Un’idea per proteggere dal freddo i bambini in bici

Un’idea per proteggere dal freddo i bambini in bici
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Aumentano i mestieri legati alla bicicletta e sono molte le nuove imprese che nascono per offrire prodotti e servizi ad un numero sempre crescente di ciclisti urbani. Ma cosa spinge a diventare imprenditori della bikenomics?

L’abbiamo chiesto a Ilaria Berio, una giovane mamma e antropologa torinese che ha appena lanciato sul mercato Opossum, una “coperta” per il seggiolino della bicicletta che consente di portare i bambini con qualsiasi clima.
La storia di Ilaria è interessante perché è il caso in cui un problema può trasformarsi in un’opportunità.

“Avevo appena avuto la mia prima figlia e finita la maternità mi sono trovata ad affrontare due problemi:” mi racconta “non mi avevano confermato il contratto di lavoro e non potevo più usare la bici, il mio mezzo di trasporto quotidiano, perché il pediatra me lo sconsigliava fortemente, in quanto la bambina avrebbe preso troppo freddo. Non potevo sopportare l’idea che il fatto di avere avuto un figlio mi costringesse a usare l’auto; i genitori usano la bici in posti molto più freddi di qui. Sarebbe bastato trovare il modo di coprire meglio la mia bambina.”

E così Ilaria comincia a cercare sul mercato un oggetto che faccia al caso suo ma non trova nulla, ma non si perde d’animo e decide di risolvere da sola il problema.

“Sono partita da una vecchio sacco a pelo da passeggino che ho modificato e adattato alla bici. Funzionava, tanto che la piccola Margherita vi si addormentava dentro ignara del freddo. Quello che mi ha sorpreso di più è stata la reazione degli amici e degli altri genitori dell’asilo nido, che mi hanno chiesto dove lo avessi comprato; finché una ciclista sconosciuta mi ha affiancato a un semaforo per sapere come fare ad averne uno. Così ho preso due decisioni: brevettare Opossum e cambiare pediatra!”

Ma avere una buona idea non basta e passare del prototipo alla produzione non è stato facile. Ilaria decide di seguire un percorso per la creazione di impresa e si rivolge al MIP, il servizio della Provincia di Torino, che offre supporto gratuito ai nuovi imprenditori.

Durante l’accompagnamento Opossum comincia a prendere forma: business plan, indagini di mercato, strategie di marketing e tutti gli approfondimenti per trovare eventuali falle nel progetto. Ma tutto procede e Ilaria porta a conclusione il suo periodo di affiancamento. Ottiene così un finanziamento a fondo perduto di 6.000 euro che le permettono di produrre i primi prototipi.

“Ho avviato la progettazione e prototipazione della versione definitiva di Opossum e nel novembre 2013 il prodotto è stato testato per 3 settimane da 9 famiglie, che hanno contribuito alla sua implementazione con osservazioni e consigli.”

Opossum funziona: è pratico e veloce e non richiede ai genitori di vestire i propri figli come astronauti perché la copertura è parte del seggiolino della bici e non deve essere indossata, semplicemente si fissa al classico seggiolino da bicicletta e non è necessario smontarla ogni volta perché è legata alla bicicletta da un anello antifurto. Inoltre essendo sia antipioggia che antivento permette di usare la bici con qualsiasi clima, l’accessorio ideale per chi usa la bici tutti i giorni.

“Andare in bicicletta è una filosofia di vita”, conclude Ilaria,”E una filosofia di vita non può essere stagionale, o mutare a seconda del colore del cielo. E poi anche se piove che problema c’è? non siamo mica fatti di zucchero!”

Proprio per questa caratteristiche Opossum viene selezionato tra i progetti di Facilito giovani, una linea di finanziamento di Torino Social Innovation, che sostiene nuove idea imprenditoriali capaci di dare al territorio un valore aggiunto in termini sociali e non solo economici. Opossum grazie al contributo ad una mobilità più sostenibile ricade perfettamente in questa casistica ed è il primo progetto a venire selezionato per essere finanziato. L’agevolazione prevede un contributo a tasso agevolato per l’80% dell’ammontare del progetto e il resto a fondo perduto. Ilaria così ottiene, sulla carta per ora, altri 25.000 euro per la fase di start-up.

