In mezzo alle leggendarie salite dell’Alpe d’Huez e della Croix de Fer, l’antica strada di confine fra Francia e Savoia che sale su Col du Sabot merita di finire nella wishlist dei cercatori di colli alpini.
Il Col du Sabot è una delle perle nascoste del cicloturismo alpino, un’ascesa che per caratteristiche tecniche e paesaggistiche non ha nulla da invidiare a molti dei passi che, ogni estate, vengono presi d’assalto dagli appassionati delle grandi salite.
Nonostante ripetuti passaggi nella valle dell’Oisans, fino a due anni fa non ne avevo mai sentito parlare. Il suggerimento di scalare questo colle misconosciuto mi è venuto da un ciclista di Grenoble incontrato a una granfondo.
Se c’è una cosa che ho imparato viaggiando in bicicletta è che gli scambi verbali sono più fruttuosi di qualsiasi ricerca online e offline. Quando conosco qualche ciclista lontano da casa cerco di condividere le esperienze fatte e quelle che sto solamente progettando: tutte le volte ne viene fuori qualcosa di utile e inatteso.
Il Col du Sabot: ma dov’è?

Cercando sulle mappe il Col du Sabot ho scoperto che ne avevo già percorsi i primi 4 chilometri nel 2021, quando, durante uno dei miei viaggi alpini, avevo fatto tappa a Vaujany. Possibile che non avessi visto alcun cartello segnaletico?
Se c’è una cosa che in Francia sanno fare benissimo è valorizzare il potenziale cicloturistico delle loro curatissime strade di montagna. Su gran parte delle salite transalpine sono installati pannelli chilometrici che scandiscono il countdown dalla sommità, indicando la quota e la pendenza media dei mille metri successivi. Quando quest’estate ho scalato il Sabot non solo non ho trovato nulla di tutto questo, ma non ho visto alcuna freccia indicante la strada per la sommità del colle. L’unica segnaletica utile è rappresentata dalle targhe con la denominazione della strada D43A, la Route du Col du Sabot.
Le ragioni del mistero
Le ragioni per le quali questa salita resta al di fuori dei radar di gran parte degli appassionati del ciclismo d’alta quota possono essere molteplici. La maggior parte dei ciclisti ama compiere dei giri ad anello, ma in questo caso ciò non è possibile essendo il Col du Sabot un cul-de-sac, vale a dire un valico che non è seguito da una discesa asfaltata. Raggiunti i 2100 metri del colle, infatti, l’itinerario prosegue con un single track sterrato che scende fino al Lac de Grand’Maison.

Per secoli questo valico è stato fondamentale nella comunicazione fra le valli dell’Isère e quelle della Savoia. Il toponimo Sabot deriva infatti da Sabaudia, il nome della Savoie nel patois locale. Quando nel 1850 la Savoia è stata accorpata alla Francia, le dogane a ridosso del colle sono sparite e la strada proveniente dai colli del Glandon e della Croix de Fer è diventata il principale asse di comunicazione a ovest del massiccio delle Grandes Rousses.
Il “gemello” del Granon
La scalata al Sabot mi ha fatto pensare a un colle “gemello” non troppo lontano, il più noto ed elevato Granon. I punti in comune sono davvero numerosi: entrambi sono dei cul-de-sac e si sviluppano su di una carreggiata ridotta esposta a sud.
La maggiore analogia riguarda le pendenze: nei 14,6 km del Col du Sabot si supera un dislivello di 1305 metri, con una media dell’8,9%, mentre gli 11,3 chilometri del Col du Granon hanno una media del 9,2%.
Numeri alla mano, il Sabot è una delle salite più dure delle Alpi francesi eppure continua a essere un oggetto misterioso anche per i più assidui frequentatori di quel territorio, tanto che mi è capitato di suggerirne la scalata a un ciclista marsigliese che frequenta l’Isère da trent’anni e a un tour operator iberico che per una settimana ha fatto su e giù per le salite dell’Oisans utilizzando l’Alpe d’Huez come campo-base.
Verso Vaujany, feudo di Fabiana Luperini

L’attacco della salita verso il Col du Sabot è agli 808 metri di Le Verney, località posta all’estremità settentrionale dell’omonimo lago. Come accennato in precedenza, ci troviamo nel dipartimento dell’Isère, in un territorio compreso fra due salite leggendarie del Tour de France: il Col de la Croix de Fer e l’Alpe d’Huez.
A differenza delle due ascese teatro di decine di passaggi della Grande Boucle, il Col du Sabot resta un inedito. Il grande ciclismo si è sempre fermato a Vaujany, vale a dire dopo i primi 5 chilometri di ascesa. Se in campo maschile si registrano tre arrivi del Critérium du Dauphiné e uno della Parigi-Nizza, in campo femminile questa località è stata per ben tredici volte traguardo del Tour de France femminile. Fra il 1995 e il 2003, il traguardo di Vaujany è diventato un vero e proprio feudo per Fabiana Luperini, vincitrice in ben sei occasioni.
La prima parte della salita è fatta apposta per esaltare le caratteristiche tecniche degli scalatori. Si comincia subito con una rampa al 15%, per proseguire con un gradiente che si mantiene costantemente al di sopra del 7%, con una prevalenza di rampe in doppia cifra. I 5 km ombreggiati da Le Verney a Vaujany hanno una pendenza media del 9%.
Col du Sabot e la pendenza massima al 17%

Un chilometro dopo il passaggio dal paese, le pendenze si attenuano per alcune centinaia di metri in prossimità de La Villette. La copertura arborea si dirada e, in prossimità di Le Collet, la strada per il Sabot diventa totalmente esposta al sole.
Una prima serie di sei tornanti conduce a quota 1800 metri. A tre chilometri dalla sommità, nel passaggio sul Ruisseau du Bessey, si tira il fiato per alcuni metri. L’epilogo è una faccenda molto seria per gli arti inferiori: negli ultimi due chilometri e mezzo la pendenza media è del 9,6% con due tratti al 15% e al 17%.

Un’altra ragione che rende questo colle particolarmente appetibile ai cercatori di salite è la possibilità di abbinare la sua scalata a una delle numerose salite di questo vero e proprio “parco a tema” per ciclisti. Oltre ai valichi della Croix de Fer e del Glandon, si possono raggiungere l’Alpe d’Huez e il Col de la Sarenne salendo dal versante reso celebre dal Tour de France oppure dalla variante panoramica di Villard Reculas. La ciliegina sulla torta? L’assenza di traffico motorizzato a due o quattro ruote.
La scalata del Col du Sabot – consigliabile nel periodo che va da maggio a ottobre – è assolutamente imperdibile per tutti i ciclisti alla ricerca di pendenze sfidanti, strade tranquille e paesaggi capaci di emozionare.
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