Itinerari

Iran in bici: la regione centro-occidentale

Nelle prime due settimane di Iran abbiamo pedalato nelle regioni dell’Azerbaigian Orientale, Occidentale e del Kurdistan, dove abbiamo incontrato persone estremamente ospitali.
Con la tappa di oggi entriamo nella regione di Kermanshah e raggiungiamo la città dal medesimo nome, dove coesistono diverse etnie: turchi, curdi, persiani, lur.

Mappa

Altimetria

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Traccia gps | Mappa kml

Da Kamyaran sono circa 60 km con pochissimo dislivello, ma la strada è noiosa e trafficata, con qualche cane minaccioso che ci insegue. Nonostante il vento contrario percorriamo questi chilometri rapidamente, senza poterci gustare molto le montagne a destra e sinistra della strada per colpa della foschia che le avvolge.
Arrivati a Kermanshah rispondiamo alle domande di rito: da dove veniamo, se siamo sposati (no e questo pregiudica talvolta la possibilità di dormire nella stessa stanza di albergo), quali sono le nostre prossime tappe. Poi ci infiliamo nelle viuzze del bazar coperto della città, dove le stoffe coloratissime e sfavillanti stridono con le acquirenti, donne coperte da capo a piedi da un mantello nero (chador) che alcune tengono serrato tra i denti.
Intanto abbiamo capito meglio cosa preveda il dresscode iraniano, sia sulla bici che nel tempo libero: Riccardo può pedalare in maglietta e calzoncini corti. Abbiamo visto diversi ciclisti (uomini) in divise aderenti tipo quelle occidentali. Nella passeggiata in città, invece, deve indossare pantaloni lunghi. Chiara si concede un sottocasco che lascia scoperto il collo quando è in versione ciclistica, ma deve coprire completamente braccia e gambe per tutta la giornata.

Restiamo poi bloccati per 8 giorni a Kermanshah a causa di un forte virus intestinale che debilita entrambi. Chiara riceve due flebo per reintegrare i liquidi e sali persi. Poi, ancora sotto antibiotici, decidiamo di lasciare la città perché ci ha annoiati: oltre ai bassorilievi di Taq-e Bostan, al sito archeologico di Bisotun (a 30 km) e a qualche parco disseminato tra le grosse arterie di traffico, non ci sono attrazioni turistiche o attività che possano farci passare piacevolmente il tempo.

Pedaliamo per i 65 km che ci separano da Sahneh, sulla trafficata E-48, a due o tre corsie per senso di marcia, mantenendoci nel margine stradale, il più lontano possibile dalle macchine.
Capiamo però di essere ancora parecchio debilitati e decidiamo di proseguire fino ad Esfahan (dove dobbiamo essere entro il 5 Ottobre per rinnovare il visto senza incorrere in sanzioni) su autobus e mezzi privati.

Facciamo tappa nella piacevole Borujerd, la prima città del Lorestan, più verde e meno trafficata delle precedenti. I successivi 400 km sembrano, dal finestrino del pullman, poco entusiasmanti: la strada è molto trafficata, quasi sempre a due corsie per senso di marcia e attraversa un paesaggio montuoso arido e monotono. In alcuni tratti vediamo che delle vette in lontananza sono innevate, ma il clima, ad inizio ottobre, è ancora caldo. Passiamo per Dorud, Aligudarz, Daran e finalmente raggiungiamo l’ambita Esfahan. Ci prendiamo altri due giorni di riposo per visitarla e rimaniamo davvero affascinati dalle sue piazze, dai giardini persiani e dal corridoio verde che costeggia il fiume, dal bazar labirintico coi soffitti a volta, dalle moschee con mosaici e decorazioni stupefacenti e dai ponti di epoca safavide.

For a piece of cake - Da Cesena a Singapore in bicicletta

Dopo un mese e mezzo di zone remote, ritorniamo ad essere circondati da frotte di turisti, negozi di souvenir e prezzi “speciali” per gli stranieri (l’ingresso ai siti di interesse costa di solito 5€ per turisti e 0,80€ per gli iraniani).
I pasti in Iran sono davvero economici: al di fuori delle mete turistiche ce la caviamo quasi sempre con 5€ in due. Abbiamo scoperto il khoresht bademjan, un piatto a base di melanzane, pomodoro e carne, con riso di accompagnamento, che ci permette di sfuggire alla noiosissima routine del kebab-a-pranzo-e-cena.
Per i pernottamenti in albergo spendiamo attorno ai 900000 rials (circa 23€) in due, con picchi di 30€ nelle grandi città, ma per la maggior parte delle sere siamo ospiti a casa dell’insegnante di inglese di turno o della famiglia intraprendente che vuole che i figli pratichino il proprio inglese. Una sera, con 130 km nelle gambe, il gestore di una scuola di inglese ci ha praticamente obbligati a presentarci alle sue classi di studentesse. Siamo stati assaliti dalle domande e loro ostaggi per diverso tempo, visto che avevano chiuso a chiave le nostre bici in un vicino garage!
Il portale WarmShowers, dedicato all’accoglienza dei cicloturisti in tutto il mondo, è piuttosto diffuso in Iran e lo sfruttiamo in diverse occasioni, trovandoci sempre a casa di persone curiose e intraprendenti, con un buon livello di inglese.

