Bici

Il giusto prezzo di una bicicletta

Qual è il giusto prezzo di una bici? Di biciclette ne esistono un’infinità, che si differenziano per tipologia, disciplina, scelte costruttive, qualità dei componenti. Tutte hanno un loro prezzo di acquisto, che varia dai 50/100 € delle pseudo-biciclette da supermercato fino a gli oltre 10.000 € di una specialissima in carbonio monoscocca. Ma qual è il prezzo ideale per una bicicletta, cioè il costo che permette di realizzare il miglior investimento in termini di spesa, manutenzione e durata nel tempo? Proviamo ad analizzarlo in questo articolo.

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I fattori che determinano il prezzo

Quando si acquista una bici spesso si è portati a pensare che la cifra sborsata vada tutta nelle tasche del negoziante. La realtà è ben diversa, poiché il costo finale di una bicicletta è determinato da più fattori, che proviamo a scorporare:

  • Materie prime;
  • Realizzazione del telaio;
  • Componentistica;
  • Assemblaggio della bici;
  • Imballaggio e spedizione;
  • Manualistica e certificazioni;
  • Margine dell’azienda produttrice;
  • Margine del negoziante;
  • Tasse;

Ogni anello di questa catena conduce poi al prezzo finale, che è quello che si paga per l’acquisto in negozio. Va da sé che il valore di ogni elemento è proporzionale al prezzo di vendita della bici e l’unico fattore fisso è l’IVA in percentuale. Se la bicicletta ha un costo di vendita di 60€ al pubblico, le materie prime non saranno di prima qualità, le rifiniture del telaio non saranno curate, la componentistica sarà quel che sarà e l’assemblaggio non può essere definito “a regola d’arte” perché probabilmente il meccanico che l’ha montata ha dovuto ridurre i tempi, mettendo meno cura. Il che può tradursi in un uso più blando del grasso sulle filettature o il serraggio delle viti senza chiave dinamometrica, tutti aspetti che prima o poi torneranno a far presentare il conto.

Possiamo quindi determinare un livello minimo di costo di una bicicletta, che consente di evitare che i vari fattori visti qui sopra abbiano un valore molto basso, che sicuramente avrà un’influenza negativa sulla durata e sulle prestazioni della bicicletta.

La questione manutenzione e ricambi

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Quando acquistiamo una bicicletta, anche se non ce ne accorgiamo, è come se stringessimo un contratto di collaborazione continuativa con il meccanico (o con noi stessi, nel caso si faccia da soli). Questo perché la bicicletta ha bisogno di manutenzioni programmate per rimanere efficiente, di veri e propri tagliandi a scadenza fissa che consentano di evitare l’insorgenza di grossi problemi. Inoltre ci sono gli eventi di manutenzione straordinaria, dovuti a rotture, cadute o malfunzionamenti: cavi da cambiare, catene rotte, raggi spezzati, movimenti centrali che scricchiolano, mozzi ballerini.

Viene da sé che una bici con un basso costo di acquisto richiederà un maggior numero d’interventi, poiché la qualità dei componenti è bassa o per via del montaggio fatto con sufficienza. Al costo basso quindi si dovranno aggiungere una serie di spese non previste, che faranno lievitare l’investimento totale, a meno di non lasciare la bici in cantina per la disperazione.

E’ anche vero l’opposto: non sempre ciò che costa di più è sinonimo di durata e di ridotta manutenzione. I gruppi da competizione sono leggeri e prestazionali ma subiscono anche maggiormente l’usura, poiché resistenza e leggerezza non vanno sempre di pari passo. Inoltre il costo di ogni singolo ricambio è ben più alto. Una catena Dura Ace costa molto di più di una catena 105, così come i pattini freno Super Record hanno un prezzo più alto dei pattini Chorus.

