Conta solo e soltanto il presente. Per dodici giorni è così: il mio orizzonte temporale è il tardo pomeriggio, quello spaziale è il luogo dove pernotterò. La scorsa estate ho fatto il mio quarto cicloviaggio alpino, aumentando ancora una volta numero di tappe, chilometraggio e dislivello. Dopo 6 tappe nel 2020, 7 nel 2021, 10 nel 2022 ne ho fatte 12 lo scorso anno (con un giorno di riposo fra la penultima e l’ultima). Il progetto partorito al termine del viaggio del 2022 era di partire dal Monte Bianco e arrivare al Mediterraneo andando alla scoperta di molte salite che avevo visto solamente sulle mappe geografiche.
Il viaggio dal Monte Bianco al Mediterraneo
Lunedì 24 luglio sono partito sotto la pioggia ad Aosta e sabato 5 agosto sono arrivato sotto uno splendido sole a Torino, dopo aver percorso 1161 km, scalato 31 salite e superato un dislivello di 25.000 metri. Sono partito dalle foreste di aghifoglie delle Alpi per raggiungere gli uliveti della Costa Azzurra e della Riviera Ligure, utilizzando la forza dei miei muscoli sono poi rientrato, con un’unica pedalata, dalla Liguria al capoluogo piemontese in cui vivo.
L’unico tratto che ho compiuto in treno è stato quello che mi ha portato da Torino ad Aosta, per il resto mi sono mosso in autonomia, portando un bagaglio di 7 chilogrammi distribuito fra borsa sottosella, borsa sul manubrio, borsino sul telaio e zainetto da 5 litri. Ho pedalato per 99 ore e 40 minuti da solo eccezion fatta per i primi chilometri del Cormet de Roselend scalati con due ciclisti d’Oltralpe, le ascese del Col du Mollard e del Col de la Croix de Fer nelle quali sono stato accompagnato dalla mia amica Tanja e per la ciclabile delle Risorgive che ho percorso con il collega Alberto conosciuto spillando acqua alla fontana di Moretta.
Le emozioni
Emozioni? Tante. Senza la scorta di ricordi da rievocare per settimane e mesi sarebbe più difficile pedalare nei mesi invernali e preparare un viaggio possibile solo con diverse migliaia di chilometri lineari e decine di migliaia di metri di dislivello nelle gambe.
“Ma non ti stanchi a viaggiare da solo?”. Durante il viaggio mi è stato chiesto un paio di volte. La risposta è “no!”. Ci sono giorni in cui vai un po’ più piano, altri in cui non senti la catena. Pedalando da solo sono libero di assecondare quella che è la mia condizione fisica, posso mangiare, bere, prendermi una pausa quando ne ho voglia. Non è una gara, è un viaggio. Il mio obiettivo è arrivare al luogo in cui pernotterò senza essere stravolto, con addosso la voglia di ricominciare la mattina dopo. Allo stesso tempo non devo ritardare troppo perché è importante fare una doccia e lavare e stendere gli indumenti prima della cena.
Senza autodisciplina nell’alimentazione e nel sonno si paga dazio quando la strada sale: quindi partenza fra le 7 e le 9, spuntini diffusi quando si pedala, cena robusta e sotto le lenzuola non più tardi delle 22. Ci vogliono spirito d’adattamento e creatività: si pedala sotto il sole o sotto la pioggia, col vento contro o a favore, s’impara costantemente l’arte di fare e disfare il bagaglio, s’improvvisa uno stendibiancheria sulla borsa sottosella, si riempiono i tempi morti con pisolini, contemplazioni, aggiustamenti nella programmazione del viaggio, pensieri sparsi. Mi porto ogni anno un libro, ma mi assicuro che pesi meno di un etto e mezzo e che sia bello.
Vediamo com’è andata giorno per giorno.
1a tappa: Aosta – Bourg-Saint-Maurice, 88 km
Ad Aosta piove e ha tutta l’aria di non essere un temporale estivo. Parto alle 7.35 dalla stazione di Aosta e sulla statale che mi porta a Morgex il traffico è limitato. Lo squarcio azzurro nel manto grigio delle nuvole a metà mattina è illusorio: quando attacco le pendici del Colle San Carlo (10 km al 10% di pendenza media) la pioggia torna a picchiettare sulla mia strada.
