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La Dichiarazione dei diritti del ciclista urbano: da Pesaro “L’Italia cambia strada”

ciclista urbano

Si è svolto nel weekend a Pesaro il summit di Rete Mobilità Nuova intitolato “L’Italia cambia strada”.
In occasione di questo evento Legambiente ha presentato una Dichiarazione dei Diritti del Ciclista Urbano e del Cicloturista. Il diritto “fondamentale e universale” da cui si parte è che “Tutti devono poter circolare in bicicletta”.
Per poter applicare questo diritto nella realtà di tutti i giorni è necessario che le realtà istituzionali nazionali e locali si impegnino per definire una serie di azioni che “nel breve e nel medio periodo siano capaci di far crescere il numero di utenti della bicicletta in ambito urbano e nel cicloturismo”. È il preciso impegno che viene chiesto agli amministratori presenti a Pesaro che vorranno sottoscrivere la Dichiarazione.
Il testo della Dichiarazione specifica i passaggi necessari per arrivare a garantire il diritto fondamentale da cui si parte. Iniziando con una rete di percorsi ciclabili di alto standard qualitativo, passando per la realizzazione di zone 30, di parcheggi di scambio per favorire l’intermodalità, e altre misure che i lettori di Bikeitalia conoscono bene.

La Dichiarazione afferma inoltre che è necessario definire delle strategie a livello nazionale: una che vincoli i comuni a raggiungere certi standard minimi di mobilità a piedi, in bici e con il trasporto pubblico; una dedicata al cicloturismo, per la realizzazione effettiva e con ottimi standard qualitativi della rete di percorsi cicloturistici nazionali.

Il Prodotto Interno Bici

In occasione del summit di Pesaro Legambiente ha anche presentato i risultati di uno studio volto a calcolare il valore economico del settore bici urban, definito Prodotto Interno Bici (lo studio non prende in considerazione il cicloturismo).  Legambiente ha esaminato, regione per regione, 10 parametri relativi alla mobilità urbana: il mercato bici, componentistica, accessori, riparazioni (che vale da solo 1,161 miliardi all’anno in Italia); i benefici sanitari legati all’attività fisica e alla conseguente riduzione della sedentarietà (1,054 miliardi); i benefici sociali e sanitari per i bambini (960 milioni); i benefici derivanti dalla riduzione dell’assenteismo sui luoghi di lavoro, per la migliore salute dei lavoratori (193,180 milioni); la riduzione dei costi ambientali derivanti dall’emissione di gas serra (94,390 milioni); la riduzione dei costi sociali dei gas serra (428 milioni); il miglioramento della qualità dell’aria (18,266 milioni); il contenimento dei danni sanitari causati dal rumore (12,840 milioni); il risparmio di carburante (127,309 milioni); il contenimento dei costi delle infrastrutture e dell'”artificializzazione” del territorio.

Queste stime sono state calcolate in base ad alcuni dati relativi al numero di ciclisti in Italia: usano sistematicamente la bici per andare a scuola o al lavoro 1’012’000 persone; il numero totale di ciclisti è invece pari a 1’729’696 persone. In altri termini, il 3,5% degli occupati compiono il percorso casa-lavoro in bici, percentuale che scende al 2,4% per quanto riguarda i bambini e gli studenti che si recano a scuola o all’università.

grafico Prodotto Interno BiciPiù interessante è la distribuzione a livello regionale del Prodotto Interno Bici pro-capite. Qui le differenze regionali sono purtroppo enormi. Al Nord regioni come l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto sono vicine ai 200 euro pro-capite di PIB all’anno. 5 regioni invece non arrivano neanche ai 20 euro: Liguria, Campania, Sardegna, Lazio, Sicilia e Calabria; cliccate sul grafico (fonte: repubblica.it) per ingrandirlo.

Commenti

  1. Avatar Andrea ha detto:

    E’ assurdo che i giovani (bambini e stuenti) utilizzino la bici meno degli adulti (lavoratori) nonostante i primi siano fisicamente più forti e con disponibilità economiche più limitate.

    In Italia è ancora troppo radicato il luogo comune del “non andare in bici che è pericoloso” e di questo pregiudizio ne risentono maggiormente i giovani che vengono inculcati dagli adulti (che però poi in bici ci vanno comunque).

  2. Avatar Stefano ha detto:

    Si parte ancora una volta dal “diritto dei ciclisti” al quale gli automobilisti contrappongono il proprio, invece che dalla necessità di cambiare le città. Un’approccio soggettivo che ci farà fare poca strada.

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