A Sofia, capitale della Bulgaria, è stato approvato un importante progetto di rilancio della mobilità ciclistica grazie anche al supporto dell’Unione Europea. Attualmente la percentuale di spostamenti in bici a Sofia è molto bassa, prossima all’1%, che in numeri vuol dire 16 mila ciclisti abituali su una popolazione totale di 1,6 milioni. L’obiettivo dell’amministrazione è quello di incrementare il più possibile questa cifra ma per farlo dovranno essere garantiti ai cittadini più spazi e servizi per la ciclabilità. E grazie all’adesione al programma dell’Unione Europea “ENNEREG – Paving the way for Sustainable Energy in Europe”, il raggiungimento di quest’obiettivo è ora possibile.
L’operazione di rilancio della mobilità ciclistica della capitale bulgara passerà quindi attraverso le seguenti azioni:
– realizzazione di una rete ciclabile in cui tutte le piste e corsie sono interconnesse tra loro, sfruttando le poche già esistenti;
– collegamento tra loro di percorsi ciclabili e pedonali;
– realizzazione di piste ciclabili attraverso le zone verdi della città;
– collegamento di percorsi ciclabili a stazioni della metro e degli autobus;
– realizzazione di parcheggi per bici;
– realizzazione di una rete ciclabile propria per le grandi zone residenziali;
A giudicare dalla qualità delle corsie ciclabili esistenti a Sofia, questa operazione di rilancio della mobilità ciclistica sembra decisamente necessaria.
Ma al di là della singola esperienza della capitale della Bulgaria, due parole vanno spese su un aspetto non marginale di tutta la vicenda: ovvero la partecipazione dell’amministrazione in oggetto al già menzionato programma dell’Unione Europea il quale le consentirà di spendere la cifra di 2 milioni di euro (non un’enormità, ma nemmeno bruscolini) per infrastrutture e progetti per la ciclabilità.
Già da qualche anno molti paesi europei in particolare quelli dell’est stanno usufruendo in larga misura dei finanziamenti UE per programmi legati alla mobilità sostenibile; tempo fa l’ECF (European Cyclists Federation) parlava di paesi come l’Ungheria e la Polonia come quelli più attivi ne, e allo stesso tempo parlava dell’Italia come uno tra quelli più disinteressati. Certo, l’Unione non regala soldi, ma garantisce una copertura di buona parte delle spese dedicate a tali progetti se ritenuti validi ed efficaci per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
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