Venerdì 27 giugno 2015 ho finalmente avviato – dopo averlo a lungo immaginato e, in parte, programmato – un tour in bici lungo la via Francigena. Per esigenze soprattutto lavorative, dovrò “accontentarmi” di un percorso a tappe non consecutive. Mio padre, compagno di tante avventure ciclistiche, non potrà essere al mio fianco ma, come sempre, ha avuto un ruolo nella breve preparazione e sarà il primo con cui condividere il mio resoconto finale.
Come primo approccio al percorso, ho scelto di partire da Roma, dove lavoro, in direzione Siena, nelle cui vicinanze vivo. Non conoscendo le difficoltà cui sarei andato incontro visto che la maggior parte dei report riguardano camminatori e, soltanto occasionalmente, ciclisti in direzione Sud, ho deciso di avviarmi di primo mattino cercando di sfruttare al massimo le ore più fresche e meno trafficate per lasciarmi la Capitale alle spalle.
Partendo da Roma Sud, in prima battuta ho puntato alla Città del Vaticano attraversando, in una spettacolare alba, il Ponte Marconi ed imboccando la Ciclabile del Tevere che prima delle 6 già si anima per le prime attività legate agli esercizi dell’Estate Romana.
I ponti sotto cui passo verso le 7 del mattino, sotto la luce delle 5:30 sono ancora più suggestivi e, in assenza del sottofondo sonoro cittadino, lo scorrere del fiume accompagna ogni mia pedalata rendendo questo primo trasferimento un viatico spettacolare per l’avventura che mi preparo a intraprendere.
Lasciata la ciclabile, imbocco viale Mazzini e, passando accanto al Cavallo della RAI, come in un flash-back, i miei ricordi vanno alla trasmissione CammineRAI che nel 2005, con il diario del percorso effettuato dai conduttori lungo la via Francigena, aveva stimolato la mia immaginazione, spingendomi a desiderare di ripercorrere lo splendido cammino così sapientemente descritto.
Lasciando la valle del Tevere, imbocco i tornanti che costeggiano il Parco di Monte Mario in direzione via Trionfale impegnandomi nel primo di tanti strappi che incontrerò lungo l’intero tracciato. Certo, l’attraversamento del Parco sarebbe stato più suggestivo ma a quest’ora del mattino credo sia sconsigliabile. Sono partito con la ferma intenzione di seguire pedissequamente le tracce GPX scaricate sullo Smartphone, senza nessuna eccezione dovuta all’utilizzo della bicicletta. Questa prima deviazione, quindi, mi ferisce un po’ ma avendo già percorso il Parco in altre occasioni, accetto di buon grado la variante.
Meccanica di Emergenza per Biciclette
Corso Online
Dopo i tornanti abbastanza impegnativi, imbocco la via Trionfale e, meravigliandomi del traffico già presente alle 6 del mattino, punto verso la Cassia e quindi la Storta cercando di tenere la media dei 20 km/h che a quell’ora speravo di tenere fino alla conclusione. Il primo rapido spuntino in sella ed il primo passaggio alla traccia GPX successiva “La Storta-Campagnano”.
Lasciata la Cassia, punto verso Isola Farnese e, quindi, imbocco il primo vero tratto sterrato nella bella campagna romana. A quest’ora il percorso è particolarmente solitario e non vedo l’ora di raggiungere un altro centro abitato. Per fortuna la freschezza muscolare ancora mi accompagna e raggiungo rapidamente Formello dopo una dolce salita. L’uscita dal paese è ben più impegnativa ed una dura ascesa consente di raggiungere la picchiata verso la Valle del Sorbo.
La presenza di mucche, tori e cavalli consigliano di moderare la velocità ma lo spettacolo è particolarmente suggestivo. In partenza temevo un po’ la presenza di cani randagi e da pastore ma, per fortuna, soltanto in questa zona incontro un paio di Maremmani che si limitano ad abbaiare per invitarmi a tenere la distanza dal gregge protetto.
