“Active lifestyles”: gli “stili di vita attivi” erano al centro della quarta riunione della commissione parlamentare britannica nell’ambito della campagna #cyclesafe del Times che ha come obiettivo quello di “far pedalare la Gran Bretagna”. La sessione, tenutasi mercoledì, era dedicata quindi soprattutto ai benefici per la salute di una vita attiva, alla quale la bici può contribuire fortemente. Erano presenti soprattutto esperti di medicina, oltre che i soliti rappresentanti del mondo della bici; il più famoso di tutti era però sicuramente Chris Boardman, campione olimpico nell’inseguimento (una specialità del ciclismo su pista) ai Giochi di Barcellona del 1992.
Boardman ha iniziato la sua presentazione mostrando il video di una “pista ciclabile” tutt’altro che ottimale; ha poi fatto presente che quando Londra ospitò le Olimpiadi nel 1948, il 15% degli spostamenti degli inglesi avveniva su bici, mentre oggi questa cifra è calata al 2%: “il successo delle Olimpiadi del 2012 dovrebbe ispirarci a tornare su quei livelli”, ha aggiunto. In effetti, come ha ricordato il presidente della commissione Ian Austin, sono state proprio le Olimpiadi di Londra (oltre alla campagna del Times) a stimolare la nascita della commissione parlamentare.
La discussione si è quindi spostata sull’argomento centrale: i benefici per la salute dell’uso della bici. La presentazione del dottor Adrian Davis, che da molto tempo si occupa di questa materia, si è concentrata sui numeri: egli ha ricordato infatti che ogni sterlina spesa per promuovere l’uso della bici permette di risparmiarne quattro in minori costi per la sanità pubblica; inoltre, il rapporto fra benefici per la salute e rischi dell’andare in bici, misurato in termini di anni di vita guadagnati e persi, è di circa venti a uno. È stato anche ricordato da uno dei parlamentari presenti che un terzo dei bambini britannici, e ben due terzi degli adulti, sono sovrappeso; è quindi importante trovare un modo per promuovere stili di vita più attivi.
Ancora una volta, si è sottolineato che per migliorare la ciclabilità in Gran Bretagna è necessario uno sforzo collettivo, che coinvolga, tra gli altri, tutti i ministeri del governo britannico. La mancanza a questa riunione dei rappresentanti dei ministeri dell’istruzione, del lavoro, e dell’ambiente è stata infatti criticata da Roger Geffen della CTC; potrebbe forse non essere chiaro cosa possa avere da dire il ministero del lavoro riguardo alla ciclabilità: ad esempio, esso potrebbe promuovere una maggiore adesione alla Cycle to Work Alliance, un progetto con il quale i datori di lavoro forniscono bici ed equipaggiamento ciclistico ai dipendenti che accettano di venire al lavoro in bici, a fronte di una riduzione delle tasse.
Infine, il vicesindaco di Londra Isabel Dedring ha mostrato una serie di slides sui progetti per il futuro fatti dalla TFL, “Transport for London”, l’agenzia di trasporti pubblici locali. Il Comune di Londra intende spendere 913 milioni di sterline a favore della ciclabilità nei prossimi dieci anni, un livello di spesa simile a quello di “capitali del ciclismo urbano” come Copenhagen; fra i progetti più interessanti c’è quello di espandere le “Cycle Superhighways”, le superstrade ciclistiche destinate ai pendolari che raggiungono il centro di Londra dalla sua periferia; inoltre più di 100 incroci pericolosi sono stati individuati e verranno riprogettati per renderli più sicuri; degna di nota è infine anche l’espansione della rete di noleggio delle “Barclays Bikes”.
Gli ultimi due incontri promossi dalla commissione, da tenersi durante le prossime settimane, vedranno gli esperti del settore dibattere su quali iniziative possono essere in particolare promosse dai governi locali, e quali a livello nazionale. Alla fine delle sessioni, prevista per aprile, la commissione parlamentare presenterà al Parlamento un rapporto con alcune raccomandazioni da mettere in atto per raggiungere l’obiettivo prefissato.
Lo studio delle più comuni cause di incidenti per i ciclisti è fondamentale per migliorare la sicurezza delle strade.
Foto copertina | The Times
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