Silenzio e solitudine per tutta la scalata. Prima di scollinare cambio la maglia zuppa di sudore con una maglia termica. Quando arrivo a La Thuile la pioggia si fa battente e mi rifugio in una tavola calda per pranzare con un soffitto sulla testa.
Dopo un’ora il cielo si apre e prendo a scalare il Colle del Piccolo San Bernardo. La strada asciutta e un timido sole mi confortano, è un po’ come se il viaggio cominciasse soltanto ora. Sconfino in terra francese. Nella discesa di 31 chilometri che mi porta a Bourg-Saint-Maurice sono solo un pilota, quasi dimentico che in bici si debba pedalare. All’arrivo piove col sole. Pernotto in un ostello che è una babele, nel mio dormitorio gente che viene da tutto il mondo per camminare all’ombra del Monte Bianco.
2a tappa: Bourg-Saint-Maurice – Albertville, 97 km
Alle 7 sono già sui pedali. All’attacco del Cormet de Roselend mi affiancano Stéphane e Thomas, due ciclisti francesi che approfittano delle gare nazionali di kayak dei loro figli per collezionare salite partendo da Bourg-Saint-Maurice. Mi accompagnano nei primi facili chilometri e quando le percentuali di pendenza si avvicinano alla doppia cifra mi salutano.
Il meteo ha annunciato pioggia per tutto il giorno ma a 8 km dallo scollinamento le nuvole si diradano e il cielo si dipinge d’azzurro. Solo i fischi delle marmotte spezzano il silenzio. La salita è impegnativa ma le gambe rispondono all’appello. Dopo pochi chilometri di discesa mi lascio incantare dalla bellezza del Lac de Roselend, poi raggiungo Beaufort dove il sortilegio è quello subito dalle mie papille gustative al cospetto di una torta salata monopolizzata dall’omonimo formaggio.
C’è il Col de Saisies da scalare e, su consiglio di un villeggiante, lo affronto da Hauteluce, una strada che nel centro abitato s’inerpica fino al 13%. Qualche chilometro prima dello scollinamento mi fermo per contemplare il panorama. L’ho già scritto che me ne infischio dei tempi di scalata, vero? Non appena valico il Saisies inizia a piovere. Quella che è una doccia scozzese nella discesa del colle diventa pioggia battente quando mi lascio alle spalle Flumet. La pioggia, le curve, le gallerie e il traffico automobilistico sono il menu dei chilometri che mi conducono fino a Ugine, dove imbocco una salvifica pista ciclabile che mi conduce fino ad Albertville, cittadina post-olimpica alquanto grigia e anodina.
3a tappa: Albertville – Saint Jean de Maurienne, 85 km
Sole alla partenza. Mai chiedere indicazioni stradali a chi non viaggia in bici: faccio questo sbaglio con due motociclisti che mi mandano a pedalare per un chilometro in superstrada. Ritrovo la via maestra che risale l’Isère attraversando una sequela di villaggi di fondovalle.
Arrivo all’attacco del Col de la Madeleine quando il sole è quasi allo zenit. I primi chilometri sono impegnativi, ma fortunatamente all’ombra. La salita è lunga e irregolare: ci sono parecchi tratti in doppia cifra e altri pianeggianti, quando non in discesa. A 7,5 km dalla sommità le pendenze toccano il 15%. Nei chilometri finali che mi portano ai 1993 metri della Madeleine accuso un po’ di stanchezza. Foto di rito e poi giù in discesa verso l’ultima difficoltà di giornata, i 3,5 chilometri zeppi di tornanti dei lacet della salita di Montvernier. Raggiungo Saint Jean de Maurienne per dormire in una struttura monopolizzata da cicloviaggiatrici e cicloviaggiatori provenienti da Belgio, Paesi Bassi e Svizzera.
4a tappa: Saint Jean de Maurienne – Oz en Oisans, 76 km
Pedalo in compagnia della mia amica Tanja che non ha mai scalato Mollard e Croix de Fer. Il cielo è azzurro che più azzurro non si può. La sequenza di tornanti all’ombra del Col de la Confrérie è un buon viatico per la giornata con il maggior dislivello dell’intero viaggio.