Esiste quindi un limite oltre il quale le spese per manutenzioni non solo si attestano ma addirittura aumentano, poiché il costo unitario di ogni ricambio è ben maggiore.
Facciamo un esempio pratico: due mtb identiche, con lo stesso telaio, sospensioni, escursioni e ruote ma montate una con il gruppo Shimano XT e l’altra con il gruppo intermedio SLX. La prima è stata pagata 2000€ mentre la seconda 1600€. Entrambe, dopo una stagione di trail intensi, hanno bisogno di una corposa manutenzione, che si traduce in sostituzione della cassetta, della catena, del movimento centrale e della corona (ipotizzando un gruppo 1×11 per entrambe).

Nel primo caso, per la mtb montata Shimano XT, per mantenere il medesimo standard avremo una spesa (solo per i componenti) di 156 € mentre per quella montata SLX il costo sarebbe di 117 €.
Quindi vi è un limite oltre al quale la spesa dei ricambi e delle manutenzioni aumenta, diventando proporzionale al prezzo speso per la bici.

La rivendibilità della bici

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Fattore da non trascurare è la possibilità di rivendere la propria bici come usato, sia attraverso i canali online che portandola in negozio per una permuta con una bici nuova. Vi è una fascia di prezzo di bici, che possiamo attestare sotto i 400 €, che è difficilmente rivendibile, poiché propone allestimenti di bassa gamma o soluzioni non appetibili (un esempio è il manubrio dritto e comandi mtb su un telaio simile a quello da corsa). Inoltre la svalutazione della bicicletta è molto veloce, pari alla sua usura, e quindi sarà difficile che qualche negoziante la valuti bene in caso di permuta (o addirittura riesca a prenderla in considerazione).

D’altro canto esiste un margine superiore, che possiamo indicare intorno ai 1000€ euro, in cui la rivendibilità della bici diventa sempre più difficoltosa. Questo perché il costo della bici usata è comunque alto, il pubblico interessato a quel tipo di bici diventa sempre più ristretto e la convenienza nell’acquistare un usato rispetto al nuovo è sempre più risicata. Inoltre è molto probabile ritrovarsi in situazioni in cui il negoziante, pur di svuotare il magazzino, proponga la stessa bici nuova a un costo inferiore di quello che desiderate ottenere vendendo la vostra bici usata.

L’importanza della rivendibilità della bici è molto importante, poiché permette di capire, se e quando vorremo passare a una bici di livello superiore, le probabilità di poter ricavare qualcosa dalla vendita come usato.

Durevolezza della bicicletta

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Con il termine durevolezza indichiamo la capacità della bicicletta di durare nel tempo e di resistere alle sollecitazioni quotidiane. La durevolezza è un aspetto che è influenzato da diversi fattori, come il tipo di materiale del telaio, la qualità delle saldature, il corretto montaggio dei componenti, le procedure di verniciatura e l’utilizzo di grassi e agenti protettivi durante l’assemblaggio. Ovviamente questi fattori, oltre a influenzare la durevolezza, hanno un impatto anche sul prezzo finale.

In che modo è possibile quantificare la durevolezza di una bici? Possiamo indicarla come la resistenza sul lungo termine, che non si esaurisce in una sola stagione di utilizzo o in un solo viaggio ma che permette di usare la bici in modo intenso per lungo tempo. Facciamo un esempio semplice: un viaggio in bici. Bici di fascia di prezzo diversa sono perfettamente in grado di resistere allo stress di un unico viaggio ma solo quelle che soddisfano dei criteri di durevolezza possono poi poter essere usate anche dopo un viaggio, nella vita di tutti i giorni, per il bike to work, per un secondo, terzo, quarto viaggio e così via senza presentare problemi strutturali. La bici quindi non deve essere la classica “usa e getta” da utilizzare per una stagione ma deve essere fatta per durare nel tempo.

Com’è possibile determinare a priori la durevolezza di una bicicletta? Si possono utilizzare alcuni indizi che ci permetteranno di capire la sua resistenza alla fatica e alle sollecitazioni. Uno è il materiale del telaio. Le bici sotto una soglia di prezzo sono spesso realizzate in acciaio dolce Hi-Ten, che ha caratteristiche intrinseche di resistenza molto basse ed è pesante ma un prezzo ridotto. Inoltre i tubi non sono ben lavorati e spesso presentano spessore costante. I telai di qualità invece utilizzano leghe di acciaio come il ChroMoly o altre leghe particolari. Inoltre i tubi sono trafilati con spessori variabili (di solito più sottile al centro e più spesso alle estremità). Questo li rende più flessibili, più resistenti e capaci di sopportare le tensioni indotte da saldatura e uso continuativo.

