Salviamo i ciclisti, pronta la legge
L’idea originale è del Times di Londra che ha pubblicato sull’home page del suo sito un manifesto in otto punti per la sicurezza di chi usa la bici come mezzo di trasporto. Una campagna che ha subito riscosso un notevole successo tra i lettori e ha raccolto tantissime adesioni di politici e personalità nazionali. Per iniziativa di una sessantina di cicloblogger italiani, il manifesto britannico “Salviamo i ciclisti” è stato replicato anche nel nostro Paese, rilanciato sul web da migliaia di utenti e ora raccolto anche dal parlamento che la prossima settimana presenterà una proposta di legge sulla materia.
Tutto nasce, purtroppo, da un incidente stradale: una giovane giornalista del Times è stata investita sulla sua bicicletta e da oltre un mese è in coma. Il quotidiano ha perciò deciso di tentare la strada della sensibilizzazione delle istituzioni con una petizione che chiede impegni molto precisi. In particolare si propone un limite di velocità a 30 km/h nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili, di destinare il 2% del budget dell’Anas alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione, di rendere sicuri gli incroci più pericolosi del Paese con semafori preferenziali per i ciclisti e specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato, di dotare gli autoarticolati che entrano in un centro urbano di sensori di allarme, di specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote, di realizzare un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta in Italia e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti, di fare corsi di formazione per ciclisti e autisti , di favorire la sponsorizzazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili da parte dei privati, di nominare un commissario alla ciclabilità in ogni città per promuovere le riforme.
Non appena pubblicata, la petizione del Times ha avuto un successo straordinario, raccogliendo in pochissimo tempo 20mila firme. In Italia un gruppo di blogger che si spostano abitualmente in bicicletta ha pensato di fare altrettanto, riproponendo gli stessi punti del Times. E anche da noi c’è stato un boom di adesioni, con tantissimi internauti che hanno rilanciato l’appello “Salviamo i ciclisti”. Ora questa mobilitazione sul web si sta per tradurre in una norma nazionale. Il senatore del Pd Francesco Ferrante ha infatti ripreso gli otto punti del manifesto dei ciclo blogger e li ha trasformati in una proposta di legge che verrà presentata la prossima settimana in Parlamento. D’altronde se nel Regno Unito c’è un’evidente insicurezza stradale per i ciclisti urbani (1.275 ciclisti uccisi sulle strade britanniche negli ultimi 10 anni), l’Italia è messa ancora peggio dal momento che nello stesso periodo i morti su due ruote sono stati più del doppio, ben 2.556, e 263 solo nel 2010. Una strage silenziosa, quotidiana, che solo nei casi più clamorosi conquista l’attenzione dei media e dei cittadini, come quando un bimbo di Milano è finito sotto le ruote di un tram per evitare un’auto parcheggiata in seconda fila o come quando otto sportivi amatori sono stati falciati a Lamezia Terme da un automobilista poi risultato positivo al test sull’uso di stupefacenti. Quel pirata, arrestato e processato, ha appena ottenuto anche uno sconto rispetto alle richieste del pm: otto anni invece di dieci.
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