Più forte del diabete con cui combatteva da vent’anni, Mauro Talini, cicloviaggiatore di Massarosa (Lucca), è morto lunedì 13 maggio dopo che un tir lo ha travolto in Messico, nella zona di Trinceras. Il quarantenne toscano, che avevamo intervistato nel 2011, era nel mezzo di un viaggio in bicicletta iniziato il 1° gennaio 2013 dalla Terra del Fuoco, in Argentina, e che sarebbe terminato in Alaska, dopo una traversata dell’intero continente americano. A dare la notizia, confermata dall’Associazione che ne curava i viaggi, Padre Kolbe, è stato il sito di informazione locale Ariete Caborca.
Mauro Talini, a cui era stato diagnosticato il diabete insulino dipendente nel 1984, aveva fatto della sua malattia una peculiarità: “il diabete non è un limite, anzi, lo considero una scuola di vita“, scriveva sulle pagine del suo sito, tanto che “Diabete No Limits” era diventato lo slogan delle sue imprese. Appassionato di sport fin da bambino, non aveva rinunciato a praticare ciclismo e calcio a livello agonistico. La svolta nel 2003, con i primi viaggi in bicicletta in Italia, poi in Europa, Medio Oriente, Sud America, fino alla decisione di partire per la traversata americana, ed il triste epilogo lunedì in Messico.
Ciao Mauro,
il tuo temperamento ti ha permesso di vivere intensamente i tuoi 40 anni. Lasci un vuoto ma un immenso insegnamento. Buon viaggio!
E´ tristissimo leggere questa notizia come molte altre che raccontano la fine di amanti della bicicletta e della strada in bici fanno il senso della loro vita. Ciao Muro, non ti ho mai conosciuto ma mi rende profondamente triste apprendere della tua morte in Messico. almeno eri in strada e stavi facendo senz´altro quello che piú ami nella vita.
Se era in viaggio vuol dire che stava combattendo con successo contro la sua malattia, ma nulla ha potuto contro il fato e la prepotenza che vediamo tutti i giorni sulle strade!
Condivido quello scritto da Felino! Ci lascia un grande…
il diabete è una malattia educante alla vita. per un diabetico nulla è scontato. la glicemia eccessiva distrugge il corpo senza un dolore, mentre le forze hanno un andamento da montagne russe. e’ per questo che da un punto di vista di impresa un viaggio da diabetico vale triplo rispetto ad una persona sana. il rispetto della malattia, saper gestirla con la autodisciplina alimentare educa alla vita. e’ come fare un viaggio parallelo al viaggio. e tutto viene vissuto come un dono che non sarà mai dimenticato, con uno sguardo da bambino alla fine. vivere così è il massimo , e in questo mondo di supercorpi palestrati Mauro non ce l’ha raccontata ma la vita al massimo ce l’ha mostrata in tutta la sua potenza. grazie a Mauro
questo sì che è un vero dolore……quando la fede si accompagna con intelligenza e coraggio rende la persona capace di un bene immenso, fecondo, desiderabile per tutti e non averlo più come compagno di passione e di malattia genera un dispiacere indicibile.
egli si aggiunge alla lista dei viaggiatori in bici che sono morti travolti dalla nota prepotenza di un certo modo di viaggiare sulle strade di tutto il mondo. invitiamo quindi tutte le associazioni di cicloviaggio a rendersi conto che muoiono sulle strade anche i cicloviaggiatori , e a dare una mano alla campagna salvaciclisti abbandonando duri arroccamenti su statuti obsoleti ( che potrebbero essere anche modificati), quando risultino corti di veduta. non vedere questo infatti è molto di più di veduta corta, si tratta di semplice cecità.
Ciao Felino. Condivido al 100%.