La Rando delle acque

La Rando delle acque

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Ancora mi cimento sui duecento, ancora è lui: Massimo, ad istigarmi, a stimolarmi, a spingermi in un impresa al limite delle mie forze. Altri con me: Mauro per esempio, che parte con il conforto di prendere il treno in caso di affaticamento, ma è troppo forte per mollare, aiutato dal vento contro e da un rallentamento dovuto alla volontà di mantenere la brigata unita, arriva a Oderzo e nell’ultima manciata di chilometri tira la volata alle due ragazze che trionfano al traguardo.

E’ l’imbrunire, ma la luce degli occhi di queste due donne ha ancora la meglio sulla stanchezza e irradiano il vialetto degli impianti sportivi di Piavon, non si può descrivere la gioia e la soddisfazione di Alice e Karin nel ritornare al punto da cui questa mattina sono partite piene di timori e preoccupazione. La loro prima duecento senza mai aver provato la distanza, superando i momenti di crisi con tenacia e determinazione. Quell’ultimo controllo al bar “Green River” di Cordignano, dove non voleva più mangiare ne bere, dove gli “esperti” hanno insistito e l’hanno ricaricata.
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Mancano ancora una quarantina di chilometri, in queste condizioni non son pochi, ancora due ore, ma la volontà collettiva fa miracoli e la positività che aleggia tra queste sette anime estrae energie. Anche il vento che ha soffiato contro, che ci ha impegnato oltre misura, viene in aiuto… ci fa volare come pure la leggera pendenza. Non si parla, ci si concentra nella pedalata, nelle forze rimaste, con entusiasmo si spinge sui pedali. Mi dolgono le gambe vorrei mollare, come per incanto mi trovo dietro la ruota del GRANDE BROCCO, immancabilmente sento quella forza già descritta altre volte… volo come il vento, il magnetismo mi attrae e la forza della mente incita le gambe nel vortice della pedalata.

Che emozione, che soddisfazione, anche se nei momenti critici mi dispiaccio di viaggiare ad una velocità che non mi permette di godere del paesaggio, concentrato come sono nello sforzo, d’altronde se non la mantengo arrivo con i cancelli chiusi. Nonostante ciò arriviamo ultimi… anzi no, dietro di noi c’è il tedesco… forse ci dicono così per non demoralizzarci, visto che neanche dopo il pasta party arriva questo fantomatico tedesco partito in mountain bike. Ora rilassati seduti al tavolo consumiamo il cibo offerto, chi lo accompagna sorseggiando rosso, chi bianco e chi trasparente.
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Dai volti traspare più o meno l’affaticamento, senz’altro per Nico e Massimo l’impegno è stato minimo, ma per il resto della compagnia è un impresa intensa, più che soddisfacente.
Bella esperienza, bei amici, belle donne di carattere… fantastica Karin terza donna volante del Pedale Veneziano.

Basta, decido che questa è l’ultima Randonnèe, basta duecento con questo ritmo, non ne faccio altre. Son passati tre giorni, incontro Massimo mi parla di un’altra randonnèe, già dimentico il proponimento e mi vien voglia.
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La media pedalata è 24/25 km/h, non ci siamo fatti mancare ne le foto ne gli abbracci e visto che duecento chilometri non ci bastavano abbiamo allungato di dieci. Un indicazione dubbia ci ha condotto fuori percorso… bastava leggere il road book, ma non c’è tempo e allora via seguendo le frecce anche se non son quelle. Una volta giunti in centro a Caorle vedendo il passeggio festivo, la gente seduta al bar, l’invito è stato irresistibile: sosta in pasticceria, in questo caso il tempo c’è, come pure a Bannia dove siamo stati costretti ad integrare i sali con la birra e a rincuorarci intrattenendoci in chiacchiere con quattro simpatiche ragazze. Sempre con l’alibi di far prender fiato a Karin ed Alice, anche il sesso forte ne approfitta. Si capisce bene che pure in questo caso il divertimento non manca e si può ben dire che siamo un allegra brigata.

E Filiberto? Filiberto da gran signore…. silenzioso e accomodante, indifferente alle variazioni di ritmo è sempre con noi, con il suo passo costante da passatore.
Alice, Karin, Filiberto, Mauro, Massimo, Nico, Romeo sono i sette randonneeur in questione…complimenti! Evviva il Pedale Veneziano!!!
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