Il ct Cassani: “in città il mezzo più veloce è la bicicletta”

In Italia ci sono milioni di ciclisti sportivi: come fare a trasformarli in ciclisti urbani?

cassani e la bici in città

Non è certo una novità: la bici è il mezzo più veloce in città per gli spostamenti di lunghezza inferiore ai 5 km (che sono poi la maggioranza degli spostamenti urbani).

Lo sanno bene gli esperti di mobilità, ma soprattutto lo sanno bene tutti i ciclisti urbani che scelgono di spostarsi con la bici proprio per questo motivo, oltre che per questioni di salute o di ambiente.

E lo sa bene anche il ct Davide Cassani. Lo sapeva anche prima di pubblicare un post sulla sua pagina Facebook nel quale racconta una sua recente esperienza milanese: lo stesso percorso di 3,5 km coperto in metropolitana e in bicicletta. 35′ il tempo di percorrenza nel primo caso, 13′ nel secondo. E giù commenti e condivisioni da parte dei suoi followers.

La convenienza e praticità della bicicletta è un messaggio che è sempre bene ribadire. Anche perché i destinatari del messaggio cambiano a seconda del canale scelto. E la pagina Facebook di Davide Cassani è un canale particolarmente interessante.

Sì, perché si rivolge a una platea numerosa, che usa la bici regolarmente. Solo che la usa nel weekend, per allenarsi, per battere gli amici su Strava. Le generalizzazioni non ci piacciono, ma non crediamo di sbagliare se scriviamo che molti ciclisti sportivi non usano la bici per andare al lavoro, per i più svariati motivi.

Eppure sono un target particolarmente interessante: conoscono bene il mezzo, non hanno timore della (minima e salutare) fatica necessaria per pedalare in città, sanno come affrontare piccoli problemi meccanici. Sono pronti a diventare ciclisti urbani. Hanno bisogno, come tutti gli altri, di un clima più accogliente: percorsi protetti, rallentamento del traffico automobilistico, parcheggi. Ma hanno bisogno anche di incoraggiamento e di esempi da seguire. Come quello di Cassani e della sua pedalata a Milano.

È una sinergia che funziona anche nel segno opposto: più ciclisti urbani oggi può voler dire più ciclisti sportivi domani. Lo si è visto bene in Inghilterra. Il meccanismo è noto: le imprese di Chris Boardman alle Olimpiadi del ’92 hanno spinto molte persone a imitarlo prendendo la bici nella quotidianità. Da questo bacino di ciclisti sono nati i campioni di oggi, da Chris Froome a Bradley Wiggins. E in un circolo virtuoso, a Londra si pedala sempre di più, anche grazie all’impegno costante di Boardman nello spronare politici e amministratori.

Lo ha capito anche l’UCI (l’ente che gestisce il ciclismo sportivo), che in un recente documento strategico ha segnalato l’intenzione di promuovere il ciclismo urbano, per contrastare la crisi generazionale del ciclismo sportivo. Da qui iniziative come quella di Peter Sagan, il campione slovacco “ambasciatore della ciclabilità”.

Per cui grazie Davide per il tuo lavoro da ciclista, da commentatore televisivo (come dimenticare le telecronache sulle imprese di Pantani insieme ad Adriano De Zan? Chi scrive conserva gelosamente un libro fotografico sul Pirata autografato da Cassani) e da ct della nazionale. E anche da promotore della mobilità ciclistica in città: speriamo di vedere più post come quello di ieri sera sulla tua pagina Facebook, e su quelle dei tuoi fan. Sei pronto a diventare il Chris Boardman italiano? Sarebbe una nuova grande sfida. Forse la più importante di tutte.

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