Come tutti sappiamo, il viaggio è uno strumento di crescita, per grandi e per piccoli; permette di confrontarti con i tuoi limiti e la parte più intima di te, spesso assopita e fortemente influenzata dalle abitudini quotidiane.
Molte volte si pensa che un viaggio del genere dovrebbe essere fatto con bambini più grandi, che possano poi ricordarlo. Noi invece riteniamo che proprio sui bambini anche molto piccoli il viaggio abbia un ruolo formativo che svilupperà una consapevolezza data non dalla ragione ma dall’esperienza.
Di certo non crediamo, nel nostro caso, che una bambina di meno di 2 anni e un altra di 5 anni e mezzo possano ricordarsi le strade, i panorami o gli aneddoti di un viaggio; però sicuramente porteranno durante la loro vita le sensazioni più intime e profonde dell’esperienza vissuta: la lingua sconosciuta, gli odori, i sapori, i diversi modi di vivere e soprattutto quel profondo senso di libertà che solo il viaggio sa dare.
Dopo l’esperienza del 2012 con Beatrice (allora quasi 3 anni) dove da Berlino abbiamo pedalato per 780 km fino a Copenaghen, abbiamo pensato che sarebbe stato bello ripetere questo ciclovacanza. Stavolta però con l’aggiunta dell’ultima arrivata Matilde, 2 anni compiuti durante “la traversata”, e affrontando un viaggio chilometricamente più “facile”: dalla Germania all’Austria, percorrendo la famosa pista ciclabile “PASSAU – VIENNA”. Decisamente più corta della precedente perché Beatrice, che prima era stata “scarrozzata” dal papà, stavolta potrà fare affidamento solo sulle sue gambette, e pedalare per ben 340 km!
Quindi anche se il percorso era più facile, sapevamo che le difficoltà sarebbero state maggiori: da una parte Matilde, veramente molto piccola, e dall’altra Beatrice, che non sapevamo se fosse riuscita ad affrontare con le proprie forze un viaggio così lungo in bicicletta.
Con Bea il problema più grande è stato quello di gestire le sue energie con pause di riposo ben mirate, e fare i conti con la sua costanza e la sua tenacia. Ogni giorno si è svegliata consapevole che avrebbe dovuto affrontare molti km (anche fino a 40!) con la sua attrezzatissima Graziella, e quindi spesso abbiamo faticato a tenerla sempre viva, attenta e stimolata. Ma in questo è stata brava mamma Alessia, che ha cercato in ogni momento di incoraggiarla e spronarla con canzoncine, indovinelli, favole e discorsi da “femmine”.
Matilde invece raramente voleva viaggiare nella sua carrozza, e quindi ha fatto gran parte del viaggio seduta sul seggiolino montato sulla parte anteriore della bici di papà Federico. Lei, così piccola, andava continuamente assistita per acqua, spuntini vari e soste per la pipì, frequenti momenti di voglia di ciuccio e coccole nonché nostalgia di mamma, che vedeva quasi sempre impegnata con sua sorella.
Tutta questa fatica però è stata ampiamente ripagata dal guardare il panorama che scorreva davanti a noi attraverso i loro occhi. Oggi difficilmente potremmo immaginare di affrontare un viaggio così senza le bambine; anche se indubbiamente più impegnativo, è comunque più vivo, più bello, più vissuto; e le rarissime volte che ci è successo di partire senza di loro abbiamo sempre pensato…”se ci fossero state anche loro qui…”!
Il viaggio in sé è andato tutto più o meno liscio, nonostante il gran caldo anomalo che ogni tanto ci teneva in ansia per Bea che pedalava sotto il sole cocente. Le soste durante la giornata sono state infinite per i motivi più disparati, ma eravamo già pronti a questo sapendo bene che i bambini sono ovviamente esigenti. Comunque, nonostante le numerose soste, siamo sempre riusciti a raggiungere la meta prefissata del giorno.
Di certo con questo articolo non vogliamo descrivere le tappe del viaggio con km e altimetrie o altro, visto che questa tratta è una delle più conosciute in Europa; piuttosto, vogliamo fare un breve racconto di viaggio di 2 genitori che decidono di avventurarsi insieme alle loro due bambine in un viaggio in bici abbastanza inconsueto sopratutto per l’età delle bambine.
