Il marchio Peugeot mi accompagna da moltissimi anni. E me lo ritrovo ancora vicino oggi attraverso una vicenda che in questo articolo racconterò. Tutti conosciamo questo marchio, ma immediatamente lo accostiamo alle automobili. Già nel 1810 questa azienda esisteva. Ma ovviamente non produceva né biciclette, né tantomeno automobili. Ecco un manifesto pubblicitario che rende l’idea e accanto un oggetto di uso comune di cui la Peugeot fu l’inventrice.
Il macinino del caffè fu un prodotto di grande successo e veniva già consegnato con il marchio del leone, che poi nel tempo verrà modificato più volte fino a giungere al leone che tutti conosciamo. Gli utensili invece, avevano un nome anche presso i boscaioli italiani che a quei tempi lavoravano in Francia come i miei nonni, mio padre. Per un boscaiolo, o per un qualsiasi lavoratore del legno, avere una attrezzatura Peugeot era simbolo di professionalità e di oculatezza imprenditoriale per l’epoca. Solo nel 1858 la Peugeot iniziò a costruire biciclette.
E il primo triciclo a motore nacque nel 1889. Come si faccia a passare da un macinacaffè alle vittorie dei rally, nelle gare di endurance e ai tour de France in bicicletta è un segreto che sta alla base della storia imprenditoriale della Peugeot e che ne costituisce ancora oggi il motore pensante di questa società: non ha mai avuto paura di innovare, anzi è sempre stata sinonimo di innovazione ricerca e sviluppo in tutti i settori di cui si occupa: sorprendendo tutti. Difficile pensare che in una azienda così l’ovvio trionfi. Di fatto ancora oggi la Peugeot porta avanti tranquillamente il suo mercato di biciclette e il suo mercato dell’auto in una sinergia unica che le permette di non aver ancora perso, dopo 200 anni, lo spirito originario. Da subito ha inteso lo sport come mezzo di pubblicità per eccellenza. E ancora oggi lo fa in maniera totalmente innovativa, fuori dagli schemi di tutti i produttori di biciclette come vedremo nel seguito.
Questa maglietta è letteralmente il simbolo della sinergia tra automobile e bicicletta. Addirittura tra gli sponsor c’è la Michelin, che produce pneumatici anche per bicicletta oltre che per quelli di formula 1. E c’è anche il fortunato simbolo della bandiera a scacchi simbolo di vittoria nelle auto , ma anche simbolo di arrivo, di meta conquistata. Nella foto la vediamo indossata da un giovanissimo Merckx di grinta insieme ad un impeccabile Anquetil che sembra pronto per andare sul palco a cantare. Ecco alcune foto di modelli di biciclette dai vecchi cataloghi che possono essere trovati sul sito www.retropeugeot.com.
Sono due bici da randonnèe del 1951, modello uomo e signora. Sarebbe davvero un sogno riuscire a fare un viaggio nella memoria con una di queste che hanno la mia stessa età, ma mentre la mia età si vede la loro no. Ecco subito sotto l’evoluzione, una bellezza del 1962. La Peugeot ha sempre curato il settore delle randonnée che invece il mercato italiano ha perennemente snobbato. Nel centenario del giro delle Fiandre c’era una manifestazione in cui bisognava presentarsi con bici e vestiti d’epoca: le Peugeot erano numerosissime, per le stradine del Belgio infatti sono molto apprezzate. Erano molto ambite anche per alcune particolarità tecniche allora all’avanguardia: freni a tamburo, ingrassatore del gruppo forcella all’incontro tra l’obliquo e i piantone dello sterzo(lo si intravvede anche nel modello 1962 all’incrocio in rosso).
Dal macinino del caffè all’ultracycling
E’ mia opinione che la Peugeot si sia ritirata dallo sponsorizzazione del professionismo a causa della totale incontrollabilità del fenomeno doping. E’ un fatto che legare il proprio nome ad un ciclista che viene sorpreso è assai negativo. Ma la Peugeot ha cercato altre vie, che la ovvietà delle aziende massmediatiche non conosce. L’anima della Peugeot è sportiva non solo per un interesse di marketing, ma proprio per pura passione sportiva e avventuriera. Cerca quindi, anche avventurosamente, strade non percorse da altri. E così è abbastanza normale che due passioni si possano incontrare. Cerca quindi, anche avventurosamente, strade non percorse da altri perché solo su strade avventurose si possono incontrare gli amanti dell’avventura: è così che Peugeot contatta Andrea Tozzi.