La salita successiva (Strada della Piana) risulta essere particolarmente impegnativa. La velocità è molto bassa ed un pellegrino, a passo svelto, in compagnia di due cani, riesce a tenermi testa per qualche metro. La media nel frattempo comincia a calare come, d’altronde, farà lungo quasi l’intero percorso. Raggiungo finalmente Campagnano, conclusione del mio secondo tracciato GPX. La destinazione successiva è Sutri.
Il percorso verso Monterosi è uno dei più piacevoli, quello che ci vuole dopo le fatiche precedenti. Via Cascinone e Via della Salivotta passano via tranquille consentendo un leggero incremento della media e consentendo rapidi spuntini in sella.
Dopo aver attraversato nuovamente la Cassia si entra nel paese di Monterosi. Dopo il piacevole attraversamento si costeggiano buche e bunker del bel campo di golf, provando un pizzico di invidia per chi ha la possibilità di vagare tra i green con passo lento e rilassato. Poi penso alla bella avventura in corso e mi rendo conto di essere a mia volta un privilegiato. Raggiungo rapidamente la Cassia poco prima di Sutri e dopo una rapida incursione nell’anfiteatro, mi inoltro nella selva alle sue spalle. La prossima tappa GPX è Vetralla.
È un tratto suggestivo, specialmente in prossimità dei sepolcri, ma molto impegnativo soprattutto per chi, come me, ha la necessita di percorrerlo in bici. I continui attraversamenti di ponti, un paio dei quali non ben segnalati, e la vegetazione particolarmente lussureggiante creano non pochi problemi di attraversamento e numerosi graffi su braccia e gambe. Gli alberi sono così fitti che, in alcune occasioni, anche il GPS ha qualche difficoltà a segnalare la corretta posizione.
Capranica è vicina. Dopo una rapida picchiata inizia una bella e faticosa inerpicata verso il paese e, per evitare le scale che portano al centro, percorro contro senso via Romana per fortuna quasi deserta in quanto riservata ai soli residenti.
Dopo un breve tratto sulla SS2, punto, tra bellissime piantagioni di olivi e noccioli, verso Vetralla. Non è facilissimo individuare il tracciato in uscita dalla Strada Statale 493. Scopro che bisogna inoltrarsi in un campo coltivato senza un evidente sentiero tracciato. Per fortuna il navigatore mi aiuta. Non so come avrei fatto senza il GPS in considerazione del fatto che, per ovvi motivi, il percorso è sufficientemente segnalato in direzione Sud mentre solo in sporadiche occasioni ci sono cartelli che aiutano i pochi che, come il sottoscritto, puntano in direzione opposta.
I sentieri verso Vetralla scorrono abbastanza veloci e solo in prossimità del paese, le salite si fanno un po’ più impegnative anche perché la stanchezza comincia a farsi sentire. Il centro di Vetralla è molto carino ma il caldo comincia ad essere torrido e, soprattutto tra gli edifici, il sudore bagna la fronte. Per fortuna le scorte di integratore diluito, fanno il loro effetto, riducendo la sete e diminuendo il peso sulle spalle.
Il tragitto a lato e sotto la SS675 è uno dei meno piacevoli dell’intero percorso. Anche i pellegrini seduti all’ombra sotto i viadotti di cemento bollente, contribuiscono ad uno scenario un po’ “fuori tema”, troppo antropizzato. Per fortuna anche questo tratto passa e dopo una salita mitigata dalla veduta del centro città, arrivo a Viterbo, meta finale della quinta tappa GPX ed avvio della sesta verso Montefiascone.
L’ingresso in città attraverso gli archi che caratterizzano la piazza della Cattedrale di San Lorenzo è particolarmente scenografico come, d’altronde, l’attraversamento della città. Dopo un rapido attraversamento della Cassia, nostra fedele compagna di viaggio, ci si inoltra verso Montefiascone che, per la sua altitudine, resta costantemente visibile in alto come meta sempre più prossima ma sempre “più alta”. La prima parte della tappa è pianeggiante anche se molto soleggiata. Si costeggia il Bagnaccio, un parco termale naturale che fa parte dell’ampio bacino di acque termali che caratterizza tutto il territorio viterbese, la cosiddetta “Tuscia”.
