Se anche De Rosa punta al segmento MTB

Se anche De Rosa punta al segmento MTB

Lo storico produttore di bici da corsa De Rosa annuncia una nuova collezione dedicata al fuoristrada: che segnale è questo per il settore bici in generale?

mtb de rosa

Le fiere del settore bici sono molto più di un luogo in cui ammirare gli ultimi modelli. Osservandole con spirito critico, si possono capire molte cose riguardo allo stato di salute e alle tendenze del mondo delle due ruote a pedali.

Fra le miriadi di comunicati stampa emanati in occasione di Eurobike, che si sta svolgendo in questi giorni in Germania, ne abbiamo trovato uno particolarmente interessante. All’apparenza non si tratta del tipo di notizie che pubblichiamo normalmente su Bikeitalia: De Rosa, storico marchio italiano della bici da corsa, ha presentato una nuova collezione dedicata alle bici da usare “Oltre la strada”, mtb, ciclocross, e gravel. Da questa notizia però possiamo trarre spunto per alcune riflessioni.

I fatti

De Rosa non è certo il primo produttore di bici da corsa che sceglie di espandere le proprie operazioni spostando il focus dal road all’off road.

cinelli rampichino

Una versione della Rampichino Cinelli

In principio fu Cinelli che, dopo aver puntato sul Rampichino negli anni ’80, decise poi di abbandonare il segmento nel 2008 per rimanere focalizzati sui segmenti corsa e urban. Poi fu la volta degli altri italiani, come Bianchi e  Wilier che hanno deciso di puntare anche sulle ruote grasse, e oggi la loro gamma di biciclette è molto ampia, con mtb, gravel e urban anche in versione elettrica.

MTB Wilier

La Wilier 903TRN

E De Rosa sembra quindi seguire in scia Pinarello che per il 2017 aveva lanciato una gamma di MTB, la Dogma XC, ora disponibile anche a pedalata assistita.

Ma questa non è la prima virata di De Rosa: già nel 2015, l’azienda di Cusano Milanino aveva iniziato a puntare sul segmento urban con la collezione Milanino.

de rosa milanino

Insomma, a ben guardare, sulla scena mondiale, a parte Colnago e pochi altri, soprattutto telaisti e piccolissimi produttori, non è rimasto più nessuno a continuare la grande tradizione del made in Italy nella produzione di bici da corsa.

Questi i fatti da cui possiamo dedurre che, evidentemente, concentrarsi esclusivamente sulle bici da corsa è una strategia che non paga più.

Perché?

La domanda è “perché”?

Stiamo forse assistendo a un ricambio generazionale? È possibile che la generazione che per decenni ha alimentato questo mondo stia ormai passando in massa alle biciclette a pedalata assistita, per ragioni anagrafiche?

L’invenzione delle mtb risale ormai a 30 anni fa: i ciclisti che hanno iniziato a pedalare con le ruote artigliate sono ormai prossimi alla cinquantina. È probabile che i ciclisti dai 50 anni in giù siano proporzionalmente sempre più “biker” che “stradini”, e le aziende specializzate in bici da corsa devono correre ai ripari se vogliono assicurarsi un futuro florido.

E qual è il ruolo del ciclismo sportivo in tutto questo? Il ciclismo delle radioline, delle strategie calcolate al millimetro, dei cardiofrequenzimetri e dei misuratori di potenza, è veramente meno appassionante di quello “eroico” di un tempo? Rischia di saltare quel meccanismo per cui ogni generazione di potenziali ciclisti da strada si appassionava a questo sport, prima guardandolo in tv e poi praticandolo?

marco pantani

Marco Pantani non usava il cardiofrequenzimetro

E infine la sicurezza delle strade, questione che il ciclismo sportivo non sembra mai affrontare fino in fondo, a parte confusi richiami in casi eccezionali. È oggi possibile avere ottime mountain bike biammortizzate, comode e sicure; i percorsi specifici per mtb sono sempre di più e chi non ha tempo di allenarsi può ricorrere all’aiuto elettrico in questo contesto per far fronte alle salite e ai fondi più impervi, perché continuare quindi a rischiare la vita sulle statali? Recentemente l’UCI ha mostrato di aver compreso la portata del problema, annunciando una serie di iniziative volte a migliorare la sicurezza dei ciclisti: staremo a vedere quanto sarà serio questo sforzo.

E voi che cosa ne pensate? La scelta di De Rosa di produrre bici da sterrato vi sembra più un correre ai ripari per una possibile crisi del mondo corsaiolo, oppure è semplicemente una normale espansione del business di una sana azienda che vuole crescere?

E, in tutto questo, il convitato di pietra: Campagnolo, che è uno dei baluardi del made in Italy del mondo bici ma non ne vuole sapere di cambiare segmento. Sarà una strategia vincente?

Ai posteri l’ardua sentenza.

La nuova gamma di bici De Rosa “Oltre la strada”, ma anche di Bianchi e Wilier saranno presentate al pubblico anche nel corso di CosmoBike Show, la fiera italiana che si terrà a Verona dal 15 al 18 settembre. Per maggiori informazioni clicca qui.

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