Arrivava puntuale, finalmente, l’atteso appuntamento con Velo-City 2014, la grande conferenza internazionale sulla ciclabilità urbana ospitata quest’anno dalla città di Adelaide, in Australia, e che Bikeitalia.it non mancherà di seguire, live, da oggi fino alla sua chiusura, venerdì 30 maggio.
A salutare i delegati di tutto il mondo una pioggia a tratti molto intensa ed una temperatura invernale, giusto per non rimpiangere troppo il fatto di dover trascorrere la giornata in una sala conferenze invece che in sella, come gradirebbe qualsiasi uomo o donna di bicicletta. Cornice dell’evento l’avveniristico Convention Centre, affacciato da un lato sul fiume Torrens e dall’altro, quello dell’ingresso, su una via oltremodo trafficata che poco ricordava quella di una cycling city in procinto di ospitare Velo-City.
Dopo un buon (ehm) caffè australiano ed una passeggiata nell’area stand, ci si spostava verso l’esterno dell’edificio per assistere alla smoking ceremony, un rito propiziatorio aborigeno in cui alcune piante vengono bruciate per produrre dei fumi che si ritiene abbiano il potere di allontanare gli spiriti maligni. Un inizio all’insegna del mistico e finalmente si faceva ingresso nella sala conferenze, non prima però di un altro rito: un segno sulla mano con una sorta di pasta che usano gli aborigeni per decorare il proprio corpo.
Una volta in sala si doveva attendere ancora per entrare nel cuore di Velo-City e si assisteva, invece, alla opening ceremony, un balletto di ginnasti e giocolieri che teneva incantata la platea per 20 minuti buoni. More than just a conference, d’altra parte, recitava lo slogan di Velo-City, e more than just a slogan aggiungiamo noi, vista la durata delle cerimonie d’apertura.
Ma ecco, ci siamo, e alle 10 passate finalmente si cominciava. Per primo, sul palco degli speaker saliva il sindaco Stephen Yarwood. “Io credo nel cambiamento delle città”, diceva il primo cittadino di Adelaide, raccontando quanto fatto dall’amministrazione negli ultimi anni per la ciclabilità. Tante piste ciclabili, vero, ma poco per ridurre l’uso dell’auto, va detto, tanto che migliaia di macchine son là fuori ad intasare la City.
Si passava quindi ai “Cycling Luminaries Award”, dei riconoscimenti per persone e organizzazioni che si sono contraddistinte nella promozione della bici in ambito urbano. Tra i premiati figurava Mark Allen, che nello stato australiano del Queensland ha portato il bike to school a livelli di diffusione oseremmo dire “olandesi”, coinvolgendo migliaia di bambini nei tragitti casa-scuola. Ed un pensiero non può quindi non andare all’analoga esperienza italiana, del Bike to School, che nel 2014 ha contagiato diverse città da nord a sud partendo addirittura da Milano e in pieno inverno.
Come ultimo intervento della mattinata, Velo-City si giocava il suo pezzo forte: the cycling expert, cycling legend, lo hanno definito un po’ in tutti i modi. Insomma lui, Mikael Colville-Andersen, Mr Copenhagenize & Cycle Chic: urban planner, video maker ma in definitiva vero e proprio bicycle ambassador. E non mancava di stupire tutti, Mikael, con il suo intervento. Forse gli organizzatori temevano che, forte della sua provenienza, avrebbe raccontato al pubblico le best practices made in Copenhagen in tema di ciclabilità, lasciando tutti con la bavetta, e invece the sartorialist on two wheels, come lo ha ribattezzato il quotidiano britannico The Guardian, faceva di più, mostrando un’Australia che nemmeno gli australiani presenti in sala conoscevano. Una serie di slide passava infatti alcune immagini delle città australiane degli anni passati in cui le strade erano piene di biciclette. “Questa potrebbe essere Amsterdam, direte voi”, davanti alla foto di un incrocio in cui si contavano più bici che auto. “No, è Camberra”. E ancora, “questa potrebbe essere Utrecht”, mostrando una rastrelliera intasata di altre bici. “Potrebbe, ma niente affatto. E’ Cairns, in Queensland”.
Insomma, il messaggio di Mikael era quanto mai elementare. “La bici è nel nostro dna, la bicicletta è nel dna di una città.” Facile no? E se non si fa? What the fuck! Capito? What the fuck, what the fuck, insisteva Mikael facendo ripetere l’imprecazione ad una platea divertita e già conquistata.
La seconda parte dell’intervento di Colville-Andersen aveva un taglio apparentemente più “emozionale”, penserebbe qualcuno, ma senza mai perdere l’approccio col reale, in realtà: “I cinque sensi di una città vivibile”, ovvero quello che il corpo prova mentre siamo in bici. La vista, certamente, quanto è più bella una città piena di bici? L’udito, quanto è fastidioso il rumore del traffico, dei clacson? Il tatto: dalla mano con cui ci si regge al semaforo al piede con cui ci si appoggia al marciapiede, l’andare in bici è fatto di tocchi morbidi. Non tanto il gusto, certo, ma senz’altro l’olfatto: il profumo di un forno, di una caffetteria, della primavera.
Applausi, applausi da sbucciarsi le mani dalla platea.
Con a seguire un pranzo a buffet di portata ciclistica terminava questa prima mattinata di Velo-City, in attesa degli interventi pomeridiani ma soprattutto della mattinata di domani, tra cui quello nella Meeting Room 1, “Capitalizing on the cycle tourism boom”, che non mancheremo di seguire e raccontarvi.
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