XIII tappa – San Leone (Ag) – Punta Braccetto – 117,6 km
Riparto verso Fiumenaro e Zingarello, tornando poi sulla statale che seguo per un bel pezzo, perdendomi stupidamente tante meraviglie – tutto il litorale da Marina di Palma fino a Licata – ma la prendo ora come una scusa per tornarci. All’altezza di Falconara incontro Claudio, un ragazzo della zona del Vesuvio che sta girando pure lui in bicicletta la Sicilia. Decidiamo di pedalare assieme per oggi. Superiamo Femmina Morta – a proposito di nomi – e poi Gela la cui zona del lungomare, per spezzare una lancia a favore di questa città tanto bistrattata, non è poi così male – non ho però fatto il bagno.
Arriviamo a Scoglitti e scopro che il mio amico non ha mai assaggiato una granita siciliana, convinto che siano uguali a quelle che fanno da lui, con ghiaccio sommariamente tritato e sciroppi carichi di coloranti e zuccheri.
Sul lungomare troviamo un bar dove fermarci e lui può così ricredersi. Riprendiamo a pedalare e arriviamo a Punta Braccetto dove io trovo un campeggio mentre lui prosegue verso Marina di Ragusa. Ci salutiamo scambiandoci i contatti.
XIV tappa – Punta Braccetto – Siracusa – 151,2 km
Oggi è un susseguirsi di posti di mare meravigliosi, Punta Secca, Marina di Ragusa, Donnalucata, Sampieri e Pozzallo, dove conosco un simpatico barista siciliano con nonno di Treviso. Gli racconto delle mie avventure mentre consumo tre granite e due bicchieroni per metà granita e per metà tè al limone. Alla fine mi chiede una cifra ridicolmente bassa e al mio sguardo stupito ride ‘Non mi voglio mica arricchire’.
Da qui via per uno dei più belli angoli d’Italia, di cui mi mancano tragicamente le foto per un problema al telefono. Pedalo fino a Pachino e le sterminate serre di pomodori, poi Isola della Correnti, Portopalo di Capo Passero e Marzamemi, i litorali cristallini fino al lido di Noto, la salita alla splendida città barocca, poi di nuovo in statale per Avola, Cassibile e infine Siracusa, dove pernotto poco fuori Ortigia, nell’ostello di un avvocato catanese che scopro aver lavorato a una causa sui danni derivati dalla costruzione di un grande albergo a due passi da casa dei miei, a Mestre. Piccolo il mondo.
La sera la passo ancora tra amici e non potrei chiedere di meglio.
XV tappa – Siracusa – Vaccarizzo (Ct) – 63,1 km
Tappa breve per raggiungere un’altra amica alle porte di Catania e stare in compagnia. Devo anche trovare un posto dove comprare un sacco a pelo – fin qui ne ho fatto a meno ma il Settembre del centro nord sulla via del ritorno un po’ mi spaventa.
Scelgo una strada poco felice che mi fa passare quasi tutto il tempo tra raffinerie e discariche, passando le zone industriali di Priolo-Gargallo e Augusta. Pazienza, anche questo fa parte del territorio ed è istruttivo beccarsi pure questo – anche se conoscendo già in maniera approfondita Porto Marghera ne avrei fatto a meno. Il telefono continua a fare le bizze e mi ritrovo senza poter fare tante foto. Infondo mi spiace.
A cento metri da Vaccarizzo foro per la seconda volta! Estraggo la spina colpevole dal copertone e cambio la camera d’aria. Un’altra cosa da acquistare nel pomeriggio. La serata la passiamo a Catania, tra le piazze del centro, la zona di Castello Ursino e i numerosi chioschi del centro.
XVI tappa – Vaccarizzo (Ct) – Reggio Calabria – 139,1 km
Dopo aver fatto incetta di sfoglie dalle tavole calde di via Etnea parto verso Reggio.
Giro il centro e la piazza del Duomo, dirigendomi poi sul lungomare che mi porta fino a Cannizzaro e Aci Castello, dove incontro di nuovo e per caso Claudio. Decidiamo di pedalare assieme pure oggi e partiamo per Aci Trezza – casa dei Malavoglia di Verga – e i faraglioni davanti al porto, che Polifemo lanciò a Ulisse cercando di impedirne la fuga.
La giornata prosegue con piacevoli saliscendi per Aci Reale, Scillichenti, Torre Archirafi, Riposto, Giardini Naxos e infine Taormina. Ci si gode il lungo mare e lo spettacolare panorama del Golfo, evitiamo di salire alla città. L’ho già visitata diverse volte però mi sarebbe piaciuto arrivare con la bicicletta fino a Castelmola, ricordando la vista che c’è da lì. Oggi però non ho voglia di spararmi così tanta salita, son pur sempre 529 metri. Sarà per la prossima.
Dopo Taormina le salite si fanno più rade e attraversiamo luminosi lungomari passando per Letojanni, Sant’Alessio, Roccalumera, Nizza e poi fino a Messina dove poco prima di arrivare al traghetto incontriamo una signora in bicicletta di ritorno da un’escursione di un paio di giorni sull’Etna. La coda per imbarcarsi è chilometrica e mi prende il magone per gli automobilisti stessi. Privilegio della bicicletta è superare tutte le centinaia di auto in coda e salire per primi sul primo traghetto disponibile. Voilà. Saluto Claudio che prende il treno per caso e trovo un b&b in città.
E la Sicilia, pure quest’anno, è andata.
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