Giunti sull’altopiano di Albiez proseguiamo fino al Col du Mollard. Discesa e poi deviazione a Eintragues, per riempire le borracce in un bassin dall’acqua sublime. Chi arriva? La signora Nicole con la quale avevo conversato un anno fa. Le spiego che è finita in un mio reportage e mi dice di avvisarla se passerò da Eintraigues nel 2024, perché in tal caso aggiungerà un posto a tavola. È la conferma di quanto già sapevo: viaggiare in bicicletta apre porte che altrimenti resterebbero chiuse.
Mancano i 14 chilometri che portano al Col de la Croix de Fer: li pedaliamo nel momento più caldo della giornata, su rampe ripetutamente in doppia cifra e senza alberi che possano ristorarci con la loro ombra. In vetta ci salutiamo: Tanja torna al punto di partenza, io scendo verso l’Oisans. Gli ultimi7,5 chilometri che mi portano a Oz en Oisans sono di salita vera. Sono stanco e mi vedo costretto a frazionare in tre rate la mia ascesa. Per il quarto giorno consecutivo ho superato i 2200 metri di dislivello: oggi sono stati addirittura 2670 metri, roba da granfondo, ma con il bagaglio…
5a tappa: Oz en Oisans – Le Monêtier-les-Bains , 82 km
Cambio di programma: invece dell’inedita salita al Col de Sarenne da Villard Reculas opto per la più mite balconata della Route de la Roche des Armentiers che stuzzica da tempo la mia fantasia. Scendo da Oz en Oisans ad Allemond con l’asfalto bagnato dalla pioggia del primo mattino. Arrivo a Le Bourg d’Oisans e imbocco la leggendaria strada che conduce verso l’Alpe d’Huez.
L’affollamento è quello di sempre: una babele di grimpeur che affrontano i 21 lacet dell’iconica salita del Tour. Dopo 3,5 chilometri imbocco una stradina a sinistra e pedalo sulla stretta lingua d’asfalto che conduce a L’Armentier en Haut. Il tratto ascendente che segue questo villaggio è assolutamente vietato a tutti coloro che soffrono di vertigini. Scendo a Le Freney d’Oisans e riprendo immediatamente a salire.
Grazie alla voie verte aperta qualche anno fa riesco a by-passare il tunnel de Chambon e a pedalare in assenza di automobili per 5 chilometri. L’ascesa verso il Col du Lautaret è dolce, un vero toccasana dopo le fatiche dei primi quattro giorni. Accendo tutte le luci del mio equipaggiamento per affrontare le gallerie disseminate sul versante occidentale del colle e faccio una sosta a La Grave per ammirare lo spettacolare Glacier de la Meije. Negli ultimi chilometri il vento è a favore e arrivare in cima al terzo Duemila del mio viaggio diventa una formalità. In una ventina di minuti di discesa ad alta velocità raggiungo Les Guiberts dove pernotto in una gîte d’étape.
6a tappa: Le Monêtier-les-Bains – Jausiers, 89 km
In cielo nemmeno una nuvola. Scendo a Briançon e raggiungo Villar-Saint-Pancrace per percorrere alcuni chilometri sulla D36 che mi permette di evitare la trafficata N94. Dopo una ventina di chilometri mi immetto sulla strada nazionale e mi ritrovo su di un’arteria ad alto flusso di traffico motorizzato.
Una veloce discesa su L’Argentière-la-Bessée e una quindicina di chilometri di falsopiano discendente mi conducono a Guillestre dove comincio la scalata al Col de Vars.
Memore delle due precedenti esperienze su questa salita, in questo tour ho deciso di tagliare l’Izoard per arrivare ai piedi del canicolare Vars in tarda mattinata invece che all’inizio del pomeriggio. La scelta si rivela vincente. Affronto la parte iniziale con le energie intatte e segmento l’ascesa in quattro parti, con un paio di spuntini e una costante idratazione. La mia “bestia nera” è domata.
