Torino Bike Days, la bici protagonista nella città dell’auto

9 Giugno 2015

È stato un weekend all’insegna della bicicletta quello che si è appena concluso a Torino, che da città dell’auto si è trasformata – almeno per un po’ – in un grande spazio ciclabile condiviso invaso pacificamente da migliaia di due ruote a pedali con ciclisti urbani provenienti da tutta Italia. Con i Bike Days, l’associazione FIAB Bike Pride ha organizzato con la collaborazione del Comune e della Regione Piemonte una due giorni di incontri, stand, dibattiti e naturalmente pedalate.

Il sabato è trascorso in Piazza Vittorio Veneto dove con i propri stand erano presenti diverse realtà locali e nazionali con rispettivi progetti e attività consolidate sul tema del ciclismo urbano e del cicloturismo, dai padroni di casa del Bike Pride all’associazione T-riciclo, che ha effettuato riparazioni e regolazioni gratuite ai mezzi “acciaccati”, dal neonato tour operator SloWays fino alla Valle d’Itria, che da cinque anni è attiva con un programma di valorizzazione del territorio pugliese in chiave cicloturistica.

Alla scoperta di Torino in bici elettrica

La domenica mattina da Piazza Castello ha avuto inizio una pedalata turistica in bici elettrica nel centro di Torino. Il poco tempo a disposizione non ci ha permesso visite approfondite nei luoghi e musei principali, ma brevi soste durante le quali è stata indispensabile la presenza della guida, Carlo, professore di educazione fisica e per l’occasione accompagnatore del gruppo.
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Dal Museo del Risorgimento ci siamo spostati prima verso Palazzo Cavour quindi a Palazzo Carignano, nel cui cortile era presente una particolare installazione che certo a tutto faceva pensare meno che di trovarsi nella città dell’auto per antonomasia.
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Gran parte della passeggiata si è svolta su piste ciclabili in sede propria, seppure non eccellenti per fondo e manutenzione, sufficientemente larghe e senza troppe interruzioni.
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Prima di concludere il giro siamo saliti verso la chiesa dei Cappuccini dove, oltre ad aver benedetto le bici elettriche che ci hanno risparmiato dal bagno di sudore di mezzogiorno, da una terrazza si è goduto di uno dei più suggestivi panorami su Torino e sulla Mole Antonelliana.
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Il sindaco Fassino promuove la ciclovia VenTo

Dopo il pranzo da Michele, una trattoria del centro con cucina piemontese, dove ci ha raggiunti il commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo Davide Cassani, siamo giunti nella nuova Casa dell’Ambiente, fresca di inaugurazione, dove anche il sindaco Fassino, dopo gli interventi delle scorse settimane dei ministri Franceschini e Delrio, ha speso parole al miele per la Ciclovia VenTo, l’itinerario cicloturistico da Venezia a Torino ideato dal Politecnico di Milano e in attesa a questo punto, dopo tante dichiarazioni, di essere finanziata e realizzata.

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Davide Cassani dà il via al Bike Pride

Tornati in Piazza Vittorio Veneto, abbiamo atteso solo l’intervento di Davide Cassani che nel frattempo ci ha raggiunti per dare il via ufficiale al Bike Pride, una pedalata collettiva che anche quest’anno ha riunito migliaia di partecipanti.
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Conclusioni: Torino è una città per le bici?

Negli ultimi anni, in particolare dalle Olimpiadi invernali in poi, Torino si è rinnovata e anche per quanto riguarda il tema della mobilità ha cercato di scrollarsi di dosso quella nomea di città della FIAT che certo non giovava all’immagine del capoluogo piemontese: le piste ciclabili ora esistono e tutto sommato sono frequentate, il bike sharing funziona e non è, come accade spesso altrove, uno specchietto per le allodole. Quello che però a mio avviso manca è l’educazione degli automobilisti: anche la centralissima Piazza Vittorio, soprattutto di sera, è attraversata da fiumi di auto, suv parcheggiati sulle strisce pedonali, motociclisti che passano a pochi metri dai tavolini dei bar e rombi di motori, costringendo turisti e famiglie a sbracciarsi e invitare le auto a moderare la velocità.
E mentre ciò avviene in un clima di tolleranza da parte dei vigili, per non dire di tacita legalità, si mostra invece il pugno di ferro per altre questioni molto meno rilevanti, ad esempio come questo cartello che mostra i ciclisti fare strike di pedoni (cose che in altre città europee, semmai venissero realizzate, verrebbero rimosse dopo poche ore).
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Naturalmente non tutte le colpe sono imputabili al Comune specie il comportamento di una parte dei cittadini; il cambiamento avverrà lentamente soltanto creando una cultura della mobilità più consapevole, e in questo il Bike Pride continua a portare avanti la sua lunga battaglia.

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