È il 7 maggio ed entriamo a Bangkok in bicicletta (con “l’aiuto” di qualche traghetto che non ci porta dove speravamo). Il caldo è intenso almeno quanto il traffico.
I grattacieli, le strade a sei corsie, i mall esageratamente grandi e le sky-walk che ci corrono sulla testa sono insieme spaventosi e affascinanti.
Parcheggiamo le bici per qualche giorno e ci facciamo scarrozare comodamente dalla metro, dalle lance sul fiume o dai taxi, davvero economici a Bangkok.
Mappa
Dopo aver comprato una sella nuova per Riccardo, la ripartenza dalla capitale è inaspettatamente facile, forse per le gambe riposate o forse per la strada che scegliamo: percorriamo la AH-2 dove sono in corso alcuni lavori stradali. Potrebbe essere stato proprio questo a tenere bassi i livelli di traffico.
Fino a Nong Khaem procediamo spediti su questa grossa arteria stradale e poi la lasciamo in favore della 4018, della 4001 e infine di una serie di stradine sperdute nelle campagne thailandesi continuamente spezzettate da canali. Il paesaggio si fa sempre più spettacolare tra ponticelli di legno, mangrovie e pescatori sulle loro piccole barche a remi.
Dopo 45 km dalla partenza, ad interrompere questo idillio arriva Rama II Road, cioè la brutta superstrada che porta da Bangkok a Samut Sakhon. Ne percorriamo circa 40 km, tenendoci sul margine sinistro, oltre la riga della carreggiata. A volte siamo costretti a spostarci da questa zona ‘sicura’ a causa dei mezzi pesanti parcheggiati, come ci si può aspettare da una grossa periferia industriale e portuale. All’incrocio con la 2021 non vediamo l’ora di svoltare e goderci i paesaggi rilassati della costa thailandese. La prima sorpresa arriva dopo 10 km con Bang Tabun, un pittoresco villaggio che si sviluppa ai margini della foce del fiume omonimo. Oltre a tutte le barche in legno colorate che sono attraccate lungo gli argini del fiume e alle scimmie che popolano alcune zone della città, ciò che ci colpisce è una lunga passerella di cemento che si estende dal ponte fino al mare aperto, costeggiando a destra una foresta di mangrovie. Gustarsi un insospettabile tramonto da qui è la degna chiusura di una lunga giornata in sella.
A proposito, la sella nuova di Riccardo, una Brooks, dopo 90 km gli ha provocato due calli simmetrici nella zona di appoggio e trasmissione del peso. Consultiamo un paio di amici, alcuni nel campo medico, altri in quello ciclistico, e tutti suggeriscono che possiamo continuare, ma con un adattamento graduale alla sella, che solo nel giro di 300 km si modellerà secondo le forme anatomiche del ciclista.
Al risveglio il tempo è minaccioso, come spesso in questo ultime periodo: è ormai ufficiale che la stagione monsonica ha avuto un inizio precoce quest’anno. Per noi è un vantaggio in quanto, con le temperature più basse, abbiamo molte più ore di pedalata a disposizione. Ripartiamo sulla 2021, quella che è definita ‘scenic route’ ed è provvista di pista ciclabile per quasi tutta la sua lunghezza. Dopo Ban Laem cominciano una serie di saline su cui i nuvoloni si specchiano in uno scenario da cartolina. In alcuni punti sono collocate gigantesche statue di sale a celebrare le tradizioni locali.
Poi ci avviciniamo al mare e godiamo della vista di qualche bella spiaggia invasa da famiglie thai e pescatori, come quella di Chao Samran, protetta da una successione regolare di scogliere. È tutto un susseguirsi di guest house e di resort piuttosto lussuosi. Nonostante gli scrosci di pioggia frequenti continuiamo fino a Cha-Am, località turistica con un mare non particolarmente bello, ma ben fornita dal punto di vista delle strutture ricettive. La tappa successiva ha inizio con la ciclabile che costeggia il lungomare di Cha-Am per alcuni chilometri. Dopodiché siamo costretti ad immetterci su Phetkasem Road, la numero 4, per la mancanza di strade secondarie più vicine alla costa. Oltrepassiamo la famosa Hua Hin, con i suoi grattacieli e la frenesia tipica di ogni grossa città. Facciamo una deviazione verso Nong Kae per guadagnare qualche chilometro lontani dal traffico e, quando torniamo sulla 4, ci aspetta la sorpresa di una ciclabile con sede propria in fase di ultimazione.
Ne usufruiamo per soli 6 km perché poi troviamo il modo di avvicinarci di nuovo alla costa all’altezza di Pak Nam Pran.
Oltre alla foresta di mangrovie e ai canali con le solite barche pittoresche, il piccolo villaggio regala un bellissimo lungomare attrezzato con lettini, piazzette e pista ciclabile.
Procediamo verso sud visto che le nuvole lo rendono possibile anche nel primo pomeriggio.
Dopo Pak Nam Pran la natura crea lo spettacolo incredibile di grosse formazioni rocciose verdissime a picco sul mare, a distanza di qualche decina di chilometri. In mezzo a queste si trovano delle spiagge paradisiache dalle acque calme, come quella di Phu Noi, davanti a cui giacciono tre isolette dalla folta vegetazione. Incantati dal fascino di questo luogo decidiamo di fermarci qui per la notte. Ceniamo sulla spiaggia insieme a diverse famiglie thai.
