Cicloturista svizzera violentata in India
Ancora una violenza di gruppo in India: dopo lo stupro ai danni di una donna su un bus di Nuova Dehli, deceduta pochi giorni dopo, venerdì scorso a farne le spese è stata una cicloturista svizzera di 39 anni, che si trovava con il marito nello stato del Madhya Pradesh per un viaggio in bicicletta nell’India centrale. La coppia, di cui non è stata resa nota l’identità per questioni di privacy, stava trascorrendo la notte in tenda in una foresta vicino la città di Orchha, quando un gruppo di 7-8 uomini l’ha aggredita, immobilizzando lui e violentando a turno la donna, ora ricoverata in un ospedale di Gwalior.
Tredici persone sono state fermate dalla polizia locale sulla base della descrizione fornita dalla vittima, tra queste è probabile figurino i responsabili dell’aggressione, visto che gli agenti hanno riferito di aver ritrovato nelle mani di alcuni di loro il computer portatile di proprietà dei due cicloturisti, derubati anche dei telefonini e di 10 mila rupie (140 euro). La coppia era partita per un lungo viaggio in bici attraverso l’India, la prossima tappa sarebbe stata la città di Agra, per visitare il mausoleo di Tahaj Mahal, patrimonio dell’umanità Unesco. Il giorno seguente i media indiani hanno diffuso una foto della donna scortata dalla polizia e coperta in volto da un cappuccio, una pratica comune in India, in cui la legge consente alle vittime di stupri di non essere identificate pubblicamente.
Il Ministero degli esteri svizzero ha emesso appena un mese fa un comunicato in cui si invitano alla prudenza i turisti che si recano in India, considerato “l’aumento, in tutto il Paese, delle violenze carnali e dei delitti a sfondo sessuale“, pertanto “invita le donne a viaggiare in gruppo, se possibile accompagnate da una guida fidata“. Nel giorno successivo l’aggressione il portavoce del ministero, Tilman Renz, ha definito l’ennesima violenza “estremamente preoccupante” ed ha invitato i diplomatici elvetici ad assistere la vittima. Per gli stupratori, dopo la rabbia scatenata dall’episodio di Nuova Dehli, non è esclusa la condanna a morte.
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