Incompiuta 2014 – Viaggio in bici in Italia – Parte 2

V tappa – Fiesole (Fi) – Capannole (Ar) – 80,5 km

Appena sveglio il clima è freddo e c’è la nebbia. Lascio passare una mezz’ora mentre con calma faccio colazione e quando scendo verso Firenze il cielo è già cambiato e sta arrivando il Sole.

Firenze al mattino vista da Fiesole

Firenze al mattino vista da Fiesole

Scendo in città e attraverso le strade piene di turisti davanti al duomo, al palazzo Vecchio e agli Uffizi. Pedalo lungo l’Arno fino alla SP34 che mi porta a Pontassieve e poi sulla SR69 per Sant’Ellero e Rignano sull’Arno dove mi fermo in drogheria a prendere un po’ di frutta per pranzo.

Lungo la ciclabile della Valdarno

Lungo la ciclabile della Valdarno

Giunto a Incisa Valdarno lascio finalmente l’asfalto e proseguo lungo l’argine destro dell’Arno su una bella strada bianca che, più avanti, diventa un mare di fango (ha piovuto il giorno prima). Mi diverto a ricoprirmene con tutto quello che le ruote mi schizzano addosso e felice come un bimbo arrivo a San Giovanni Valdarno dove ho abitato per due anni quando studiavo geologia all’Università di Siena. Non potevo trovare posto migliore dove forare la prima camera d’aria.

Cambio camera d'aria a San Giovanni Valdarno (Ar)

Cambio camera d’aria a San Giovanni Valdarno (Ar)

Il percorso fino al campeggio segue per qualche tratto lo sterrato fino a Montevarchi per passare poi su ciclabile fino al bivio per Bucine, dove salgo il leggero dislivello che porta al campeggio a Capannole, meta della giornata.

VI tappa –Capannole (Ar) – Chiusi (Si) – 94,9 km

Lasciato il campeggio mi incammino verso Pergine Valdarno e quindi Arezzo. Protagonista della giornata sarà il Sentiero della Bonifica che attraversa la Valdichiana – in Internet si trovano tutte le informazioni necessarie sul tracciato e le interessante vicende della storia della bonifica – percorso consigliatissimo di circa 62 km tra Arezzo e Chiusi che si snoda su strade di campagna e sterrato, per una meravigliosa giornata in mezzo a frutteti e campi di girasoli.

Il Sentiero della Bonifica, da Arezzo a Chiusi (Si)

Il Sentiero della Bonifica, da Arezzo a Chiusi (Si)

Unica pecca della giornata l’aver trovato l’area di sosta dove mi sono fermato a pranzo trasformata in una piccola discarica dall’inciviltà di qualche sportivo ignorante; a terra ci sono decine di bottigliette e confezioni consumate dei cosiddetti ‘energy drink’ e integratori vari. Un vero schifo.

Lungo il Sentiero della Bonifica

Lungo il Sentiero della Bonifica

Nel tratto finale mi avvicino alle oasi dei laghi di Montepulciano e Chiusi. Arrivo a Chiusi Scalo ma devo tornare indietro, perché mi accorgo di aver mancato il campeggio di una decina di chilometri. Mannaja.

VII tappa – Chiusi (Si) – Bolsena (Vt) – 91,5 km

Una delle tappe più belle. Attraverso l’area industriale a sud di Chiusi e proseguo per Città della Pieve, Ponticelli e Fabro Scalo. Dai cartelli stradali mi accorgo di aver sconfinato in Umbria, tra le province di Perugia e Terni. Dopo Fabro comincio a salire per Ficulle, un bel borgo con un’antica torre che domina sulla valle circostante.

Ficulle (Tr)

Ficulle (Tr)

Qui faccio una piacevole scoperta, la via Cassia Antica. Decido di scendere per questa splendida strada bianca in mezzo agli ulivi e a tratti di bosco per dirigermi verso Orvieto. La pendenza è piuttosto forte e un paio di volte rischio di volare da qualche tornante non avendo molto grip sulla ghiaia a causa del peso sulla ruota posteriore, che nelle curve prese veloci tende a seguire le leggi della fisica e a cercare di schiantarmi tra i rovi.

