L’Assemblea Nazionale di #salvaiciclisti

L’Assemblea Nazionale di #salvaiciclisti

assemblea-nazionaleA Reggio Emilia, dopo gli Stati Generali della Bicicletta e della Mobilità Nuova, si è tenuta una riunione all’interno del palazzo del municipio, nello stesso edificio in cui nacque la bandiera italiana. L’abbiamo chiamata “Assemblea Nazionale” giusto per richiamare lo spirito della rivoluzione francese

Lì si sono riunite una trentina di persone provenienti da tutta Italia e facenti parte del movimento #salvaiciclisti. Tra loro, c’erano alcuni dei primissimi blogger che lanciarono la campagna l’8 febbraio e altri nuovi acquisti mai visti né sentiti prima.

L’ordine del giorno era quanto mai scarno e imperniato praticamente su un unico punto che ha catalizzato l’attenzione dei presenti: il futuro di #salvaiciclisti. Ovvero, il movimento è nato a febbraio, si è evoluto passando per una manifestazione gigantesca, è riuscito a catalizzare l’attenzione dei media e dei politici, ha portato a qualche piccola, grande vittoria fino ad arrivare agli Stati Generali che, a detta dei presidenti di ANCI, FIAB e Legambiente, sono stati “il risultato dello straordinario lavoro svolto dagli attivisti di #salvaiciclisti in questi mesi”: che fare ora?

Nelle 3 ore di assemblea le proposte emerse sono state delle più disparate: c’era chi suggeriva di fondare un’associazione e chi di fondare una rivista che fungesse da trait d’union tra le diverse realtà locali e per fornire una linea d’azione nazionale, chi ha parlato di creare una fondazione per promuovere la ciclabilità a livello nazionale e fare pressione in modo continuativo sulle istituzioni, a un certo punto si è sentita persino la parola “partito”.

A un certo punto, S. si è alzato in piedi, ha preso la parola e ha iniziato così: “Ragazzi, avete presente quegli attrezzi da cucina che servono a tagliare le patate per fare le patatine fritte? Quelle in cui ci infili dentro una patata e, premendo sulla leva, ti ritrovi dall’altra parte delle patatine pronte per essere fritte… Ecco, io qui ho la sensazione che quello che stiamo cercando di fare è prendere una grande bolla d’acqua e la stiamo infilando in questo attrezzo, con la speranza che dall’altra parte possano uscire delle patatine d’acqua, ma la cosa non potrà mai funzionare e lo sappiamo bene”.

S. aveva ragione da vendere e tutti l’abbiamo subito capito: #salvaiciclisti è un movimento con una struttura liquida e l’unico modo per dare una forma a un liquido è congelarlo.

M. ha chiuso infine ogni possibilità di discussione dicendo: “In questa sala di sono circa 30 persone e qualunque cosa dovessimo decidere, non potremmo mai essere rappresentativi degli altri 20 mila sul gruppone su Facebook o di quelli che su Facebook neppure ci stanno. Chiudiamola lì.

Triplice fischio. Applausi.

In buona sostanza l’Assemblea Nazionale non ha prodotto granché, se non la certezza che #salvaiciclisti non muterà la propria forma e che dovrà necessariamente svilupparsi sul territorio, a livello locale, perché è lì, soprattutto, che si gioca la partita: dove l’assessore non ci vede e il sindaco non ci sente.

Un ulteriore punto di discussione ha riguardato la modifica dell’attuale sito, per renderlo meno “verticistico” e più aperto possibile alle realtà locali in modo da creare un ulteriore luogo di confronto.

Alla fine, ci siamo dati due appuntamenti: la bicifestazione nazionale del 28 aprile, per replicare l’invasione romana dell’anno scorso ai Fori Imperiali (per il 2013 si è parlato di Milano) e la creazione di un Bike Pride nazionale, una manifestazione simultanea in tutte le città italiane per viverle e conoscerle in modo diverso e scoprire che, guardandole da un sellino, sono ancora più belle.

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