Test bici elettrica pieghevole Bad Bike Awy
Le bici elettriche pieghevoli possono essere molto utili soprattutto in città, dove bisogna destreggiarsi fra i mezzi pubblici e dove lo spazio negli appartamenti spesso è limitato. Avevamo già notato questa Awy allo stand di Bad Bike durante il recente BiciLive Expo di Roma, e l’abbiamo perciò richiesta in test. Ecco la nostra recensione completa.
La Bad Bike è un’azienda di Napoli specializzata in bici elettriche. La loro gamma è completa con modelli di tutti i tipi, ma a noi aveva particolarmente colpito questa pieghevole, la Awy (sigla che sta per “Always with you”, sempre con te). La bici si è rivelata fin dall’inizio un’ottima bici da città, maneggevole e comoda anche lungo le strade dissestate di Roma. Ma andiamo a conoscerla meglio:
La parte elettrica
Questa Bad Bike Awy monta un motore al mozzo posteriore Bafang, da 250W e 36V, naturalmente brushless.
Il motore si attiva tramite un sensore di pedalata: un piccolo disco con magneti che gira insieme ai pedali, il cui movimento viene rilevato da un sensore.
La batteria è ai polimeri di litio, da 36V e 10 Ah (360 Wh), valore nella media delle bici elettriche sul mercato. Come potete notare in questa foto e in altre ancora, è sistemata in modo da essere ben protetta dagli urti.
Il comando sul manubrio permette di selezionare 3 livelli di assistenza: low, mid e high.
I cavi raccolti in guaine contribuiscono a dare un look più ordinato alla bici, e testimoniano l’accuratezza nei dettagli che caratterizza la bici.
La parte elettrica: considerazioni d’uso
Una particolarità che salta subito agli occhi, guardando questa Awy, è la grande corona anteriore, da 52 denti. Si tratta di una caratteristica peculiare dei modelli della Bad Bike, che ha una certa influenza sull’uso della bici. Essa infatti, se usata insieme al pignone più piccolo da 14 denti, rende più facile a nostro avviso trovare il buon compromesso fra assistenza del motore e sforzo fisico durante la pedalata. In pratica, si tende meno a lasciarsi trasportare solamente dal motore usando la cosiddetta “pedalata simbolica”. Al contrario, è più facile aiutare il motore anche quando si è vicini al limite di 25 km/h, senza dover mulinare i pedali con cadenze di pedalata altissime.
Cosa vuol dire tutto questo in pratica? Vuol dire che, se si vuole, risulta più facile fare un salutare sforzo fisico effettivo anche ad alte velocità. Questo si traduce in una maggiore autonomia della batteria.
Probabilmente vi starete chiedendo: quest’unica corona da 52 non pone dei problemi in salita? In realtà la bici monta un pacco pignoni Shimano Megarange (14-34), cosa che permette di affrontare anche salite di discreta pendenza senza troppi problemi, anche se si dovesse restare “a secco”.
L’assistenza del motore viene attivata da un sensore di pedalata: un disco con magneti che gira solidalmente ai pedali, la cui rotazione viene rilevata da un sensore. Il motore si attiva al passaggio del terzo magnete, corrispondente a circa mezzo giro di pedale: solitamente preferiamo una disposizione più “fitta” dei magneti, e un’attivazione del motore più rapida, dopo un quarto di giro di pedale. Con l’uso ci si abituerà a scalare un paio di rapporti quando ci si ferma, per agevolare la ripartenza. Quando il motore effettivamente attacca, lo fa comunque in modo dolce, e anche con la modalità di assistenza più aggressiva non si sente quella spinta eccessiva che può sorprendere il ciclista meno esperto.
Le tre modalità di assistenza sono selezionabili dal comando posto sul manubrio, con il quale si può anche scegliere di disattivare il motore. I comandi sono facilmente raggiungibili col pollice, senza staccare la mano dal manubrio. L’indicazione di carica residua è influenzata anche dalla potenza richiesta al motore istantaneamente, per cui dà indicazioni che vanno interpretate alla luce delle caratteristiche del percorso. Un display per indicare velocità e distanza sarebbe un’ottima aggiunta alla dotazione della bici.
La ricarica della batteria si può effettuare sia con la batteria sul telaio, sia rimuovendo la batteria, operazione che però necessita anche la rimozione temporanea del sellino.