La discesa verso Saint-Paul-sur-Ubaye è una delle più spettacolari di tutto l’arco alpino, poi, pur scendendo fino a Jausiers, devo spingere sul lungo rapporto. Arrivo alle 15.30, in tempo per un riposo pomeridiano che si rivelerà prezioso il giorno successivo.
7a tappa: Jausiers – Saint Saveur-sur-Tinée, 116 km
Inizio la giornata con una robusta colazione in compagnia di un gruppo di motociclisti. Scendo fino a Barcelonette e attacco il Col de la Cayolle con brillantezza. La salita è un incanto, 27 chilometri di pura meraviglia: la prima parte si snoda in uno spettacolare canyon, la seconda attraversa i piccoli borghi di Le Villard d’Abas e Fours-Saint-Laurent, la terza s’inoltra in una splendida pineta e l’ultima culmina con un serpentone d’asfalto disegnato in mezzo a prati d’alta quota.
La bellezza del paesaggio, la pedalabilità dell’ascesa, un giro di olio alla catena, la scarsità di traffico motorizzato e il riposo del giorno precedente mi mettono letteralmente le ali.
È il momento più bello dell’intero viaggio, una commistione di stato di grazia fisico e beatitudine contemplativa che si protrae fino a quella che, con i suoi 2326 metri, è la Cima Coppi del mio tour estivo. Il panorama sul versante meridionale è qualcosa di straordinario, merita una sosta contemplativa. Il clima è caldo ma secco, la manifestazione più piacevole dell’estate per chi deve faticare.
Un panino con una bibita nella gîte d’étape di Saint-Martin-d’Entraunes per rilassarmi e poi ancora discesa fino a Guillaumes. La seconda salita inizia con ripidi rettilinei assolati che mi portano a Péone. Il sole picchia forte, ma sono fortunato: sulle pendenze più impegnative il vento è a mio favore.
La seconda parte della salita
La seconda parte dell’ascesa che mi porta al Col de Valberg è una sequela di tornanti nella pineta, mentre l’epilogo è una balconata sulla parte più occidentale delle Alpi Marittime. La fatica ha deciso di stare alla larga oppure è anestetizzata dall’accumulo di bellezza che mi si manifesta dopo ogni curva. È davvero una giornata speciale, una delle migliori nella mia vita di cicloviaggiatore. La discesa da Valberg a Beuil è un’altra gioia per gli occhi, la terza salita della giornata è il Col de la Couillole, 7 chilometri di leggera ascesa che fanno da preludio alla discesa più tecnica e complessa del mio tour alpino: una strada molto stretta di una quindicina di chilometri con tunnel, tornanti, curve e passaggi da vertigine. Sarà l’ultima grande salita del prossimo Tour de France che finirà a Nizza. Arrivo a Saint Sauveur-sur-Tinée dopo aver messo sotto le ruote 116 km e 2460 metri di dislivello.
8a tappa: Saint Saveur-sur-Tinée – La Gordolasque, 53 km
Tappa breve ma con dislivello superiore ai 2000 metri! Affronto i 17 chilometri del Col Saint-Martin alla mattina presto. Mi godo l’ascesa che è piuttosto regolare e si snoda su una strada larga e con un traffico motorizzato davvero limitato.
Attraverso i suggestivi villaggi di La Bolline, Valdeblore e La Roche, per poi raggiungere Saint Dalmas dove faccio una tardiva ma robusta colazione al cospetto dell’Église de l’Invention-de-la-Sainte-Croix.
Scollino il Col Saint-Martin per poi scendere a Saint-Martin-Vésubie e da lì all’attacco della salita di 3,5 km che mi conduce a Belvédère.
Abbarbicati sulle montagne dell’entroterra nizzardo questi piccoli paesi sono una gioia per gli occhi. Dopo aver fatto pranzo nella piazza di Belvédère, riparto per affrontare gli 11 chilometri che mi mancano per raggiungere il Relais des Merveilles dove pernotterò. I primi 3 chilometri sono al 4,9%, ma gli ultimi 8 hanno una pendenza media del 7,8% con punte del 13%. Fa molto caldo e le pendenze, a una settimana dalla partenza, si fanno sentire. Quando arrivo alla meta capisco che ne è valsa la pena e che la valle della Gordolasque è davvero una meraviglia.
