eleganti, leggere; ognuna come un delicato inno a Buddha.
Si tratta di un percorso di circa 1.200 km con 7.000 metri di dislivello in totale con partenza da Yangoon e arrivo a Bagan. Possiamo suggerirlo? Io direi sicuramente di si, senza alcuna remora. Potrei solo aggiungere che nonostante la bellezza intrinseca del paese e del percorso da noi seguito,la parte piu affascinante del viaggio è stato il contatto con la popolazione, sopratutto quella giovane e i bambini, un rapporto che ci ha sinceramente stupito e anche a volte commosso.
Da ultimo va detto che si tratta di un paese dove la vita ha davvero un costo estremamente basso, sopratutto se paragonato agli standard europei, e senza nemmeno preoccuparsi piu di quel tanto, è stato un viaggio economicamente assai poco oneroso. Per fare un paragone, col costo di una settimana in Islanda qui ci potreste soggiornare un paio di mesi :-)
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