Fin qui sembra andare tutto bene, ma i problemi non sono finiti, infatti il salto da un prodotto completamente artigianale, che implica più di sei ore di lavorazione e quindi costi altissimi, ad un prodotto industriale non è scontato. Non è semplice trovare un laboratorio che possa produrre qualcosa che ancora sul mercato non esiste e soprattutto non è facile, per una giovane imprenditrice senza grandi capitali, competere con le grandi imprese che hanno un enorme potere contrattuale. Oltretutto Ilaria, al contrario di quanto molti le suggeriscono, non vuole andare a produrre all’estero.

“Sono una giovane mamma vittima della crisi, non posso pensare che per produrre un oggetto socialmente sostenibile debba essere costretta a rivolgermi alla Cina o al Vietnam. Vorrei creare un oggetto che produce ricchezza e lavoro qui dove vivo.”

E così la determinazione di Ilaria, dopo molte porte chiuse, la porta fino ai laboratori della Ferrino, la famosa ditta di prodotti per l’outdoor, dove finalmente, dopo quasi tre anni, e una seconda bambina, anche Opossum viene alla luce.

Per ora Opossum, visti gli alti costi di produzione in Italia, che non permettono grandi margini per un distributore, e il ritardo sull’erogazione del finanziamento, è acquistabile solo on-line, con spedizione gratuita in tutta Italia, al costo di 98 euro nella versione senza cappuccio e di 136 per la versione Rainy Days.

E’ facile ritrovare nella storia di Ilaria tutta la caparbietà dei ciclisti, che oltre ad essere più intelligenti della media come si sa, sono abituati a combattere una battaglia quotidiana per rivendicare il proprio spazio e i propri diritti. Mi piace pensare che la bikenomics possa rappresentare un’opportunità per tanti giovani capaci di trasformare la propria passione in un lavoro, favorendo sempre di più l’uso della bicicletta.

Commenti

  1. Ilaria ha detto:

    PS In realtà il fermapiede del seggiolino, tiene in posizione sulla scarpa l’aletta dell’Opossum e quindi svolge in parte la funzione dell’elastico di cui parlavi…come se fosse una ghetta…;-)
    buone feste e pedalate!!!
    ilaria

  2. Ilaria ha detto:

    L’elastico è una buona idea!Ma a fermarmi da aggiungerlo era stato il ragionamento che se si avvolgeva completamente il piede, essendoci la scarpa l’Opossum si sarebbe sporcato moltissimo, inzaccherato nel caso di giornate piovose e fangose…Altro punto è che avrebbe perso di praticità/velocità di infilo-sfilo. Inizialmente l’Opossum aveva delle cerniere, come un sacco, ma che ho scelto di eliminare perchè era troppo laborioso il mettere-togliere, e le gambe rimaneva incastrate nelle gambe dell’Opossum…allora ho studiato una chiusura a conchiglia-scatolina per risolvere questo problema..
    Terrò presente il tuo consiglio per un eventuale evoluzione di Opossum…;-) Ci tengo proprio che sia funzionale quindi grazie mille!!! A presto! ilaria

  3. Giovanni ha detto:

    si intuisce l’aletta. Ma perchè non creare un avvolgimento che vada sotto il poggiapiedi (con un elastico) per tenere totalmente avvolto il piede.
    Comunque bellissimo prodotto. complimenti

  4. ILARIA ha detto:

    Ciao Giovanni,
    effettivamente nelle istruzioni è rappresentato ancora un modello di Opossum ormai superato. Anche noi ci siamo resi conto dell’importanza di offrire una maggiore protezione per il piede che poteva rimanere esposto. Nell’attuale Opossum abbiamo allungato la parte frontale della gamba, creando un’ aletta che copre così la scarpa dal freddo e dalla pioggia. Spero che dalle foto si possa vedere questa evoluzione…Uno degli obiettivi di Opossum infatti è proprio quello di sostituirsi allo “stra-vestire a strati” ed essere un aiuto effettivo per il genitore…
    Nel caso avessi piacere di visionarlo o provarlo scrivimi pure a [email protected] che capiamo insieme come fare …a presto! Ilaria

  5. Gianni ha detto:

    Come il coprigambe da moto Tucano Urbano che usano gli avvocati un po’ trucidi di Prati a bordo dei loro T-MAX.

  6. Giovanni ha detto:

    Ma i piedi, dalle istruzioni, sembrano rimanere fuori. Il mio problema principale sono proprio i piedi perchè per mani ho guanti, corpo ho giacca e viso uso passamontagna in pile.
    Solo i piedi mi obbligano a usare o monboot (scomodi) o doppia calza…

    Per la pioggia io uso il telo (non termico) della Hamax che, costando un botto comunque, protegge dalla pioggia anche i piedi, abbracciando tutto il poggiapiede..

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