Il motore non risulta eccessivamente rumoroso, neanche al massimo dello sforzo. La bici raggiunge rapidamente la velocità di crociera corrispondente ai tre livelli di assistenza (circa 8, 15 e 25 km/h). L’ambito di utilizzo tipico di questa Bad Bike Awy è sicuramente la città, ambiente in cui sono frequenti le soste e le ripartenze; è in questi casi che una bici elettrica dà il meglio di sé, aiutando a raggiungere rapidamente una certa velocità; questo determina anche una maggiore sicurezza nella guida, in quanto si riesce molto meglio a tenere il passo di auto e moto nel traffico cittadino. Se si sceglie di allontanarsi dall’asfalto, si nota la bontà della scelta di posizionare il motore sul mozzo posteriore, cosa che evita qualsiasi slittamento della ruota, anche sullo sterrato.
Le leve freno sono dotate di cut-off, per disattivare immediatamente il motore quando si frena.
La parte meccanica: come si comporta la bici?
La cosa che ci ha colpito immediatamente, quando abbiamo iniziato a girare per le strade di Roma con questa Awy, è la comodità di guida, ed in particolare l’ottimo assorbimento delle troppo numerose asperità dell’asfalto. Ciò è determinato da due fattori: la forcella anteriore ammortizzata, regolabile, e i copertoni dalle dimensioni generose (tra l’altro antiforatura).
Il deragliatore posteriore è ben protetto dagli urti.
La sella è una Velo Plush.
La ruota anteriore è dotata di sgancio rapido.
Le luci anteriore e posteriore sono alimentate direttamente dalla batteria, per cui (se si sceglie di attivarle) rimangono sempre accese, anche quando si è fermi.
Il portapacchi posteriore è omologato per 25 kg.
Completano la dotazione i parafango anteriore e posteriore.
Sul telaio è presente una specie di manico che agevola molto il sollevamento e il trasporto della bici.
Il cavalletto al mozzo posteriore non impedisce la rotazione dei pedali, cosa sempre molto comoda nell’uso quotidiano.
Come si ripiega?
Con un po’ di pratica, la bici si ripiega abbastanza velocemente. Comodo il sistema usato per ripiegare il manubrio su sé stesso. Il meccanismo di blocco è solido (c’è anche una sicura) ma allo stesso tempo veloce da usare.
Bisogna poi agire sul perno centrale; anche questo dà un’ottima impressione di solidità e affidabilità. (In fase di marcia è necessario ricordarsi di spingere la leva il più possibile verso il telaio, altrimenti tende a disturbare la pedalata o peggio ad agganciarsi ai pantaloni).
La bici, quando è piegata, si appoggia su questo supporto.
In definitiva, una volta presa la mano, le operazioni di apertura e chiusura sono rapide. Il problema principale è il peso: tutti gli accessori che abbiamo presentato, e che rendono comodo l’uso della bici, si fanno “sentire” in termini di grammi. La lancetta della bilancia viene infatti fermata a circa 23kg, cifra che potrebbe scoraggiare qualcuno. Questa Bad Bike Awy è comoda soprattutto per chi pensa di tenerla in casa ripiegata per evitare furti e danneggiamenti. L’intermodalità è sicuramente possibile, soprattutto per chi viaggia in treno, ma è possibile che si preferiscano modelli meno accessoriati, con ruote magari da 16″, che però pesano di meno.
Una volta ripiegata l’ingombro è di circa 40 x 90 x 70 centimetri, dimensioni che la fanno entrare nella sacca di trasporto. La sacca è dotata di rotelle che rendono agevole il trasporto della bici, in stile trolley. Con queste dimensioni, la bici è trasportabile gratuitamente sui treni in Italia.
In conclusione
La versione di base della bici costa 1300€. La versione che abbiamo testato è quella “Army”, con un pattern mimetico grigio/bianco/nero di grande impatto visivo (+100€), dotata di Comfort Pack (+49€: Sella Velo, Leve freno Tektro con campanello integrato, grip Velo, guaine cavi racing, pneumatici 2,125″) e di sacca da trasporto (+100€). E’ disponibile anche una versione con motore da 350W e 48V, che però secondo le norme europee verrebbe classificato come un ciclomotore, e non come una bici.
Questa Bad Bike Awy ha un ottimo rapporto qualità/prezzo, e sarà di sicuro interesse per coloro che necessitano di una bici elettrica ma hanno poco spazio a disposizione per tenerla in casa. Il peso di 23 kg, pur non alto in assoluto per una bici elettrica, è un po’ sopra la media delle bici pieghevoli, e può scoraggiare qualcuno, soprattutto chi è più interessato all’intermodalità “spinta”. Ma il peso è determinato dalla cura per i dettagli, la qualità degli accessori e la comodità di guida, che sono i punti di forza di questa bici.
La uso da due anni, e ne ho provate tante altre. Non perchè non mi piacesse, sono contentissimo, ma per rimanere aggiornato con l’evoluzione dei prodotti. Fino ad oggi non c’è niente di meglio, la ricomprerei di nuovo.