Cycle chic. Stilish cyclist. Urban vintage. Fashion. Pleasure. Business. Status Symbol. Handmade bike. Art and photography. Brand community. Smart design. Cool lifestyle.
Cosa c’entrano tutte queste parole apparentemente senza senso con la bicicletta? E’ la sintesi che la mia mente ha partorito dopo una mattinata in compagnia del movimento CycleChic , lanciato da Mr. Copenhagenize Mikeal Colville Andersen e diffusosi a macchia d’olio in molte città del mondo. Ascoltando le loro parole ed il loro modo di essere sembra che la bicicletta sia un modo di essere, un mezzo per provare piacere edonistico, più che un mero mezzo di trasporto. Perfino la postura conta, non parliamo della sigaretta fumata in pedalata. I ragazzi di cyclechic sono giovani e amanti del marketing e del business di nicchia, e ovviamente delle fashionable biciclette, meglio se fatte a mano , su misura e mai vista prima.
Tra i ragazzi che ho incontrato oggi nel negozio Viennese di CycleChic (in centro ovviamente) c’erano due designer di biciclette, fanno bici bellissime. Acquistano la materia prima in Asia e producono circa qualche centinaia di biciclette all’anno. Piccole realtà, ma molto di tendenza di questi tempi. Credono nello stile, questo è certo. Nella sua potenza di comunicazione ed espressività contagiosa. Fanno party all’aperto trasportando sulle biciclette cargo sound system che non nulla da temere al ‘Ghetto style yoyo fratello’. Diciamo che si divertono i ragazzi, almeno così sembra.
A fine serata, mi capita si scambiare due parole con un tizio del governo Olandese, lavora come Regional Planner per la regione di Nijmegen. Mi dice che il governo deve capire che la bicicletta è fashion, che le biciclette da 1000 euro sono più attraenti di quelle fatte in serie. Sono oggetti che rappresentano uno stile di vita, secondo lui il governo deve appoggiare e amplificare queste realtà di tendenza, per diffondere una nuova cultura del ciclo. Più che cultura direi una moda. Come dargli torto? Noi Italiani in fondo lo abbiamo sempre saputo.
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