Il percorso si sviluppava in gran parte seguendo le rive del Danubio, e permetteva delle soste molto piacevoli. Una volta abbiamo costeggiato una spiaggetta costellata di pioppi, che facevano un’ombra davvero invitante. E così, vedendo che anche tante altre famiglie avevano avuto la nostra stessa idea, abbiamo deciso di fare un bagno nel fiume! Era decisamente sporco, ma ne è valsa la pena perché è stata la pausa indiscutibilmente più rinfrescante!
L’inizio del viaggio non è stato tra i più fortunati. Infatti, il giorno previsto per la partenza da Passau, Matilde si è svegliata con la febbre che cresceva col passare delle ore, e appena partiti Beatrice ha avuto problemi con il pignone della sua bici. Per fortuna eravamo a Passau, e non è stato quindi difficile trovare un ciclista che lo aggiustasse. Dunque partenza rimandata per fortuna solo di poche ore: ora la bicicletta di Bea è pronta, mentre la febbre di Mati….beh, sicuramente passerà! Beata incoscienza che a volte aiuta.
Le giornate, tranne qualche naturale “intoppo”, si svolgevano tutte più o meno allo stesso modo. La mattina ci sia alzava abbastanza presto, preparavamo le bambine, si faceva colazione nella pensione o b&b dove avevamo alloggiato e poi mentre mamma metteva a posto le ultime cose papà sistemava i bagagli di tutte le bici e faceva un veloce check up generale per non incorrere in sorprese durante il viaggio.
Verso le 9.30 si iniziava a pedalare e le prime ore erano sicuramente le più piacevoli: faceva più fresco e noi eravamo riposati e carichi di entusiasmo. Poi strada facendo le bimbe ognuna a modo suo ci tenevano impegnati e mentre la giornata scorreva, Vienna si faceva sempre più vicina.
Verso le 12.30 ci fermavamo per il pranzo e dopo, da buoni italiani, facevamo una piccola sosta lungo il fiume, dove ci riposavamo o studiavamo la cartina; poi si ripartiva e si arrivava intorno alle 16.00 alla meta giornaliera, dove cercavamo un posto in cui dormire.
Pur non avendo mai prenotato l’alloggio, siamo sempre stati fortunati: ogni giorno abbiamo trovato con facilità delle guesthouse molto accoglienti e pulite. Solo una volta ci è capitato di non riuscire a trovare un posto perché il paese prefissato come tappa finale per quel giorno era molto piccolo ed ospitava in quel weekend una fiera molto importante. Così, dopo aver provato ad ogni singolo albergo, pensione e b&b senza trovare una camera libera, siamo dovuti ripartire per arrivare al paese successivo, facendo altri ben 12 km. Beatrice era distrutta, noi anche, e la consapevolezza che dovevamo necessariamente percorrere tutta quella strada ha reso quei km i più duri del viaggio. Non solo perché oltre a pedalare ci siamo alternati a spingere la bici di Bea per farla faticare il meno possibile, ma anche perché dovevamo correre per evitare che si facesse troppo tardi e poi rischiare di rimanere senza un posto dove andare a dormire. Proprio questi momenti di fatica e soprattutto di preoccupazione ci fanno comprendere la vera differenza tra il viaggiare da soli e il farlo con i bambini piccoli: il maggiore senso di responsabilità che si prova. Senti che a loro non può e non deve accadere nulla di spiacevole e tu sei l’unico garante affinché questo non accada.
Una volta raggiunta la tappa prestabilita, iniziava il vero lavoro: le bimbe erano piene di energie per saltare sui letti, rincorrersi e giocare nei parco giochi e noi, seppur provati dalla giornata, non potevamo tirarci indietro. Cmq, usando un po’ di retorica, possiamo confermare che i figli tirano fuori quella forza che pensavi di non avere, e ti fanno ricordare di quando eri tu a scoppiare di gioia alla sola vista di uno scivolo o di un’altalena. Dunque, come negarglielo?!
