Introdotto nel 2008 dalla giunta Moratti e dall’allora assessore ai trasporti Edoardo Croci, il servizio di bikesharing di Milano al momento può contare su 202 stazioni attive e 3.600 biciclette che vengono prelevate mediamente 11.000 volte al giorno, elementi che portano BikeMi tra i sistemi di bikesharing maggiormente di successo al mondo.
A darne ulteriore conferma, arriva adesso uno studio condotto dal Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Milano a firma di Giorgio Saibene e Giancarlo Manzi che hanno realizzato un sondaggio sui 21 mila abbonati al servizio per profilarne le caratteristiche e valutare il gradimento del servizio.
Il mezzo della upper class.
Anche se lo yuppismo milanese degli anni ’90 appare essere solamente un ricordo del passato, il BikeMi sembra essere il mezzo di trasporto preferito per una fetta di popolazione abbiente, acculturata e socialmente affermata. L’utente medio del BikeMi è infatti laureato (il 74% degli intervistati è in possesso di diploma di laurea triennale o superiore), di età compresa tra i 30 e i 50 anni (56,9% del totale), professionalmente affermato (professionisti, imprenditori, consulenti, manager, quadri e dirigenti rappresentano il 49,4% del totale) e tendenzialmente single.
Il BikeMi piace
Interrogati sul gradimento del servizio, gli utenti di BikeMi si dicono soddisfatti o molto soddisfatti e, contrariamente a quanto avviene di solito nei sondaggi, sono soddisfatti anche delle tariffe applicate (36 €/anno e 0,50 €/30 minuti).
Le ragioni dell’uso.
Il bike sharing milanese viene utilizzato nel 50% dei casi per recarsi sul posto di lavoro, ma la cosa più interessante è la risposta data alla domanda: