Qualche giorno fa ho venduto la mia bici pieghevole, acquistata cinque anni fa, rivendendola a più della metà di quanto l’avevo pagata da nuova: una volta conclusa la compravendita, non ho potuto fare a meno di pensare a quando, proprio cinque anni fa misi in vendita la mia automobile anche perché i due fatti sono direttamente collegati. Ma andiamo con ordine.
A dicembre 2009 acquistai la mia prima auto nuova, dopo aver guidato per cinque anni una city car di seconda mano regalo di mio zio: da figlio di genitori-non-guidatori non avevo mai avuto il mito dell’auto di proprietà, né un’attrazione particolare per i motori. Ma, in vista dell’acquisto della mia prima auto nuova, m’informai attraverso le riviste di settore (ebbene sì, sono stato un assiduo lettore di “Quattroruote” e “Al volante” per almeno un annetto) e spulciando i siti di motori per confrontare le schede tecniche e valutare i pro e i contro di ciascun modello papabile.
La scelta, molto meditata, cadde su un’auto giapponese alimentata a benzina, cilindrata 1300 cc e 86 cavalli di potenza: consumi (dichiarati) abbastanza ridotti e prezzo di listino intorno ai 15 mila euro. Grazie alla politica degli “ecoincentivi” (poi qualcuno mi dirà perché si chiamano così), rottamando la vecchia auto per l’acquisto della nuova ottenni uno sconto di 3.500 euro. Da dicembre 2009 fino al 30 ottobre 2013 utilizzai l’auto quasi esclusivamente in città, a Roma, al netto di qualche viaggio più lontano: in quattro anni totalizzai poco meno di 23mila chilometri (circa 6000/anno, cioè 500 al mese) e poi decisi di liberarmene perché mi resi conto di non averne veramente bisogno nella mia quotidianità e che potevo benissimo farne a meno.
C’è da dire che la scelta di abbandonare l’auto di proprietà arrivò gradualmente, ma l’acquisto della bici pieghevole a gennaio 2013 rappresentò un bell’incentivo al cambiamento: grazie all’intermodalità e alle ridotte dimensioni da chiusa, la pieghevole diventò in poco tempo il mio mezzo urbano quotidiano preferito. E l’automobile rimase sempre più ferma. La consapevolezza che, in fondo, quell’auto che avevo acquistato dopo mille ragionamenti in realtà non mi serviva (e forse non mi era mai servita) mi convinse a rivenderla. O, meglio, a svenderla. Un rapido confronto su come siano andate le rispettive compravendite si può vedere in questo tweet:
Nel 2013 ho venduto la mia auto di 4 anni, tenuta benissimo, con 23mila km e superaccessoriata al 25% del suo valore di acquisto; ieri ho venduto la mia #Brompton di 5 anni, tenuta benissimo, con 15mila km e superaccessoriata al 65% del suo valore di acquisto ??? #bikenomics
— Manuel Massimo (@manumas78) 15 marzo 2018
In estrema sintesi: la bici conviene sempre, anche quando la rivendi. Perché un’automobile – al netto degli alti costi di gestione futuri che vengono sottovalutati in fase di acquisto (e che valgono da soli diverse migliaia di euro l’anno) – è un bene che perde di valore in pochissimo tempo, anche se di marca e ben tenuta; mentre invece una bici – e nello specifico una pieghevole – mantiene un buon valore nel tempo. L’auto usata è stata ricomprata dal concessionario che me l’aveva venduta al 25% del suo valore di acquisto (quindi con un -75% di svalutazione in 4 anni, quasi il 19%/anno). La bici pieghevole, invece, sono riuscito a venderla al 65% del suo valore di acquisto (con una svalutazione del 35% in 5 anni, circa il 7%/anno) e sono contento che la persona che l’ha acquistata l’ha presa per utilizzarla come mezzo quotidiano di spostamento.
Una bici pieghevole, per chi già pedala in città, può rappresentare davvero un incentivo forte al cambiamento e la sua versatilità la rende ottima anche per utilizzarla in combinazione con gli altri mezzi di trasporto: grazie all’intermodalità può accompagnarti quasi ovunque. Nella mia esperienza l’auto di proprietà è stata surclassata dalla bici pieghevole, che si è poi rivelata un ottimo prodotto anche quando l’ho rivenduta. E sostituita con una nuova pieghevole. Bici che vince non si cambia.
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