9a tappa: La Gordolasque – Sospel, 92 km
Partenza al mattino presto per raggiungere Belvédère dove faccio colazione. Scendo fino a quota 500 per poi iniziare la salita che in 3 chilometri mi porta a La Bollène Vésubie. Il versante occidentale del Col de Turini è quasi totalmente ombreggiato: 18,5 km di salita al 5,9% di pendenza media con un’infinità di tornanti e un paesaggio che, a ridosso del colle, muta radicalmente da bosco di latifoglie a bosco di aghifoglie.
L’arrivo a quota 1607 metri è solo una tappa intermedia visto che il mio itinerario prosegue per L’Authion un massiccio che ha svolto un ruolo strategico nel controllo del confine con l’Italia dal XIX secolo sino alla Seconda Guerra Mondiale. Per 4 chilometri la strada procede in salita a doppio senso di marcia fino a Baisse de Tueis per poi scendere per 3 chilometri fino al Camp de Cabanes Vieilles.
Il giro in senso antiorario intorno al massiccio prosegue prima con pendenze blande e, successivamente, con gradienti in doppia cifra che conducono i ciclisti fino a quota 2024 metri. Sono 26 i chilometri di salita dalla valle del Vésubie alla sommità dell’anello dell’Authion, la stessa identica distanza che divide – in linea d’aria – questo luogo dalla costa di Mentone.
La discesa
In discesa me la prendo comoda e mi fermo ad apprezzare il panorama montuoso delle Alpi Marittime. Mi sento bene e decido di allungare il percorso per gustarmi i 42 chilometri costellati di tornanti che mi dividono da Sospel passando da Peira Cava e dal Col de l’Orme. Nei primi dieci chilometri la discesa è pedalabile e senza alcuna difficoltà tecnica, successivamente arrivano i 16 tornanti ravvicinati che in 5 chilometri portano al Pas de l’Escous. Nonostante io sia un discesista prudente è impossibile per il furgone che mi segue tenere la mia andatura. Raggiunto il Col de l’Orme la salita riprende per 3,6 chilometri al 4% fino al Col de l’Ablè. Ancora 5,5 km di discesa fino al Col de Braus e poi la festa dei tornanti riprende: 18 negli 11,5 km che riportano a Sospel su una strada larga e priva di difficoltà.
Per arrivare alla Maison des enfants sages dove pernotterò faccio 4 chilometri sull’antica strada del Col de Castillon. Ad accogliermi in questa cascina nascosta dagli ulivi trovo Claudie e Gerard, due persone davvero simpatiche che da poco hanno deciso di dedicarsi alla ricettività.
10a tappa: Sospel – Sospel, 83 km
Sospel è una sorta di climbland, una località ideale per tutti coloro che amano le grandi salite. Dovendo stare per due giorni nella stessa località sono libero dal grosso del bagaglio, ma a differenza di un giro ad anello opto per una serie di scalate a stella dei colli che circondano il paese della Costa Azzurra.
La prima della lista non può che essere il Col de Braus, il punto più elevato della giornata con i suoi 1002 metri. Al decimo giorno di viaggio le gambe girano meravigliosamente: per coprire gli 11,5 km al 5,7% di pendenza media impiego 58 minuti, con una VAM di 677 m/h.
Gli incontri
In vetta conosco Robert e Jos, una coppia franco-olandese formatasi durante la scalata del colle. Scambiamo due chiacchiere e rendiamo omaggio al grande René Vietto, ricordato da una stele su una delle sue salite preferite. Scendo a Sospel dove la signora Annie mi attende per mostrami la Chiesa di San Michele, la seconda in ordine di grandezza del territorio. Sono stati Claudie e Gerard a organizzare l’incontro con questa vulcanica ottantenne che mi illustra tutte le particolarità di questo luogo di culto.