La via Cassia Antica da Ficulle (Tr)

La via Cassia Antica da Ficulle (Tr)

Pranzo con panino a una fermata dell’autobus deserta a Fontanelle di Bardano, in mezzo alla zona industriale. Una scelta poco felice ma la fame è tanta. Nel pomeriggio decido di non salire a Orvieto – la visitai già qualche anno fa – e di proseguire la strada per Bagnoregio. Così giro attorno alla città da nord fino allo scalo ferroviario, prendendo qui la strada per Bolsena, deviando subito a sinistra per la SP12 all’altezza di Bivio Canale.

Orvieto (Tr) vista dai tornanti della salita in località Bivio Canale

Orvieto (Tr) vista dai tornanti della salita in località Bivio Canale

Passo Canale Nuovo e poi ho da percorrere tanta campagna sul soleggiato altipiano che mi porta a Bagnoregio e quindi alla vecchia Civita, uno dei borghi più belli che abbia mai visitato, sospeso nel vuoto su di uno sperone tufaceo isolato in mezzo a un’ampia valle.

Civita di Bagnoregio (Vt) e la bici che pare un armadio particolarmente disordinato

Civita di Bagnoregio (Vt) e la bici che pare un armadio particolarmente disordinato

La salita continua dolce finché non si scollina e si entra nella gigantesca caldera vulcanica del lago di Bolsena, che offre un panorama magnifico di natura e pace. Qui scendo a perdifiato fino alle sponde del lago e al castello di Bolsena.

Il lago di Bolsena

Il lago di Bolsena

Un rapido giro per il centro molto vivo del paese, qualche birretta e poi cerco un campeggio, dove mi accampo sulle sponde del lago. Cucino qualcosa intrattenendomi con i miei vicini di tenda tedeschi che mi chiedono tutto sul mio viaggio e che mi raccontano delle loro escursioni attorno al lago.

Cucina zen

Cucina zen

VIII tappa –Bolsena (Vt) – Civitavecchia (Roma) – 82,2 km

Per oggi mi sono tenuto una tappa tutto sommato breve e pianeggiante, non potendo assolutamente mancare l’appuntamento con il traghetto per Palermo delle 20. Dopo la colazione in spiaggia mi arrampico per uscire dalla caldera e arrivo a Montefiascone dove però imbocco una strada che mi riporta giù alle sponde del lago. Risalgo più a sud e ridiscendo raggiungendo la SP 12 che mi porta, attraverso la campagna laziale, a Tuscania, nelle terre degli Etruschi.
Qui mi fermo per acquistare una protezione per le labbra. La farmacista mi allunga uno stick all’arancia e si raccomanda l’uso delle protezioni solari. <> aggiunge. Non si direbbe, dato come sto combinato. Ho un naso che sembra plastificato, orecchie cotte e labbra gonfie e sanguinanti. Il sole picchia ed è cosa seria. Una lezione che terrò bene a mente.
Rimango su strade piuttosto trafficate e per oggi devo prestare particolarmente attenzione a non finire male. Giunto a Tarquinia mi fermo per una rapida visita ma sono così ansioso di arrivare a destinazione e acquistare il biglietto per la Sicilia che non mi godo molto il paese e mi riprometto che al prossimo viaggio ci dedicherò più attenzione.
Proseguo per i lidi, supero un paio di cavalcavia e imbocco la SP45 quasi deserta – il traffico si concentra tutto sull’Aurelia. Arrivo a Civitavecchia che non sono nemmeno le 14, la biglietteria aprirà alle 15. Mi concedo così un giro al porto, in centro e poi sul bel lungo mare.

Il porto a Civitavecchia

Il porto a Civitavecchia

Pranzo con della pizza al taglio – margherita e marinara, maritozzo con la panna e poi non resta che aspettare l’imbarco.
Il traghetto fermerà a Palermo e proseguirà per Tunisi. In mezzo a centinaia di persone dalla provenienza più disparata non poteva che sedermisi accanto un signore di cui riconosco subito l’accento, anche lui da Venezia. Passiamo in compagnia la serata e ci sistemiamo coi materassini lungo un comodo corridoio, imitati da tanti altri. Probabilmente siamo nel punto sbagliato, fatto sta che la nave cigola e scricchiola così tanto e con così disarmante regolarità da non farmi dormire se non a spezzoni. Così mi passo parte della notte fuori, sul ponte, a fumare. Il mare di notte è davvero una magia.

La vista del porto dalla nave

La vista del porto dalla nave

Commenti

  1. Avatar giannismzt ha detto:

    Sarebbe stato il massimo avere la traccia gps. Bellissima esperienza

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