Quaderni Fiorentini. Numero 3 (e poi basta)

Quaderni Fiorentini. Numero 3 (e poi basta)

rainbowUna corsa di ciclismo passionale come un mondiale è qualcosa capace di stravolgere una città, trasformando le strade di tutti i giorni in un grande parco giochi urbano. La città muta, cambia pelle e ti accoglie, specie quando la gara non è in corso. Perchè finchè si corre, la città si fa divano, è il trionfo della chiacchiera e della birra, degli abbracci e della festa. Ma quando la gara finisce, tutto cambia…

Devi fare presto, slegare la bici e infilarti tra le transenne, poco dopo l’ultimo sorso della premiazione; devi fare lo slalom tra ciclisti tristi e giovani vincitori festanti, tenere le due file di transenne come riferimento assoluto e iniziare a pedalare. E non importa quanto si faccia impegnativa la strada, che pure la salita di Fiesole per un divanista può diventare dura: bisogna stringere i denti e godere dell’asfalto e della meraviglia, dei tifosi che incitano chiunque pedali, di chi si affianca per scambiare due parole o di striscioni e installazioni che addobbano Firenze di una nuova, effimera, arte. Finchè non arrivi in cima e vedi il tramonto che colora la città, e nella piazzetta del paese c’è addirittura un quartetto country che suona sotto i cappelloni da cowboy. Lì prendi fiato e ti butti in discesa, superi in qualche modo lo strappo di via Salviati e te ne freghi poi che i guardioni non ti lascino passare sotto il traguardo, tiri dritto verso il centro affollato di maglie da mille colori, passi il Lungarno e bestemmi per il pavè delle piazze… per poi finire su un altro pianeta. Già, perchè d’un tratto ti accorgi che per arrivare alla Leopolda devi uscire dal circuito e buttarti nel traffico ordinario, il gioco finisce ma puoi provare a godertela ugualmente, tanto che il traffico fiorentino non è certo sclerotizzato come nelle grandi città del nord: le strade aperte al traffico si fanno magicamente circuito di corsa, le auto intorno transenne in movimento, e zigzagando e buttandoti nei vicoli contromano arrivi al Bicycle Film Festival e ad una nuova birra dissetante.

Il festival è bellissimo: ci sono i film, c’è chi gioca in bici, c’è musica, festa e altra birra… ma a un certo punto pensi che là fuori c’è quella città trasformata che ti aspetta, ed è un’occasione da sfruttare. Firenze non è immobile e silente come Milano, è una città che vive anche con le tenebre, dove le piazze sono piene e i bar aperti, e al bancone brindi coi belgi e sul lungarno con gli olandesi… e sul percorso ti butti ora con tutta la forza che hai sui pedali, sfidando a gara amici e sconosciuti, facendo a slalom tra tifosi alticci che ti dedicano cori confusi, e una birra puoi fermarti a berla nell’oscurità, seduto sui bastioni del ponte, con il vuoto e il fiume sotto i piedi e il Ponte Vecchio di fronte che specchia le sue luci sull’acqua scura raccontandoti una storia.

E poi via!, riparti di slancio sotto il Duomo dove i norvegesi barcollanti chiedono al barista un ultimo giro, e il kebabbaro aperto ti sembra un rifornimento d’emergenza quando ancora non sai che la gara sarà lunga, bisognerà pennellare le curve e spingere il rapportone, e quando un compagno di squadra finisce contro le transenne sai che si alzerà sorridendo, che c’è ancora il fornaio sotto casa per una miracolosa pizza che accompagna una miracolosa (ultima) birra. Mentre fuori l’irrompere dell’alba accompagna le prime gocce di pioggia, e forse è il caso di andare a dormire che domani hai una gara: la domenica del mondiale, che tornerà ad essere quasi un divano, ma umido e infangato. Quando la città ti scorrerà ancora sotto le ruote ma solo fino al traguardo, dove ci si ferma per la corsa e per la festa, dove si ferma tutta la città che non si cura del raffreddore che avrà domani, dove non importa granchè chi vince le medaglie in mezzo a una festa. Tanto che alla fine vuoi solo allentare la tensione da gara e vai da un tifoso belga a chiedergli una sigaretta, e ti senti rispondere “No, io ho dei colori”. E mentre ti disegna tre bande colorate sulla guancia, capisci che è la risposta perfetta per una città di ciclismo e la chiusura perfetta per una Firenze iridata.

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