Poco prima che il sole raggiunga lo zenit imbocco la strada che mi conduce agli 879 metri del Col de Brouis, una salita di 11,2 km al 4,7%. Anche in questo caso le pendenze sono blande e la strada è larga, un piacere affrontarla tanto in salita quanto in discesa. Torno alla base dell’ascesa per affrontare il Col de Vescavo sia dal versante francese (3,3 km) che da quello italiano con partenza da Olivetta San Michele. Dopo aver portato a termine questi altri due colli raggiungo Sospel dove mangio una fetta di torta di verdure. L’epilogo è ancora in salita: 12,5 chilometri al 2,8% di pendenza media verso il Col de Castillon affrontato dal Col Saint-Jean.
Una giornata davvero splendida con cinque colli e un dislivello complessivo di 2020 metri.
11a tappa: Sospel – Pietra Ligure, 116 km
Saluto Claudie e Gerard e porto a termine il Col de Castillon per poi raggiungere la costa a Mentone.
Il primo sguardo al mare dopo centinaia di chilometri sulle montagne è emozionante. Pedalo sull’ampia ciclabile del porto per poi sconfinare in Italia salendo a Mortola Inferiore.
In poche centinaia di metri le contraddizioni della nostra società: le ville vista mare dei ricchi e gli occhi carichi di dolore di ragazzi venuti dall’Africa che guardano verso ovest.
Scendo a Ventimiglia, pedalo per qualche chilometro su una ciclabile che si esaurisce a Bordighera, poi procedo sull’Aurelia fino a Ospedaletti dove inizia la spettacolare ciclabile della Riviera Ligure di Ponente. Per 25 chilometri pedalo in totale sicurezza, con il vento che mi spinge verso San Lorenzo al Mare dove ho appuntamento con mia cugina Lara. A Sanremo incontro l’amico e collega Paolo, poi mangio una piadina con la mia parente, reduce dal Camino de Santiago. A Imperia la ciclabile si esaurisce e iniziano i capi: Berta, Cervo e Mele.
Il vento rende difficile la discesa di quest’ultimo provocando un effetto-vela alla mia borsa sottosella. È il 3 agosto e l’Aurelia è naturalmente molto trafficata. Raggiungo Pietra Ligure dove mi attendono gli amici Bianca e Alejandro e una giornata di riposo prima dell’epilogo.
12a tappa: Pietra Ligure – Torino, 184 km
Alle 7 in punto parto da Pietra Ligure e affronto i 19 pedalabili chilometri del Colle del Melogno. La giornata si annuncia impegnativa, il percorso più lungo da me affrontato con il bagaglio. La giornata è soleggiata, il clima secco e ventilato, ideale per pedalare. Proseguo con i 5,5 chilometri del Colle dei Giovetti e con i 7,5 km di Battifollo.
Una fase di fondovalle mi porta ai piedi dell’ultima salita del mio viaggio: quella che conduce a Vicoforte e poi a Mondovì Piazza. Butto un occhio in centro e poi mangio un piatto di pasta in periferia.
Mancano un centinaio di chilometri che affronto a buona andatura, cercando di sfruttare al massimo piste ciclabili, strade provinciali e poderali. Sulla ciclabile delle Risorgive che unisce Moretta ad Airasca conosco il collega Alberto con il quale pedalo sino a Volvera.
Arrivo a Torino con una buona gamba, non troppo affaticato dalle quasi 12 ore in sella. E, naturalmente, ho già voglia di ripartire.
