Il sindaco di Fratelli d’Italia Antonio Del Giudice – primo cittadino di Striano – condannato a quattro mesi (con pena sospesa) per il furto di biciclette appartenenti a immigrati maliani. Questa la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Torre Annunziata.
La Procura – come riporta il quotidiano Il Mattino – aveva inizialmente contestato anche l’aggravante di discriminazione razziale. Ma questa è stata successivamente caduta secondo il giudice monocratico Maria Camodeca.
Sindaco rubò le biciclette ai migranti: i fatti
Tre anni fa, il 15 novembre 2020, durante una delle sue ronde di controllo in piena pandemia insieme con due dipendenti del Comune il sindaco di Striano aveva ordinato la rimozione delle biciclette legate e parcheggiate davanti al Municipio. Le 5 bici erano di proprietà di immigrati maliani che le utilizzavano per lavorare come ambulanti a Napoli: un fatto noto a tutti e certamente anche al sindaco che ne aveva deciso inopinatamente la rimozione coatta. Per questo la sentenza del giudice monocratico di Torre Annunziata lo ha condannato a quattro mesi (pena sospesa) per furto di biciclette.
Stralciata l’imputazione per abuso d’ufficio
Come sottolinea un articolo de Il Fatto Quotidiano a Del Giudice – vicesegretario campano di Fratelli d’Italia e vicepresidente regionale dell’Anci – poteva andare anche peggio. Perché “un‘imputazione per abuso d’ufficio, che in caso di condanna prevede la sospensione dalla carica di sindaco, è stata stralciata e non è stata ancora definita”.
Possibile appello per aggravante di discriminazione razziale
La vicenda è arrivata a una condanna soltanto perché uno dei migranti ha sporto querela. L’ha presentata il proprietario della bici più nuova che il sindaco aveva portato nel capannone della sua azienda (Del Giudice – frutta secca dal 1850). Il primo cittadino di Striano l’aveva poi riverniciata applicando anche la scritta del Comune per riutilizzarla.
“Resta il dubbio legittimo che se quelle bici fossero appartenute a cittadini strianesi, nessuno le avrebbe toccate con un dito. Lo stesso dubbio che nutre la Procura, che infatti si riserva di proporre appello sul punto dopo aver letto le motivazioni”, sottolinea Il Fatto Quotidiano.
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