Dopo la pausa della settimana scorsa, continuano a Londra gli incontri fra una commissione di parlamentari e un insieme di esperti dal mondo della mobilità nuova e non solo. L’obiettivo è quello di capire come si possa sviluppare una strategia di ampio respiro per “mettere in sella la Gran Bretagna”: le soluzioni a favore della ciclabilità devono essere previste fin dalla fase progettuale delle modalità di trasporto nelle città britanniche; non basta che esse siano aggiunte in un secondo momento.
L’incontro di ieri, il quinto di sei, era dedicato ad approfondire ciò che si può fare a livello locale, da parte delle piccole e medie città britanniche. È stata una sessione più lunga del solito, in cui sono stati affrontati molti problemi.
Prima di tutto i rappresentanti di alcune città e contee (Manchester, Leicester, Cambridge, Devon) hanno presentato i loro successi e fallimenti nel promuovere il ciclismo. Per fare alcuni esempi, a Leicester, dal 2005 ad oggi, il centro città è stato riprogettato a favore di pedoni e ciclisti, restringendone fortemente l’accesso ai mezzi motorizzati; di conseguenza, ci sono stati in media mille nuovi ciclisti all’anno. Il rappresentante di Cambridge ha posto l’accento sull’uso della tecnologia: per la cittadina universitaria infatti è stata sviluppata una mappa interattiva che permette di segnalare quali sono gli incroci o le strade più pericolose, in modo da fare pressione sul governo locale affinché esso intervenga.
Parlando più in generale, si è fatto notare come le amministrazioni locali debbano avere più poteri nel sanzionare chi commette infrazioni stradali, in modo da disciplinare il traffico nelle strade rurali (dove accadono la metà degli incidenti che coinvolgono bici): al momento, le infrazioni stradali sono classificate come “criminal offences”, e questo comporta che deve essere la polizia a gestire il problema; tuttavia, si è fatto notare come la polizia non abbia le risorse necessarie a controllare interamente l’enorme rete stradale britannica; per questo motivo, se le infrazioni stradali diventassero anche “civil offences”, allora le amministrazioni locali potrebbero legittimamente intervenire, anche con l’ausilio di telecamere piazzate nei punti più delicati, e infliggere loro stesse le sanzioni previste. Una soluzione simile è già in atto a Londra, dove le “circoscrizioni” hanno questo tipo di potere.
Un altro modo in cui si può promuovere l’uso della bici nella provincia britannica è attraverso una migliore integrazione con i servizi ferroviari. Se trasportare la bici sui treni è ancora troppo complicato – anche per la presenza di numerosi operatori privati, ognuno con proprie regole e disposizioni – una notizia positiva è che i posti per le bici nelle stazioni, negli ultimi cinque anni, sono più che raddoppiati, passando da 24.000 a 58.000.
Per la prima volta infine, era presente anche un rappresentante del governo britannico (l’assenza di esponenti del governo era stata criticata nelle sessioni precedenti): in un intervento con forse poca sostanza, Anna Soubry, Ministro della Salute, ha garantito che il governo si rende pienamente conto dei benefici per la salute pubblica della diffusione dell’uso delle bici, e ha assicurato un maggiore impegno, anche in concerto con il Ministero dei Trasporti.
Come ha affermato uno dei membri della commissione parlamentare, Ian Austin, si è capito dalla sessione di mercoledì che è assolutamente necessario che ci sia una sinergia fra il governo centrale e le amministrazioni locali, se si vuole veramente promuovere l’uso della bici in un modo coerente ed efficace.
Ma le proposte e gli sviluppi a favore della mobilità nuova vanno anche oltre a ciò che succede al parlamento di Londra: pochi giorni fa il governo del Galles ha introdotto una proposta di legge che, se approvata, renderebbe obbligatorio per i comuni della nazione gallese mappare accuratamente i loro percorsi pedonali e ciclistici, pensare a come migliorarli, e destinare risorse economiche a questo scopo; si tratta di una legge che il gruppo di pressione Sustrans propone da anni.
A livello statale buone notizie vengono anche dal Dipartimento per i Trasporti, che ha recentemente pubblicato delle statistiche da cui si evince come, fra i giovani britannici, l’uso della macchina sia sempre meno diffuso. Dal 2007 ad oggi il numero di 17-19enni iscritti al test per prendere la patente è calato del 17%; anche fra coloro che passano il test, il numero di miglia guidate pro capite annualmente è in calo.
I commenti che non rispettano queste linee guida potranno non essere pubblicati