For a piece of cake - Da Cesena a Singapore in bicicletta

Molti ci raccontano che la vita in Iran gli sta stretta, che qui non si sentono liberi e vorrebbero cambiare paese, ma le condizioni economiche non glielo permettono. La religione, tra i giovani, è sentita spesso come una serie di rigide imposizioni, svuotate di significato.
Ripartiamo da Esfahan con il prolungamento del visto turistico per ulteriori 30 giorni, al costo di circa 10 € a testa (la procedura ci ha portato via mezza giornata). Ci sentiamo finalmente in forma e torniamo a macinare chilometri sulle selle. Siamo diretti verso Sud: le nuove destinazioni sono Shiraz e Persepolis, nella regione chiamata Fars, a circa 500 km di distanza da Esfahan.

In uscita dalla città prendiamo la via n.65, grossa arteria di traffico a quattro o sei corsie. Il margine stradale dove pedaliamo è abbastanza sicuro e separato da bande sonore. Dopo la salita iniziale il profilo della giornata è piuttosto pianeggiante: ci fermiamo a Shahreza, dopo 80 km, con un dislivello positivo totale di circa 600 m. Nei giorni successivi il paesaggio attorno all’autostrada diventa pian piano più piacevole e meno rettilineo.
Durante la tappa per Abadeh (quasi 130 km con 600 m di salita) ci fermiamo per il pranzo ad Izad Khvast, attraversando il caravanserraglio e le rovine di un antico villaggio sasanide, bellissime testimonianze della tradizione architettonica persiana.

Mentre pedaliamo attiriamo le attenzioni di tutti gli altri mezzi sulla strada: i più ci suonano in segno di approvazione, alcuni applaudono, i più arditi, dopo averci superato, accostano e ci aspettano per un selfie. I chilometri scorrono rapidi tra tutte queste distrazioni, ma le ore a nostra disposizione sono diminuite perché, col passaggio all’ora solare, il tramonto si è spostato è alle 17:30.

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Arriviamo ad Abadeh col buio e non abbiamo tempo di visitare la città: i nostri ospiti di warmshower sono impazienti di portarci a casa loro e farci assaggiare la pasta che hanno cucinato.
Per sfruttare al meglio le ore di luce impostiamo la sveglia molto presto e ci mettiamo in marcia per raggiungere il piccolo villaggio di Safa Shahr, situato a circa 85 km di distanza, dopo una vetta di 2550 m slm. Non troviamo punti di rifornimento lungo il tragitto, passata la vicina Surmaq.

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Ci ritroviamo a pranzare con pane e formaggio all’ombra di un cartello stradale perché non ci sono alberi o ripari migliori attorno.
Arrivati a destinazione cerchiamo una sistemazione e qualcuno propone di affittarci una stanza nella moschea, ma decliniamo l’offerta e troviamo una simpatica famiglia che ci fa stare in un appartamentino vuoto sotto al loro e poi ci riempie di cibo.
Alla partenza, il giorno successivo, l’aria è quella fresca e pulita dei 2300 m e ci dà le energie per mangiarci 80 km nella sola mattinata, raggiungendo Sa’adat Shahr per pranzo. Il tragitto è piacevole perché la strada non è rettilinea come nelle tappe precedenti.

For a piece of cake - Da Cesena a Singapore in bicicletta

Si arrampica invece per qualche chilometro su una vetta brulla e poi scende in maniera lenta e costante descrivendo ampie curve. Poco prima della città ci troviamo davanti l’imbocco di un tunnel, ma l’illuminazione è perfetta all’interno e la carreggiata è ampia.
Le strade iraniane ci stanno davvero stupendo: l’asfalto è sempre in buone condizioni, la segnaletica è chiara e soprattutto delle bande sonore dividono lo spazio che occupiamo noi da quello delle auto. Strana coincidenza, però, dopo 5000 km senza un problema, Riccardo infila una serie di quattro forature in quattro giorni.
Riparata la quarta e speriamo ultima foratura iraniana, ripartiamo nel pomeriggio in direzione di Marvdasht, la città vicino alla quale si trovano le rovine dell’antica Persepolis. Il percorso è pianeggiante e a fine giornata totalizziamo 133 km, la nostra tappa più lunga dal giorno della partenza. Arriviamo col buio, ma anche qui delle persone ci aspettano come ospiti, perché, qualche città prima, li avevamo incontrati e avevamo scambiato quattro chiacchiere.

Ci accompagnano la mattina presto a visitare Persepolis, per evitare il caldo torrido delle ore centrali della giornata e poi ci salutano a malincuore quando saliamo sulle biciclette per gli ultimi 50 km che ci portano a Shiraz. L’altruismo e la generosità di questa gente continua a stupirci.
La strada per Shiraz è davvero trafficata e il paesaggio si fa meno piacevole. Dopo 35 km saliamo per qualche centinaio di metri e poi scendiamo fino al centro cittadino.
Girovaghiamo a zonzo per la città per un giorno intero, affascinati dalla sua storia, cultura e architettura.
Nel prossimo racconto l’ultima tranche di Iran, da Shiraz alla costa persica.

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