Giorno dopo giorno ci avvicinavamo a Vienna, i paesaggi si facevano meno bucolici e Beatrice era sempre più stanca. In questi giorni Federico era molto combattuto…col passare dei giorni non era più così sicuro che quello che stavamo facendo fosse realmente alla portata di Beatrice, se fosse giusto farla continuare o se invece fosse il caso di prendere il primo treno per Vienna e finirla così. In fondo la meta in se non ha nessuno significato, perché la meta vera era quella che stavamo vivendo con tutte le difficoltà, erano quei dubbi che ci passavano per la testa, era semplicemente il vero e puro viaggio che tanto ci mancava da parecchi anni. Comunque ormai avevamo ampiamente superato il giro di boa e sentivamo l’odore dell’arrivo…questo pensiero ci dava la carica e ci ha sicuramente dato la forza di proseguire il viaggio, ed arrivare fino in fondo, anche magari a ritmi meno sostenuti. Un giorno per farle staccare dalla ormai monotonia del viaggio in bici abbiamo deciso di prenderci un giorno di spensierata libertà in una piscina comunale, con super scivoli, trampolini e quant’altro, per la gioia delle bimbe.
“Bea domani puoi dire che dopodomani sei arrivata a Vienna”…così iniziava la giornata e lei aveva due occhi pieni di felicità, e noi di riflesso con lei. Durante la pedalata succedeva sempre che le persone che ci sorpassavano in bici le facessero segni di incoraggiamento, le dicessero parole di incitazione, o la guardassero con occhi increduli…a volte ci è capitato che ci chiedessero al volo la sua età, e le facessero un piccolo applauso…e lei sorrideva a tutti felice ed orgogliosa.
Gli ultimi giorni avevamo già nostalgia di questo viaggio che stava finendo perché sapevamo dell’importanza che avrebbe acquisito con il tempo questa esperienza, avendolo già vissuto precedentemente.
Matilde al suo settimo giorno di viaggio probabilmente avrà pensato che la sua vita sarebbe andata avanti così, a guardare dall’alto del suo seggiolino panorami che scorrevano, con montagne, fiumi, barche e ciclisti che ci guardavano sorridenti e con ammirazione, nuvole che si susseguivano e pause pranzo su panchine fronte fiume…ma purtroppo non era così.
L’ultimo giorno inizia con la vista della skyline di Vienna in lontananza e Bea che canticchia contenta avendo preso coscienza che era praticamente arrivata…i bambini non si pongono limiti e credono che tutto sia possibile, e lei così piccola è riuscita a realizzare un’impresa tanto grande.
Al nostro arrivo di domenica ci aspettava un’insolita calda e deserta Vienna. Attraversavamo questa ordinata città con la nostra colorita carovana in cerca di un posto dove dormire, mentre con la testa ripercorrevamo il viaggio e tutte le piccole difficoltà affrontate e allo stesso tempo ci godevamo il tanto atteso e sudato traguardo.
Girando e rigirando guida alla mano abbiamo trovato una “casa dello studente” scomoda e assolutamente non adatta per una famiglia ma meravigliosamente economica, cosa che ci ha convinti ad accettare immediatamente la stanza…la comodità ci avrebbe aspettato a casa.
Il viaggio stava volgendo al termine…per qualche altro giorno abbiamo continuato a fare i turisti per la città con le nostre bici, un po’ come successe a Copenaghen 3 anni fa; queste città ti permettono di farlo perché sono a misura di bicicletta, tutti hanno rispetto per i ciclisti, e si può andare in giro senza pericolo anche con i bimbi.
E così, arriva anche il giorno del ritorno. Alle 6.30 di mattina ci aspettava il treno che ci avrebbe riportato a Passau, e da lì avremmo ripreso la nostra macchina e tornati in Italia. Dai finestrini del treno rivediamo i panorami e le strade che scorrono all’inverso rispetto a come noi le abbiamo vissute…è come ripercorrere al contrario il percorso fatto con le biciclette. Rivediamo i paesi, il fiume e le spiagge, i boschi umidi, le ciclabili assolate, i pranzi sulle panchine ombreggiate. Rivediamo i parchi con i loro scivoli e altalene, i pianti di Matilde, i capricci di Beatrice e i ciclisti che passandole accanto le fanno ok col pollice, mentre le fanno l’occhiolino. E mentre tutti i pensieri si affollano nella nostra testa diventiamo consapevoli che anche stavolta siamo riusciti in una grande impresa, in cui ognuno di noi ha dato qualcosa di fondamentale per il suo perfetto risultato. E mentre le bambine chiacchierano e giocano senza sosta…non si rendono conto di essere veramente troppo piccole per dimenticare.
Ma che spettacolo! Grandi! : )