Viaggiatore da sempre, decide di viaggiare con la bici solo nel 2010. Acquista una Kona modello Sutra e per vedere come è viaggiare in bici va da Carmignano, Firenze, a Caponord, lo fa in compagnia di Francesco: non esiste modo migliore per vedere l’effetto che fa. Ovviamente il virus è attecchito in profondità e l’anno successivo attraversa l’Australia in solitaria. Pronto per farsi un 2013 da viaggiatore in mtb incrocia sulla sua strada la richiesta della Peugeot che gli propone una impresa in solitaria con la loro RSR-105, richiesta straordinaria da parte di un marchio che ha 200 anni di vita verso una persona che non ha mai avuto una bici da corsa e mai fatto Ultracycling. Andrea mi ha raccontato l’incontro durante una telefonata. “Il sillogismo Peugeot uguale auto è talmente automatico che quando sono stato contattato dalla sede di Milano non ho capito subito di cosa si trattativa. Dal primo contatto di persona, una bella chiacchierata svoltasi a Milano, è nata una collaborazione decisamente stimolante che prima di ogni considerazione e decisione ha evidenziato, da parte mia e dell’Azienda, la condivisione totale di fatto di valori importanti in cui io credo ciecamente: lo sport, l’amore per le sfide e l’avventura. Quando una azienda di questo calibro scommette su di te, oltre che un immenso onore è una grande responsabilità“. Così due passioni si sono incontrate per compiere una randonnée da Milano a Parigi di 1322 km da compiersi in 144 ore(compresi i riposi) in piena autonomia senza macchine al seguito. Senza avere mai pedalato con una bici da corsa, e senza neppure essersi mai cimentato in una prova di resistenza compie il tragitto durante l’aprile 2013 in 134 ore: 10 in meno del dell’obbiettivo prefissato. Nella foto sopra è alla prepartenza davanti all’arco di Trionfo di Parigi. Ed ecco in 4 dettagli la bicicletta modello RSR-105 della Peugeot.
- telaio in carbonio dal peso di 909 grammi;
- gruppo shimano 105 con 20 velocità;
- peso solo bici completa 7.8 kg;
- bagagli complessivi per altri 8 kg circa;
- due borracce dal peso piene 1,5 kg;
- impianto luci con due lampade anteriori;
- telecamera go-pro;
- navigatore.
Eccola mentre riposa sulla ciclabile dell’adige durante l’ultima tappa.
Ed ecco la console (mi pare di poterla chiamare così).
Ma la necessità della prestazione non ha eliminato lo sguardo da bambino che ogni viaggiatore possiede e che neppure la fatica più dura riesce a spegnere. E una bella inquadratura nella campagna dello Champagne oltre al piacere del risultato fa anche riposare quell’attimo.
O come questa in Germania: natura e tecnologia. Sembra un quadro di Congdon.
Ed ecco in che stato sono arrivati all’arco della Pace di Milano.
Questa ed altre avventure le potete leggere nel suo sito.
Non credo di sbagliare se dico che per la prima volta in questa avventura si siano simbioticamente uniti il viaggiare in bici e la prestazione. La bicicletta infatti è sì una bici da corsa ma travestita da viaggio. Andrea che l’ha cavalcata è un viaggiatore da anni ed è alla sua prima esperienza prestazionale ed è riuscito nell’impresa di ottenere la prestazione inserendo il virus del bambino viaggiatore. Una simbiosi perfetta e fino ad ora impossibile. Resa possibile per la decisione di una azienda che l’impossibile lo sfida sempre scommettendo su un avventuriero al debutto nel mondo del carbonio. E’ successo che Andrea, volente o nolente, ha aperto una strada nuova da buon avventuriero qual è. Ma Peugeot e Andrea, paradigmi di una sinergia inconsueta, potevano fermarsi? L’immaginazione che sta alla base dell’atteggiamento avventuriero poteva stare al caldo del successo raggiunto? Raggiunto l’obbiettivo ad Aprile, il 28 giugno Andrea parte per gli USA per un simpatico coast to coast. Saranno circa 6000 km, dal Pacifico all’Atlantico con metà finale New York City, stavolta in relativa “leggerezza”, con il tempo e la voglia di scoprire i mitici States americani. Ecco il tratteggio della nuova sfida.
Ed ecco la nuova bici.
Il nuovo leone che attraverserà gli States:
- telaio in alluminio;
- forche al carbonio;
- peso circa 8kg;
- ruote da corsa Mavik aksium;
- tripla guarnitura shimano ultegra 52-39-30;
- pignoni dal 25 al 12;
Non resta che augurare ad Andrea che i prossimi giorni siano con vento a favore, che la fatica sia ampiamente ripagata da incontri e dai panorami a tutto schermo che avrà davanti.
Non rimane che attenderne il racconto.
Ma pensavo, ora che FIAT e PSA si sono fuse ora FIAT produce anche bici?
Mi sapreste dire se negli anni 1910/1914 esisteva già l’esportazione In Italia delle bici Peugeot?
c’è un sito molto bello dove seguendo il filo dei link puoi arrivare molto lontano
https://www.oldbike.eu/
poi c’è il museo peugeot con una sezione per le bici
http://www.galerie.peugeot.it/nonsoloauto.html
e anche una pagina facebook di appassionati peugeot
https://www.facebook.com/peugeotvintagebicycles/
salve , sto cercando immagini dell’epoca , o foto , anke di depliant vecchi, libri o qualsiasi cosa ke mi possa essere utile x il restauro di una bici corsa peugeot degli anni dal 1910, al 1920, potete aiutarmi??? la mia bici è nera con filetti oro, ma dovendola riverniciare perche molto corrosa , devo sapere bene come erano i filetti oro. grazie dell attenzione , saluti