Bombay Bicycle Club: puro indie rock inglese
Amo la mia bici, ma odio sudare.
Per questo la lascio spesso legata e ho preso in considerazione di ascoltare i Bombay Bicycle Club: tranne per il rimando del come, una scelta che giustamente troverete proprio poco razionale ma che a me ha quantomeno risolto il problema dell’abuso di borotalco. Questo I Had the Blues But I Shook Them Loose viene dal nord di Londra e coinvolge un quartetto di giovani folk-alternative rockers, che poi si può dire in altre maniere per capirci meglio
prendendo un po’ di The Cure, mescolandoli con l’intimità dei Kings of Convenience e facendo assaggiare il tutto a dei Coldplay insonni e agitati dà un po’ di mal di pancia con retrogusto progressive.
Disorientati? Bene! In sella alle vostre due ruote a trazione umana allora! Si parte.
I Bombay Bicycle Club suonano una musica ispirata che tratteggia un po’ i ritmi di una giornata e di una vita in sella alle nostre biciclette: c’è Emergency Contraception Blues che porta le orecchie a zizzagare tra il traffico di una giornata metropolitana, nel mentre si schivano macchine e pedoni, cercando di perpetuare la propria esistenza, alzando poi gli occhi verso Lamplight, dove si guarda per un momento il sole sorriderci dai vetri di quel palazzo a specchi, sì proprio quello. Ocio alla mamma con bimbi!
Ma lei è lì, anche quando non ci siete, la vostra amata bicicletta è lì legata al palo, fuori dall’ufficio, mentre battete i tasti del computer per portare a casa la paga mensile, scansando la noia impersonificata del vostro capo, immaginandovi sul sellino al tramonto delle campagne francesi con Dust on the ground tra il sole che picchia, la voglia di continuare fino alla meta e le cicale che vi acclamano, vi tifano, a centinaia assiepate ai margini del tracciato…forza spingete sui pedali, non mollate!
Sì, I Bombay Bicycle Club sono proprio bravi, mai banali, capaci di sostenere un mood commerciale senza perdere in complessità e profondità, fregandosene anche abbastanza di portare addosso il nome di una catena di ristoranti indiani londinesi, un po’ come se i Negrita avessero scelto come moniker «Negroni» oppure i Pooh «Fratelli la Cozza» (per chi non lo sa, ristorante torinese proprietà di Chiambretti)…insomma sono giovani, scanzonati, underground quanto basta e ancora discretamente sognatori da potersi lanciare nel mondo del rock indipendente con spirito sbarazzino, tanto grasso che cola insomma.
Ed è sempre così, un po’ come nella traccia Always like this, che quando siete usciti dall’ufficio e avete slegato la catena, la sua omonima collega che unisce lo sforzo del pedale alla ruota posteriore cade e vi lascia interdetti nel tentativo di capire perchè, mentre inizia a piovigginare, oltre il portafoglio il vostro sedere non sia capace di fronteggiare mai la chiamata all’eventuale sfiga quotidiana del ciclista metropolitano (l’unica vera “massa critica” della nostra esistenza).
Insomma, questo I Had the Blues But I Shook Them Loose è un disco consigliato, vivamente, soprattutto agli amanti indie-rock con ambizioni progressive, una miscela da quaranta minuti e passa che di certo non vi fara dimenticare il vostro amore per le due ruote (e gli altri componenti annessi) ma piuttosto vi farà risparmiare in borotalco. Parola delle mie ascelle. Ora, finalmente, profumate. Santa sedentarietà…
Autore: Francesco Bizzini
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