L’idea di mettere in piedi flotte aziendali a base ciclistica mi ronza nella testa da tanto tempo.
La mobilità nuova, nient’altro che un semplice riequilibrio delle percentuali di traffico tra i diversi mezzi di trasporto in un dato scenario, ricalcola tutti i prodotti di queste percentuali ottimizzando le risorse, le applicazioni e i benefici della mobilità. La bicicletta è certamente il veicolo cardine di questo nuovo assetto, e non devo certo spiegarlo ai lettori di Bikeitalia.
Diverso è dimostrarne la produttività: in questo senso, le iniziative imprenditoriali italiane sono ancora poche. Di qui il tentativo di cambiare la qualità dei percorsi di tutti coloro che ogni giorno affrontano gli spostamenti casa-lavoro, magari in automobile, ignorando le potenzialità della bicicletta come mezzo di trasporto individuale. Questi spostamenti, che si riassumono nella sigla B2W (bike to work) rappresentano la quasi totalità del traffico nelle ore di punta Le aziende fanno poco per cambiare abitudini anacronistiche: il decreto Ronchi, quello che introduce dal 1998 la figura del mobility manager, non ha avuto effetti misurabili.
Le aziende continuano a proporre come benefit aziendale l’automobile, mentre un accorto lavoro di mobility management potrebbe introdurre con successo l’uso quotidiano della bicicletta nelle abitudini della maggior parte dei dipendenti e dei manager, stimolando nuovi consumi e produttività. La bicicletta ha molte storie da raccontare oltre alla passione sportiva, e sempre più ascoltatori tendono l’orecchio.
La bicicletta è un mega trend, animale fantastico che ha il potere di influenzare le abitudini più radicate. Ormai la bicicletta è dappertutto nell’immaginario, popolando gli intrecci degli spot e i riferimenti della pubblicità in generale così come l’immagine dei politici. Nel mio pamphlet anti automobilistico, Compratevi una Bicicletta (2013), ho cercato di visualizzare uno scenario dove è la promessa di una maggiore efficienza e produttività da parte della bicicletta a cambiare lo scenario.
Le aziende più accorte stanno già annusando i vantaggi nel campo della responsabilità sociale d’impresa (CSR) di un ruolo della bicicletta nei propri obbiettivi strategici, non solo d’immagine. Appena mi si è presentata l’occasione mi sono subito proposto come coordinatore di un progetto di questo tipo. Un bando della Regione Lombardia per la CSR (2012) ha premiato una proposta che prevedeva una flotta aziendale ciclistica e una piattaforma web per gestire le esigenze dei dipendenti, ed è stato così che ho potuto fare la mia esperienza in quello che oggi è Cicli Aziendali.
L’azienda che ha piantato la prima bandierina in un territorio sostanzialmente inesplorato è Terre di mezzo editore, i cui venti dipendenti hanno registrato quotidianamente le loro corse sul portale cicliaziendali.it per sei mesi, fornendo dati e profili utili per approfondire il fenomeno. Il cinquanta per cento dei partecipanti non aveva voluto usare la bicicletta per paura o pregiudizi. Il trenta per cento di questi è oggi convinta di questa esperienza, il resto ancora no. L’altro cinquanta già pedalava abitualmente (è un’azienda che della sostenibilità ha fatto il suo tratto distintivo), ma ha trovato nuovi incentivi a consolidare la pratica. Le attività sul portale sono condotte secondo i principi della gamification, altro animale esotico, che introduce il gioco e l’emulazione nei comportamenti da adottare.
Ti sfido a bruciare l’equivalente in calorie di quattro pizze in sette giorni, vediamo chi fa prima un certo chilometraggio. Un programma formativo su manutenzione e sicurezza stradale, con tutorial on line e sedute di coaching per superare le difficoltà hanno chiarito la geografia essenziale del mondo bici a chi ne sapeva ancora poco, creando fiducia e divertimento.
I dipendenti sono pochi, l’azienda è piccola, ma i numeri ci sono. I partecipanti al progetto hanno pedalato 3.275,9 Km, bruciato 31.396 calorie e risparmiato 491 kg. di CO2, così come premurosamente avvisato dai dati prodotti dai profili individuali degli utenti. È un po’ lo spirito fantozziano della gara aziendale, ma su temi e pratiche ben più aggiornati del rendimento aziendale fine a sé stesso. Qui parliamo di un benessere misurabile per sé e per gli altri, per la città ad esempio, che si traduce anche in migliore produttività. Il portale offre una sezione social, per condividere impressioni sui percorsi e scambiarsi amicizie a pedali, commentando le ciclonotizie che la redazione interna – potete immaginare chi – propone ogni settimana.
La realizzazione di questo primo pilota è a cura di Ciclica, l’agenzia a due ruote che ha i diritti del Bicycle Film Festival in Italia e gestisce Ecopony, i bike messenger fiorentini. Cicli Aziendali nella sua versione beta, le cui attività continueranno anche oltre la durata delle attività previste dal bando, è solo l’inizio. La fornitura di biciclette, la flotta aziendale vera e propria, è un aspetto importante, ad esempio per introdurre il concetto della dignità del mezzo: pochi sono disposti a spendere per una bici davvero funzionale, ma se provi a dargliene una capiscono subito i vantaggi. Abbiamo fornito di tutto, dalla pieghevole alla city bike, dalla cargo per i magazzinieri alla pedelec. Caschi, antifurti, luci e il modo migliore di impiegarli.
Altrove in Europa esistono programmi di sgravi fiscali per le aziende che aiutano i propri dipendenti a comprare belle bici, solo in Inghilterra hanno aderito novemila aziende, chissà perché! Ma prima di andare dalle singole aziende a proporre flotta e portale, è quest’ultimo la chiave di un evento territoriale di B2W sul quale stiamo già lavorando, sulla base delle esperienze inglesi e del nostro piccolo progetto già realizzato. Oliate le catene, infilate i mezzi guanti, si va a lavorare.
[Cicli Aziendali è a Fa’ la cosa giusta 2014, fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili (stand MS02) dove sarà possibile anche provare le biciclette coinvolte nel progetto. Le presentazioni dei risultati del progetto sono venerdì 28 e domenica 29, vedi qui]
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