I chilometri successivi vedono l’attraversamento dell’incredibile Khao Sam Roi Yot National Park, punteggiato di grotte rinomate. Non ci avventuriamo in nessuna di esse perché con le bici cariche non sarebbe possibile, ma anche solo la vegetazione e gli animali del parco valgono una visita: scimmie, uccelli colorati, montagne a strapiombo, templi, alberi di frangipane, palme, aironi, trekking panoramici e la spiaggia di Sam Phraya (attrezzata per il campeggio) potrebbero tenere occupati per un giorno intero.
Poi ci spostiamo ancora verso il mare e pedaliamo sulla 4020 in un tratto costiero non ancora contaminato dal turismo di massa. Ci troviamo addirittura un’arena con combattimento di galli in corso e un pubblico di thailandesi attempati che avevano scommesso sull’uno o sull’altro esemplare. Obbligati per la mancanza di alternative torniamo sulla superstrada per una decina di chilometri e poi svoltiamo a sinistra dietro ad una barriera naturale di colline verdi in direzione di Ban Ao Noi. Questo piccolo villaggio di pescatori è folkloristico e interessante per il tempo di una pausa.
Continuiamo sul lungomare dove una ciclabile ci porta fino a Prachuap Khiri Khan e poi oltre, attraverso una zona militare, alla magnifica spiaggia di Ao Manao, dove l’acqua è calmissima, incastrata tra due speroni rocciosi. La vista di due isolette verdi poco lontane dalla costa completa il quadro. Seppure sia domenica, la parte sud della spiaggia è completamente deserta e piena di palme che danno riparo dal sole. A pochi chilometri di distanza la cittadina di Ban Khlong Wan offre una spiaggia molto meno attraente, ma col clima autentico di un piccolo villaggio thailandese.
Pochi chilometri oltre siamo costretti ad immetterci di nuovo sulla strada principale perché a Wa Ko non è consentito l’accesso ad alcun mezzo. Anche qui, comunque, non ci va tanto male perché il paesaggio a margine della strada è stupendo, fittissimo di palme e altra vegetazione. Gli alberi del parco nazionale adiacente ci fanno ombra e fresco nella pedalata. Dopo circa 25 km svoltiamo a sinistra verso le spiagge affascinanti e desolate di Thung Pradu, Thap Sakae e Don Sai sulla strada n. 5060. Questa è letteralmente un paradiso per i cicloturisti: non c’è traffico, il verde attorno è selvaggio e rigoglioso, uccelli colorati e animali sbucano fuori ad ogni curva e il mare azzurro sulla sinistra offre la possibilità di farsi un bagno in ogni momento. Aspettiamo di raggiungere Ban Krut per tuffarci in acqua e poi goderci il pranzo in riva al mare. Il villaggio offre una vasta scelta di strutture ricettive sulla sua lunga spiaggia, ma, forse per la bassa stagione, è praticamente deserto.
Nel pomeriggio continuiamo verso sud per 20 km in questo scenario idilliaco e ci fermiamo per la notte a Bang Saphan, di nuovo sul mare, al prezzo stracciato di 500 baht in due (13€) con colazione. La maggior parte del turismo in questa parte di costa è thailandese, quindi i prezzi sono bassi.
Con la prossima pedalata entriamo nella provincia di Chumphon. Iniziamo la giornata sulla 3374, un pò trafficata nelle vicinanze di Bang Saphan, ma poi sperduta nelle campagne e nelle foreste di questo angolo di Terra. Il profilo altimetrico della giornata è piuttosto frastagliato e saliamo circa 700 m di dislivello positivo distribuiti nei 92 km previsti. Ci avviciniamo al mare a Pak Klang, un piccolo villaggio di pescatori, e poi a Ban Don Sai, ad Est dell’aeroporto di Chumphon, su quella che è definita la Royal Coast Road, provvista di una nuova pista ciclabile.
Il mare ha dei colori incredibili e la spiaggia è separata dalla strada da una bella barriera verde. Pranziamo di nuovo con vista sul mare e sull’isolotto di Ko Khai. Nel pomeriggio un’altra ventina di chilometri con lievi salite ci porta fino alla spiaggia più famosa di Chumphon, Thungwualaen Beach. Qui una distesa di resort, guesthouse e ristorantini turistici popolano la strada del lungomare, ma i vacanzieri sono pochissimi in bassa stagione: appena qualche thai e forse una decina di stranieri in tutto. L’acqua del Golfo del Siam è cristallina in questa zona e le palme che orlano la spiaggia creano uno scenario memorabile.
Siamo Chiara e Riccardo; abbiamo lasciato Cesena venerdì 10 giugno, direzione Singapore! Il nostro progetto si chiama ‘For a piece of cake’, perché la torta, per Chiara, diabetica di tipo 1 dall’età di 11 anni, è un piacere da conquistare con dosi extra di insulina o attraverso l’esercizio fisico, l’ingrediente principale di questa lunga avventura.
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