Sulle Alpi Liguri a scuola di bikepacking

Abbiamo già parlato di bikepacking tempo addietro in un articolo che continua a riscuotere molto successo.

Ma per sperimentare la cosa in prima persona, abbiamo colto al volo l’occasione che ci è stata presentata da Pedal Domain e siamo andati a Finale Ligure in occasione della 24 ore di mountain bike. Al termine della competizione, mentre sul palco venivano premiati i vincitori, noi sperimentatori eravamo accanto alle nostre bici a controllare cinghiette e viterie, per poi partire, come da programma, con quattro ore di ritardo.

Ognuno in sella alla propria bici (mtb, adventure bike o fat bike che fosse), abbiamo pedalato per qualche ora in totale autonomia fino a raggiungere una radura dove, smontato il bagaglio dal telaio delle nostre bike, abbiamo allestito un campo con tanto di fuoco per scaldarci e tende per sentirci davvero là fuori, al centro della natura.

Per capire di cosa stiamo parlando, date un’occhiata al video che abbiamo realizzato.

Abbiamo seguito sentieri e mulattiere sui quali difficilmente un cicloturista normale si avventurerebbe, senza borse laterali che si impiglino tra rovi e sterpaglie o che possano in qualche modo sbilanciarti sui percorsi più accidentati. Portare il bagaglio in asse col telaio significa infatti soprattutto poter contare su una stabilità fuori dal comune (e questo significa, in ultima analisi, sicurezza), a cui si aggiunge poi la capacità di avanzamento delle gomme fat da quasi 4″ di diametro che non conoscono ostacolo, solido o liquido che sia.

Trascorrere la notte fuori chiacchierando attorno al fuoco, pernottare in tenda ascoltando uno per uno i rumori della foresta che, da inizialmente ostili, si trasformano in fretta in un accompagnamento di quel senso assoluto di libertà che ogni giorno ricerchiamo ma fatichiamo a trovare: in questa breve esperienza siamo stati proiettati in una condizione primitiva, molto più vicina a quel nostro essere animale che ogni giorno di più fingiamo di aver superato, ma che è ancora lì pronta a manifestarsi in tutta la propria inconfutabile evidenza.

Abbiamo sperimentato il bikepacking e adesso è difficile toglierselo dalla testa: è scoprire che là fuori c’è un mondo fatto di micro o macro avventure che ti aspetta nel bosco dietro casa, o al di là delle montagne o fin dove avrai voglia di pedalare. È un mondo a cui per accedervi non servono infrastrutture, strade, né sentieri: tutto quello che serve è conoscere se stessi e sapere per certo che la vita inizia laddove finisce la zona di comfort.

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