Quando la burocrazia mette un freno alla bikenomics: il caso dei taxi a pedali

Bici taxi, risciò, ciclorisciò, pedicab, tricicli: i nomi per definire il trasporto di persone su mezzi a pedali non mancano e la sua diffusione è quasi mondiale. Quasi, perché in Italia – un paese a caso – il rimando della normativa nazionale ai comuni per la definizione del servizio, sta impedendo la diffusione e in molti casi proprio l’avvio di un mezzo di trasporto ecologico ed efficiente che potrebbe – come sta avvenendo già da alcuni anni per la logistica a pedali – contribuire a ridurre il traffico dei veicoli a motore nei centri delle città offrendo un innovativo servizio turistico, e non solo.

Di cosa stiamo parlando?

I velocipedi per il trasporto di persone sono tricicli, solitamente a pedalata assistita, che possono trasportare due, o tre, passeggeri oltre al pedalatore. Ne esistono di diverse forme e modelli, quelli più performanti e leggeri per affrontare anche le salite, quelli per il trasporto di persone con disabilità, quelli con un design più ricercato e una scocca personalizzabile, che oltre a permettere di riparare da pioggia e freddo i passeggeri, può trasformare il mezzo in strumento per la comunicazione dinamica, beneficiando di un’altissima visibilità.

I riferimenti normativi

A livello nazionale, il “Codice della Strada”, il “DDL Concorrenza” e la “Legge 11 gennaio 2018 n. 2 Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica”, rendono il servizio di Ncc con i velocipedi per il trasporto effettuabile.

Nello specifico, l’art. 85, comma 2, lettera b-bis) del Codice della Strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, prevede che anche i velocipedi possano essere destinati al servizio di noleggio con conducente per trasporto di persone. È stata infatti prevista un’espressa menzione dei velocipedi, così che la questione interpretativa risulta positivamente risolta.

A livello nazionale quindi il fenomeno è ampiamente normato: resta invece la necessità di un intervento dei Comuni, che devono provvedere ad adeguare i propri regolamenti ai principi stabiliti dalla Legge Quadro n. 21/1992, “Legge quadro per il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea”, e delle rispettive Leggi regionali, che non precludono il servizio con velocipedi.


Veloservice (Bari)

Città che vai, regolamento che trovi

I casi in Italia sono i più vari sia a livello normativo, che a livello di gestione del servizio da parte delle società. Spazio alla creatività e al destreggiarsi, dalla ricerca di una soluzione per le assicurazioni e per i mezzi all’inquadramento lavorativo dei conducenti.


Veloservice (Lecce)

Esperienza di successo è quella di Veloservice Puglia, che dal 2009 propone con tour operator visite in bicirisciò a Bari, dove gestiscono anche la velostazione, e a Lecce. Le guide sono solitamente studenti di lingua, alle prime esperienze di lavoro, che accompagnano i turisti in tour multilingua e degustazione di prodotti tipici. Qui l’unico inquadramento normativo è quello della Legge regionale.


Veloleo (Milano)

A Milano, è notizia recente, dopo anni e anni di attesa, si sta finalmente avviando una sperimentazione dell’uso dei tricicli turistici nell’area C, con soste dedicate nelle aree centrali. Una regolamentazione in realtà di un servizio che esiste già dal 2015, proposto da Gianluigi Barone, Ceo di Ri-show, ma che fino ad oggi era ferma in un limbo normativo.


Ri-show (Milano)

A Genova, c’è l’esperienza di Erica Benincà che con Treecycle offre tour nelle strette vie del centro e lo può fare grazie ad un’autorizzazione annuale rilasciata dalla Polizia Municipale.

Il Comune di Bologna ha scelto invece la via della delibera di Giunta, rinnovata ogni due anni, che permette a Primavera Urbana di svolgere tour turistici con Bi-Bo e una limitata attività pubblicitaria.

Il caso di Firenze invece è tristemente esemplare, dopo un periodo di attività, il Comune ha limitato il servizio richiedendo una Scia (segnalazione certificata di inizio attività) per Ncc (noleggio con conducente), ma permettendo il servizio solo su prenotazione e con partenza da rimessa (come nel caso di veicoli a motore), non riconoscendo la particolarità del servizio e di fatto impedendo lo svolgimento e la sostenibilità, lasciando invece spazio ad abusivismi.

Torino: l’esperienza di Bici-T

Circa un anno e mezzo fa tre soci ed io abbiamo fondato a Torino la società Bici-T, abbiamo acquistato 6 tricicli a pedalata assistita e abbiamo poi creato delle audioguide in italiano, inglese e francese per raccontare i principali punti di interesse della nostra città seguendo un itinerario nelle vie del centro città.


Bici-T (Torino)

Il nostro obiettivo era – e continua ad essere – proprio quello di promuovere un servizio di trasporto di persone innovativo per la nostra città, sostenibile (Torino è tra le città più inquinate d’Europa), comodo e divertente, che permetta ai turisti, ai cittadini, a chi ha poco tempo per visitare la città o a chi ha difficoltà di deambulazione, di muoversi nelle vie del centro, nella Zona a traffico limitato, nelle piazze e nei parchi comodamente seduti senza perdere il contatto con l’ambiente circostante.

A tutt’oggi però i nostri mezzi sono a disposizione solo per il noleggio senza conducente o per la pubblicità, quindi chi affitta i nostri risciò deve poi anche pedalare. Perché per poter portare le persone serve appunto un regolamento comunale, che attendiamo da oltre un anno. Questo regolamento dovrebbe stabilire le modalità del servizio di noleggio con conducente con velocipedi, definire come ottenere l’autorizzazione, le aree di sosta e altri aspetti tecnici.

Da mese di gennaio 2018 la Camera di commercio di Torino ha aperto l’iscrizione al ruolo di conducenti, nella categoria “veicoli a trazione animale” (sempre meglio essere accomunati agli animali che ai motori), anche per chi come noi in realtà vorrebbe pedalare e far pedalare. Superato l’esame, siamo stati ufficialmente iscritti al Ruolo di conducenti. Ma nulla è stato deciso in merito alla regolamentazione, nonostante l’appoggio politico a livello di “ideale”, tant’è che il nostro progetto ha vinto anche il finanziamento – ma non ancora erogato proprio per l’assenza del regolamento – del bando Facilito Giovani di Torino social Innovation nel settembre 2016 come proposta di innovazione sociale e ambientale.

I cittadini hanno dimostrato di essere pronti al cambiamento e di apprezzare questi nuovi servizi. Idee e investimenti nella bikenomics non mancano: ma non bastano senza la disponibilità delle amministrazioni a innovare.

Commenti

  1. Avatar Pasquale ha detto:

    Bravi non mollate! Nella mia città FERRARA detta anche città delle biciclette, sarebbe una grande opportunità di miglioramento a 360°; io cambierei il mio lavoro per fare questo, che non sarebbe soltanto green per l’ambiente ma anche per se stessi!
    Andate avanti! Continuerò a seguirvi,
    In bocca al lupo,
    P

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