Tutti i numeri delle tappe
- 1a tappa – 24.07 – Aosta – Bourg-Saint-Maurice 88 km in 8h30’ a 10,35 km/h di media, 2280 m dislivello, 22,5 km di salita (Colle San Carlo 10 km, Colle del Piccolo San Bernardo 12,5 km)
- 2a tappa – 25.07 – Bourg-Saint-Maurice – Albertville 97 km in 8h40’ a 11,20 km/h di media, 2315 m dislivello, 35 km di salita (Cormet de Roselend 19 km, Col de Saisies 16 km)
- 3a tappa – 26.07 Albertville – Saint Jean de Maurienne 85 km in 8h00’ a 10,60 km/h di media, 2210 m dislivello, 28,5 km di salita (Col de la Madeleine 25 km, Lacets de Montvernier 3,5 km)
- 4a tappa – 27.07 Saint Jean de Maurienne – Oz en Oisans 76 km in 8h30’ a 8,95 km/h di media, 2670 m dislivello, 39,5 km di salita (Col du Mollard 18 km, Col de la Croix de Fer 14 km, Oz en Oisans 7,5 km)
- 5a tappa – 28.07 Oz en Oisans – Le Monêtier-les-Bains 82 km in 7h20’ a 11,20 km/h di media, 1980 m dislivello, 36,5 km di salita (L’Armentier en Haut 8,5 km, Col du Lautaret 28 km)
- 6a tappa – 29.07 Le Monêtier-les-Bains – Jausiers 89 km in 7h00’ a 12,70 km/h di media, 1550 m dislivello, 23 km di salita (Col du Vars 23 km)
- 7a tappa – 30.07 Jausiers – Saint Saveur-sur-Tinée 116 km in 8h50’ a 13,15 km/h di media, 2460 m dislivello, 48,5 km di salita (Col de la Cayolle 27 km, Col de Valberg 14,5 km, Col de la Couillole 7 km)
- 8a tappa – 31.07 Saint Saveur-sur-Tinée – La Gordolasque 53 km in 7h00’ a 7,55 km/h di media, 2150 m dislivello, 31,5 km di salita (Col Saint-Martin 16,5 km, La Gordolasque 15 km)
- 9a tappa – 01.08 La Gordolasque – Sospel 92 km in 8h00’ a 11,5 km di media, 2115 m dislivello, 30,5 km di salita (Col de Turini-L’Authion 26 km, Col de l’Ablè 4,5 km)
- 10a tappa – 02.08 Sospel – Sospel 83 km in 7h30’ a 10,05 km/h di media, 2020 m dislivello, 40 km di salita (Col de Braus 11,5 km, Col de Brouis 11 km, Col de Vescavo 3,5 km, Col de Vescavo 2 km, Col de Castillon 12 km)
- 11a tappa – 03.08 Sospel – Pietra Ligure 116 km in 8h30’ a 13,65 km/h di media, 935 m dislivello, 11,5 km di salita (Col de Castillon 6 km, Mortola Inferiore 3 km, Capo Berta 2,5 km)
- 04.08 riposo
- 12a tappa – 05.08 Pietra Ligure – Torino 184 km in 11h40’ a 15,75 km/h di media, 2315 m dislivello, 36,5 km di salita (Colle del Melogno 19 km, Colle dei Giovetti 5,5 km, Battifollo 7,5 km, Vicoforte 4,5 km)
I numeri in generale
- 12 tappe
- 1161 km (media di 96,75 km a tappa)
- 1161 km in 99 ore e 40’ alla media di 11,65 km/h (pasti e pause compresi)
- 25.000 metri dislivello (media di 2083,33 m a tappa)
- 31 salite
- 6 Duemila
- 383,5 km di salita (media di 31,95 km a tappa)
- Spesa complessiva 836 euro (465 euro per dieci pernottamenti in Francia + 371 euro pasti e spese varie).
Le 31 salite del viaggio
Colle San Carlo (1951 metri), Colle del Piccolo San Bernardo (2188 m), Cormet de Roselend (1968 m), Col de Saisies (1657 m), Col de la Madeleine (1993 m), Lacets de Montvernier (783 m), Col du Mollard (1634 m), Col de la Croix de Fer (2068 m), Oz en Oisans (1344 m), L’Armentier en Haut (1331 m), Col du Lautaret (2058 m), Col du Vars (2108 m), Col de la Cayolle (2326 m), Col de Valberg (1672 m), Col de la Couillole (1678 m), Col Saint-Martin (1500 m), La Gordolasque (1584 m), Col de Turini-L’Authion (2024 m), Col de l’Ablè (1149 m), Col de Braus (1002 m), Col de Brouis (879 m), due volte il Col de Vescavo (478 m), due volte il Col de Castillon (728 m), Mortola Inferiore (153 m), Capo Berta (123 m), Colle del Melogno (1032 m), Colle dei Giovetti (913 m), Battifollo (859 m), Vicoforte (595 m).
Emozione pura, ricordi che resteranno scolpiti per sempre nel tuo bagaglio ciclistico e non solo !
Bravo davvero ed un pizzico di invidia per quello che hai fatto, una vera impresa per pochi.