Il ciclista urbano, questo strano “oggetto” sulle strade

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Finalmente una domenica di sole, questo spesso pensano i cicloamatori che numerosi frequentano una delle tante scampagnate domenicali.
Una passeggiata in mezzo alla natura è il mezzo migliore per chi desidera godere del bel tempo e pedalare, magari anche con tutta la famiglia.
Cosa c’entra questo con lo “strano oggetto” citato nel titolo?

Chi frequenta regolarmente le strade asfaltate per godersi la bicicletta sa bene di cosa si parli, la strada ormai è diventata terra off-limits, un luogo al di fuori della portata del ciclista e chi osa avventurarsi in questo dominio dell’auto spesso ne paga dure conseguenze.
Ecco quindi a cosa ci riferiamo con il nostro pistolotto iniziale, ma dove sta scritto che le strade sono di puro ed assoluto dominio delle auto? Chi ha mai detto che l’impaziente e scortese automobilista ha il diritto di prelazione e precedenza nell’utilizzo della strada?

La legge del più forte impera, e dire che il codice della strada equipara la bici ad un veicolo, ma solo quando si tratta di doveri da rispettare, ed i diritti del ciclista dove sono finiti ??
Ecco perché è così difficile avvicinare all’uso della bici coloro che, pensiamo soprattutto alle famiglie, vorrebbero fare delle due ruote il mezzo per la passeggiata del fine settimana.
Non si desidera con questo generalizzare il concetto e buttare la croce addosso a tutti gli automobilisti ma, disgraziatamente troppo spesso, la pazienza fa difetto a costoro ed attendere tranquillamente qualche minuto per dare spazio a chi pedala, sembra imbizzarrisca i cavalli sotto il cofano oltre che gli animi di questi piloti.

Non siamo certo i proverbiali scopritori “dell’acqua calda” e questa riflessione potrà apparire un facile esercizio di retorica, occorre anche sottolineare, ad onor del vero per non disconoscere i torti di nessuno, che anche i ciclisti non sempre sono disciplinati come esigenza stradale imporrebbe ma crediamo che un po’ di bici farebbe del bene a tutte quelle persone che ragionano come se fossero ad un autodromo, se non altro per la salute del corpo e soprattutto della mente.

Molta tolleranza dovrebbe essere applicata nei confronti di questi coraggiosi pedalatori che si riconciliano con un mezzo di trasporto come la bici e consentono a tanti di riappropriarsi di itinerari culturali e naturalistici molto interessanti, ma i rischi derivanti dalla circolazione su strada sembrano un dazio scontato da pagare.
I ciclisti devono tutelarsi chiedendo, quando organizzano escursioni di gruppo, “il permesso” per circolare in gruppo mentre le auto causano liberamente ingorghi pazzeschi, senza voler porre l’accento su certi parcheggi.

Il ciclista è quindi un utente di serie inferiore ed addirittura si arriva all’insulto verso gli agenti preposti alla pubblica sicurezza, quando si organizza una pedalata con scorta, questo è davvero un bell’esempio della nostra tolleranza.
Chi ha tentato di mettersi in bici su una qualsivoglia strada in una domenica marittima sa esattamente di che si parla!
Si parla molto di campagna di educazione alla circolazione stradale e poco si fa, o si vuole fare, per investire in tal senso.
Si parla anche spesso si mobilità ciclistica e di riscoperta della natura e dei valori di un tempo perduto ma se non è il ciclista stesso a farsi in quattro ed in otto per adeguarsi sono cavoli a pranzo ed a cena.

Come ciclo-guide operiamo molto (troppo) spesso in questi contesti per tacere, poiché abbiamo la presunzione che il nostro intervento consenta anche agli automobilisti di transitare in sicurezza ed evitare di arrotare un inconsapevole ciclista che approfitta di una bella giornata per divertirsi.
Ed invece, qualche volta, per ringraziamento un bel dito medio!

Pensiamo ai tempi di Oriani e di Guerrini quando al ferreo corsier si cantavano odi ed oggi invece, tristemente, il ciclista questo ostacolo che ingombra le nostre strade….

Commenti

  1. Avatar Roberto Babini ha detto:

    E mi sono accorto di non essere originale, neppure in cattiva compagnia in questo pensiero.

    Dai tempi delle prime auto, compaiono articoli d’illustri colleghi ciclisti su questa linea di pensiero.

    Ce la faremo mai ?

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