Poco dopo comincia la vera e propria scalata verso Montefiascone sul percorso della vecchia Cassia Romana. La pendenza già di per sé impegnativa, è resa ancora più dura dal fondo del tracciato che, nella sua bellezza, è caratterizzato dalla tipica pavimentazione delle strade romane in lastre di basalto, in questo caso perfettamente conservate ma pur sempre poco indicate per l’attività ciclistica.
Per fortuna gli scorci sono splendidi e neppure l’abbaiare dei cani da guardia, rovina l’atmosfera. Viti e kiwi mi accompagnano nell’ascesa e raggiunta la sommità, dopo una rapida rinfrescata e qualche foto panoramica, attraverso la porta di ingresso alla cittadina.
Come l’ingresso, anche l’uscita da Montefiascone è rapida e ripida in direzione Bolsena, traguardo conclusivo della mia prima esperienza sulla Francigena e meta finale dell’ultimo tracciato GPX.
Pregusto già la dolce discesa che tanto spesso percorro in auto ma la realtà è ben diversa. Dopo l’attraversamento della Cassia poco prima del Cimitero di Guerra, il percorso ha una prima impennata che per ripidità e disconnessione del fondo stradale, non è possibile percorrere in sella e che sotto il sole del pomeriggio inoltrato risulta essere ancora più impegnativo. In aggiunta, il percorso segnalato dalla traccia GPX e dalla sentieristica risulta essere bloccato da una proprietà privata con relativo cartello e cancello chiuso con lucchetto. Segnalazioni posticce consentono di proseguire inoltrandosi in un bosco fitto ed impervio. Un guado particolarmente impegnativo, caratterizzato da poche rocce alte e scivolose, rende complicato in trasferimento della MTB che, necessariamente, deve essere immersa in acqua per almeno 50 cm.
Uscito dalla lussureggiante vegetazione si attraversa il parco di Turona e, auspicabilmente, si punterà verso la vicina Bolsena. Nulla di più falso. Anche in questa occasione, il tracciato ripunta in alto allungando il percorso di almeno un paio di chilometri e soprattutto richiedendo un ulteriore sforzo in salita che a quest’ora, dopo circa 150 km già percorsi, ricchi di saliscendi e sterrati, avrei volentieri evitato. Per fortuna, dopo qualche minuto, Bolsena è raggiunta. Oramai non ci speravo più visto che si allontanava ogni qualvolta vedevo le fresche acque del lago a portata di mano. Il giusto premio per tanto sforzo è un bel gelato sulla rotonda del lungolago.
L’avventura è stata più impegnativa del previsto. I 160 km percorsi si sono dimostrati abbastanza duri per il caldo sempre presente, per il fondo stradale quasi sempre poco scorrevole e, soprattutto, per i continui saliscendi. In conclusione, il dislivello totale positivo risulta essere stato di circa 4200 metri e la media di circa 13 km/h comprensivi di qualche sosta breve in cui non avevo messo in pausa il Gpxviewer. Le 12 ore impiegate sono state, come sempre, molto piacevoli, ricche di sensazioni forti che arricchiranno il mio bagaglio di ricordi ciclistici.
Non vedo l’ora di provare un secondo tratto della Francigena. Penso di sfruttare il trasporto bici di Trenitalia e di coprire, lavoro permettendo, il percorso tra Siena e Pietrasanta sempre in direzione Nord. Riservo a un terzo viaggio il congiungimento dei due percorsi con una tappa Siena-Bolsena, questa volta, possibilmente, in direzione Sud.
ciao…..e complimenti. io ho intenzione di andare da roma a siena tra qualche giorno. mi puoi mandare le tue tracce gps per favore? vorrei confrontarle con le mie. poi se hai qualche consiglio è ben accetto. la mia mail: [email protected]
grazie in anticipo.
Sigismondo