Un altro è la qualità dei componenti installati, come per esempio la raggiatura delle ruote, che permette di determinare la resistenza a pavé e a carichi extra come le borse. Oltre a una caratteristica di durata intrinseca dei prodotti ve n’è una più sottile: un negoziante o un meccanico, quando deve installare dei componenti di qualità, tende a lavorare con più precisione e cura.
Sono tutti fattori che possono permettere di capire se la bici è pensata appunto per durare nel tempo e quindi permettere di spalmare il costo di acquisto su più anni.

Ok, il prezzo è giusto?

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Allora, in fin dei conti, qual è il prezzo giusto per una bici? Più che prezzo giusto è meglio definirlo come il “prezzo ottimale”, cioè quella soglia di spesa che consente di ottenere un prodotto valido, di contenere le spese di manutenzione e ricambistica e di mantenere alta la percentuale di rivendibilità.
Questa soglia di prezzo ottimale si attesta tra le 600€ e le 1000€, un ventaglio di spesa nel quale si trovano bici di qualità, con allestimenti molti validi, montate con cura e con un’alta probabilità di rivendibilità come usato.
Più è basso il costo della bici maggiori saranno i problemi (e quindi la spesa per la manutenzione) e si ridurranno drasticamente le probabilità di rivendita.

Oltre i 1000€ invece il margine di miglioramento dell’assemblaggio e dei componenti diventa sempre più risicato e si assottiglia man mano che il costo aumenta. La qualità aumenta costantemente all’aumentare del prezzo ma i margini di crescita sono sempre ridotti: in sostanza si devono spendere molti più soldi per ottenere incrementi sempre più piccoli. Il risparmio di peso tra un telaio in full carbon e uno monoscocca diventa sempre più piccolo, così come l’effettivo scorrevolezza di un movimento centrale ceramico rispetto a uno tradizionale lavorato al CNC (nonostante l’impennata del prezzo di acquisto del primo rispetto al secondo). Di pari passo l’eventuale spesa per i ricambi cresce, poiché i componenti sono più pregiati e quindi hanno un costo maggiore. Infine diminuisce o si attesta anche la percentuale di rivendita, poiché anche con un prezzo da usato la bici soffre la concorrenza di biciclette nuove di fascia inferiore e comunque il bacino di utenti interessati si restringe.

Esiste poi una variabile non di poco conto: l’utilizzatore della bici. Tra un mezzo da 6000€ e uno da 10.000€ la grande differenza non la fanno solo il telaio, i componenti o l’assemblaggio bensì soprattutto la fa il ciclista, con il suo livello di allenamento e le sue abilità. Oltre una soglia di prezzo, che abbiamo determinato essere 2500€, gli incrementi di performance maggiori si ottengono lavorando sulla persona (allenamento, dieta, tecnica) piuttosto che sulla bici in sé. Continuare a comprare componenti più leggeri, telai più aerodinamici o ruote rigide senza allo stesso tempo migliorare la propria condizione fisica porta a ridurre notevolmente l’impatto migliorativo che quei componenti dovrebbero avere sulle prestazioni. Il margine di miglioramento che si ottiene lavorando sulla resistenza, sulla forza esplosiva, sul peso o sulla propria soglia anaerobica è ben più alto di quello ottenibile alleggerendo la bici di 100gr.

Concludendo

Abbiamo analizzato nel dettaglio da cosa è composto il prezzo di vendita di una bici e come questo abbia in realtà un’influenza anche sul costo della manutenzione e delle probabilità di rivendita come usato. Non esiste la bici perfetta né la migliore, poiché le considerazioni in termini di comodità, rigidezza, performance e spesa sono soggettive. Esiste comunque una fascia di prezzo ottimale, che può essere considerata come il miglior investimento per una una bicicletta.

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Articolo aggiornato a maggio 2023

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