Londra, la Cycle Task Force, la sicurezza dei ciclisti

Cycle Task Force

Vivo a Londra da 5 anni e vengo in ufficio in bici da 2 circa (ogni giorno dell’anno) e vado spesso in centro in bici (o via treno o direttamente da dove abito).
Seguo molto la situazione bicicletta qui a Londra per ovvi motivi e seguo in particolare il gruppo ciclistico del mio borough e il loro combattere quotidianamente con il council del borough ogni volta che questi ultimi tentano di applicare modifiche alla viabilità che influiscono negativamente sulla ciclabilità del borough stesso.

Nonostante “siano aperti al dialogo” (c’è opportunità di feedback su ogni modifica che intendono apportare), raramente ascoltano e spesso fanno comunque di testa loro.
Purtroppo anche qui, come ovunque d’altronde, è tutta politica. Finché il ciclismo non è diventato politico (dopo che il The Times ci si è tuffato quando una sua dipendente è andata in coma per colpa di un TIR durante il suo tragitto in ufficio in bici) e finche’ non sono arrivate le Olimpiadi e le vittorie britanniche nei campionati importanti, poco si muoveva e poco si faceva.
Fortunatamente quindi le cose stanno migliorando. Più e più ciclisti (di ogni sesso e età) si vedono in giro ad usare la bici non più solo come divertimento o sport, ma come un vero e proprio mezzo di trasporto.

Il Governo, al solito, è lento a seguire il trend. Ma seppur lento, si muove. Dopo aver messo qualche pittura a terra in più sperando bastasse, ci si sta rendendo conto che non è per nulla sufficiente. Molti borough di Londra stanno abbracciando il ciclismo (Hackney in particolare è molto attiva in merito, così come Camden e pochi altri), ma l’uso della bicicletta è ancora limitato al solo 10% (dove va bene) dei viaggi effettuati. Si preferisce anche l’auto o i mezzi pubblici. Il ciclismo e’ ancora visto come decisamente pericoloso (seppur il numero di mortalità in bici sia nettamente inferiore a quello di altri mezzi).

A causa dell’alto numero di persone in bici in giro per Londra (si basti pensare che nell’ora di punta mattutina ci sono più bici sul ponte di Blackfriars che mezzi a motore!) si sta finalmente prendendo la cosa un poco più sul serio. Ci sono piani per costruire vere e proprio cycle lane fisicamente separate dal traffico a motori.

Il problema è che il ciclista viene comunque visto come una persona che se ne frega delle regole, che passa il semaforo col rosso, che va sui marciapiedi (qui è illegale, a meno che non sia esplicitamente consentito) e che mette in pericolo i pedoni non fermandosi quando questi attraversano le strisce. In più, innervosiscono gli autisti, perché li sorpassano a destra, a sinistra e pure a manca.
Le lamentele sono infinite, le discussioni tra ciclisti e autisti sono all’ordine del giorno, i “near miss” non si contano più.

Per questo motivo è stata instaurata la Cycle Task Force. Più per impedire ai ciclisti di prendersi troppe libertà (che è in parte vero) che per tenerli al sicuro da autisti impazienti.
Nessuno si è pero’ ancora chiesto perché i ciclisti fanno quello che fanno.
Perché i ciclisti passano col rosso? perché vanno sui marciapiedi e perché sfilano veloci tra le auto ferme nel traffico?

Il motivo semplice è uno solo ed la verità nel 90% dei casi: è più sicuro. E’ più sicuro passare col rosso quando tutte le auto sono ancora ferme, è più sicuro portarsi avanti, è più sicuro andare sul marciapiede.
In mancanza di una vera e propria infrastruttura ciclabile e con l’ostinazione del Governo a metterci sulla strada, è spesso l’unico modo per arrivare a B vivi e vegeti.
E’ anche vero, poi, che molti ciclisti sono autisti. E quindi hanno la stessa visione di loro stessi. Se un autista pensa che un ciclista passi sempre col rosso e se ne freghi delle regole, allora, non appena diventa un ciclista per necessità o virtù, farà esattamente quello.

La Cycle Task Force è nata per evitare questo. Non per rendere la vita sicura ai ciclisti, non per informare il TfL di come andrebbe messa su l’infrastruttura ideale per spingere più persone a pedalare.

Ma le cose stanno, ripeto, migliorando. Più ciclisti ogni giorno si riversano sulle strade di Londra e dintorni e questo non può che aumentare.
L’aumento non può che portare benefici a medio-lungo termine, perché sarà il numero stesso di ciclisti a “forzare” la cosa.

Speriamo di vedere qualcosa il prima possibile!

Proprio l’ultimo incidente mortale (che portò anche alla protesta Space4Cycling) fu causato (in maniera molto indiretta) da questa Cycle Force.
In quella zona c’è una strada che diviene, ad un certo punto, a senso unico. Chi viene dalla direzione opposta è forzato a girare attorno ad un palazzo per poi riunirsi più avanti sulla direttrice.
I bus hanno però una corsia preferenziale e possono andare “contro mano” e quindi proseguire diritti.
Poiché, motivo vero, il bus non avrebbe possibilità di sorpasso (in quanto il traffico automobilistico è contro corrente), allora i ciclisti sono bannati da quel tratto di bus lane e quindi costretti, come le auto, a fare il giro “largo”.

Molti ciclisti ovviamente se ne fregano, tanto il bus è comunque più lento di loro e il tratto è relativamente breve.
Per alcuni giorni e sino a pochi giorni prima dell’incidente, la Cycle Task force era lì pronta a multare (e ne ha multati) i ciclisti che infrangevano la regola.
Si suppone la ragazza, per evitare la multa, sia andata per il giro “largo”.
Che di per se è anche ok, se non fosse che quel tratto è decisamente orrendo e pericoloso.

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