Sarà una mia impressione ma, quando il mese di agosto volge al termine, le vacanze estive sono ormai agli sgoccioli e si sente aria di fine estate. Questo non vuol certo dire che sia finita la stagione della bici, anzi! A fine settembre, infatti, arriva la stagione dei colori, il foliage rende campi e boschi ancora più affascinanti e le temperature sono più fresche.
A tal proposito, oggi abbiamo esplorato un percorso che sicuramente rifaremo in autunno, poiché il panorama, tra le verdi spianate degli altipiani di cui appresso e le pennellate di colore dei boschi circostanti, ci offrirà uno splendido colpo d’occhio anche in quel momento.
Mappa
Altimetria
La nostra avventura comincia da Comano Terme (m 400), centro della Val Giudicarie famoso, grazie alle sue Terme dalle acque benefiche, in tutta Italia. Si tratta inoltre di una zona parte della Riserva di Biosfera dell’Unesco, riconoscimento ottenuto per il lavoro svolto dalle comunità locali che vivono qui e si adoperano a favore della conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile. Risalendo lungo la strada provinciale in direzione di Tione, nella Frazione Ponte Arche, prima del ponte sul torrente Duina, pieghiamo a sinistra e con pendenza costante saliamo per qualche chilometro sulla strada asfaltata che ci porta a Godenzo. Superato il cartello, troviamo la freccia in legno, che troveremo più volte lungo il percorso, “itinerario agonistico”, che ci porta ancora a salire fino alla caratteristica Frazione di Lundo (m 764). Qui si apre un bel panorama sul fondovalle, tra i campi e l’area protetta del Biotopo “Lomasona”. La Val Lomasona è una profonda valle verde lunga circa 6 km e delimitata dalle pareti calcaree del mesozoico del Monte Casale ad est e del Monte Misone a ovest, contraddistinte da nicchie di erosione, grotte carsiche e potenti coni di detriti di falda: per questo sono considerate un vero gioiello dagli appassionati di arrampicata sportiva.
Lasciato il paese alle nostre spalle, scendiamo tra meleti e coltivazioni di mais una ripida ma bella strada asfaltata, che nell’ultimo tratto nel bosco si fa sterrata. Seguiamo le indicazioni per Favrio e la Val Lomasona. Al termine dello sterrato, svoltiamo a sinistra e, sempre seguendo le indicazioni, ci troviamo sulla bella strada piana ed asfaltata della Val Lomasona. Prima di entrare nel Biotopo, superiamo una vasta zona di campi agricoli coltivati a patate (le famose “Montagnine”), mais e frutteti. Entrati nel verde ombroso della riserva naturale, seguiamo le indicazioni per Dasindo e proseguiamo per Favrio, dove arriviamo poco dopo attraverso una stradina dalla pendenza impegnativa.
Da qui, scendiamo verso Fiavè (m 669), piccolo centro rurale noto per la presenza di un sito preistorico palafitticolo, che sorge nell’omonimo Biotopo – sito di Importanza Comunitaria per la presenza di una delle più vaste torbiere del Trentino e come luogo di protetto di nidificazione, sosta o svernamento di varie specie di uccelli, dove sono stati rinvenuti, in ottimo stato di conservazione, i pali che sostenevano appunto le palafitte di un villaggio. In paese è stato inoltre allestito un importante museo, dove sono raccolti i moltissimi reperti ritrovati nella relativa area archeologica. Ci rimettiamo in sella e, superato il paese, percorso un breve tratto sulla S.P. 421 in direzione Passo del Ballino, ci dirigiamo verso la “Torbiera”, e su una bella strada sterrata superiamo i piccoli borghi rurali di Dos e Cornelle, dove lasciamo il Lomaso per entrare nel Bleggio, a Fusine e Balbido, che raggiungiamo attraverso uno breve tratto sterrato molto impervio ed accidentato. Anche il territorio del Bleggio è votato all’agricoltura e all’allevamento.
Pedaliamo tra campi, masi e grandi stalle di mezza montagna, in un territorio che sembra vivere in un altro tempo, a ritmo rallentato. Da Balbido, piccolo paese caratterizzato da murales a tema agricolo e rurale, arriviamo in breve all’abitato di Rango (m 800). Qui una sosta è d’obbligo, non solo perché ci troviamo in uno dei “Borghi più belli d’Italia”, che può vantare una piazza dalle bifore rinascimentali, tradizioni dal sapore medioevale e un “Museo della Scuola”, ma anche perché nei numerosi “volti” (portici) vi sono un paio di taverne e locande, che all’ora di pranzo fanno venire un certo languorino.
Ai piedi del monte Séra, il minuscolo e antico borgo, meraviglia dell’architettura contadina di montagna, è il più alto dei paesi del Bleggio, e domina la conca delle Valli Giudicarie Esteriori. Uno dei più antichi borghi della Giudicarie, è caratterizzato da dimore addossate le une alle altre, impreziosite da intrecci di portici, ponti e corti interne. Nella piazza, spicca la grande fontana di granito. Anche qui, come per il tratto che abbiamo percorso fino a questo momento, l’atmosfera rurale ci porta indietro nel tempo. E’ ora di tornare a pedalare. Proseguiamo su asfalto per quasi 5 chilometri fino al Passo Durone (m 1000), con una salita costante ma regolare. Appena superato l’unico bar-ristorante, pieghiamo a destra in salita su una strada sterrata che ci porta in direzione del Monte S. Martino.
A Prà Maran, svoltiamo a destra in direzione Bivedo, attraversando una conca prativa; proseguiamo quindi in ripida discesa su single-track tecnico fino al Prà dei Buédi, poi su sterrato più ampio fino al bivio 465bis in località Trevie, e proseguiamo su un’ampia mulattiera in leggera salita fino alla radura del santuario Sas de S. Cros. Finalmente in discesa, giungiamo quindi fino a Campiàn, per poi raggiungere Vergonzo in falsopiano. Attraverso un bel bosco di conifere, superiamo le frazioni di Tignerone e Cillà su asfalto,per poi percorrere in discesa ancora un sentiero non facile, molto tecnico e ripido, che intercetta la S.P. 237. Da qui giriamo a destra e percorriamo gli ultimi 3 km di asfalto che ci riportano a Ponte Arche e nel Comune di Comano, dove ci fermeremo a riposarci e mangiare un buon gelato.
Si tratta di un classico giro ad anello, dal dislivello non eccessivo, ma abbastanza impegnativo, perché richiede attenzione nei tratti tecnici in discesa e presenta saliscendi che, specialmente nella seconda parte, ci mettono un po’ alla prova. L’itinerario è però facilmente affrontabile da gambe allenate.
La quiete delle valli incontaminate che abbiamo attraversato infonde una sensazione di armonia con la natura che ripaga la fatica, anche perché l’atmosfera autentica dei secoli passati che si respira in questi luoghi è così distante dalla frenesia dei nostri tempi.
Informazioni:
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